venerdì 11 febbraio 2011

IL PRESIDENTE E LA CAREZZA

Sostengo da tempo che Napolitano sia un ectoplasma istituzionale,un nonnino da Mulino Bianco messo lì per indurci a credere che la Repubblica e la Costituzione siano ancora cose serie. Lancia alti moniti,invita ad abbassare i toni del confronto politico,sottolinea ed evidenzia criticità. E poi firma tutto. Magari col sapracciglio alzato,lo sguardo perplesso e l'atteggiamento di sdegnata rassegnazione,ma firma. In questi due anni di suburra politica, dove le molestie della maggioranza hanno trasformato il Parlamento in un circo mediatico,non mi ricordo occasione in cui il nostro Presidente abbia alzato la voce o preso posizione per difendere quelle istituzioni ( magistratura,in primis ) di cui dovrebbe essere, innanzi agli italiani, lo strenuo baluardo.Una balbuzie così irriguardosa per il ruolo ricoperto, da essere pubblicamente dileggiato, non  molto tempo fa, da quel Verdini, che oltre ad essere capogruppo del PDL è pure plurindagato per una pletora di reati, con uno stentoreo: "Comunque,di quel che dice Napolitano ce ne freghiamo". Un'affermazione questa che rispecchia il mare magnum di impunità nel quale naviga la maggioranza e che sgomenta solo chi non riesce a vedere con chiarezza l'attuale panorama politico, nel quale l'afasico Presidente della Repubblica è uno spaventapasseri colluso, col tramite del silenzio, ai corvi. Eppure, ciò nonostante, su Napolitano voglio fare oggi un passo indietro e dedicare all'uomo un plauso che non posso dedicare al politico. Non parlo quindi della mancata firma del DL truffa sul federalismo,un tale abominio giuridico che avrebbe trovato resistenza alla firma anche in Cossiga. No,la politica non c'entra. Oggi,parlo del Napolitano uomo,di quella carezza al volto di un padre distrutto per la perdita dei propri figli,arsi vivi nella desolante disperazione di un campo rom.Una carezza che non potrà mai compensare l'assenza dello Stato Italiano e delle Istituzioni innanzi a tragedie che ghiacciano il sangue per la loro ( purtroppo ) sconcertante e reiterata ineluttabilità,ma che richiama in causa un dimenticato sentimento antico che i latini chiamavano "pietas ". Una carezza che,nella sua fragile essenzialità, cancella in un fotogramma l'iprocrisia dei benpensanti, che si indignano moderatamente per morti che, in quanto rom, restano di serie B, e i rigurgiti razzisti dei tanti che sotto sotto pensano che quegli zingari se la siano andata a cercare.Un gesto,quello del Presidente,che risiede nella parte più intima del nostro essere uomini,in quel luogo in cui il dolore e la gioia svelano definitivamente l'eguaglianza della nostra fragilità di fronte all'esistenza. Lontano dal clamore mediatico che la morte in diretta impone,lontano dagli applausi allo spettacolo del dolore,lontano dalla retorica dei messaggi commemorativi di Facebook. Un uomo e una carezza ad un altro uomo,come un colpo di vento che spazza via le nuvole dell'indifferenza.

1 commento:

Offhegoes ha detto...

Applaudo anche io il gesto umano del nostro presidente. Un gesto sincero, intimo e non retorico, molto piu' significativo di mille parole.
Finito l'applauso pero', mi ritorna in mente il deludente uomo politico. Sinceramente, riponevo molte speranze in lui quando venne eletto. Pensai che data la sua storia politica avrebbe rappresentato uno "scudo" istituzionale, assolto egregiamente il suo compito di garante della costituzione, in un contesto politico traballante e pericoloso nell'"era B". "Meno male" pensai "almeno abbiamo una garanzia che B. ed i suoi seguaci non faranno i loro porci comodi". Nota bene, pensai "porci" in tempi non sospetti, "pre Ruby" per intenderci. Purtroppo invece, il firmatutto Giorgio ha contribuito al decadimento politico del nostro paese semplicemnte per aver lasciato fare. I moniti vanno bene, sicuramente. La parola e' importante. Ma i fatti contano di piu', e firmando sempre, non ha aiutato, non ci ha difeso...