martedì 1 marzo 2011

SPAGNA 23F (UNO: IL CONTESTO)

Settimana scorsa si e’ celebrato in Spagna il trentesimo anniversario del colpo di stato, avvenuto il 23 Febbraio 1981 per mano del tenente colonnello Antonio Tejero Molina e di alcuni militari della guardia civil. Come successe agli americani con Kennedy, cosi’ tutti gli spagnoli, che per eta’ possono conservarne memoria, sanno dire dove fossero e cosa stessero facendo quel lunedi di Febbraio, ricordato da tutti come il 23 F.

Il tenente colonnello irrompe nel Congresso dei Deputati alle ore 18.23, insieme a 16 ufficiali e a 170 sottoufficiali. Nel parlamento si stanno svolgendo le seconde votazioni per l’investitura di Leopoldo Calvo Sotelo come presidente del governo, a sostituzione di Adolfo Suarez che si era dimesso appena 25 giorni prima, dopo quasi 5 anni di mandato. Pistola alla mano, Tejero entra coi suoi nell’emiciclo, sale sulla tribuna degli oratori, ed urla la frase ormai rimasta nella memoria di tutti gli spagnoli: “quieto todo el mundo!” (“fermi tutti!”).

Ma come si e’ arrivati al golpe? Cosa era la Spagna in quel febbraio 1981 e come era cambiata durante gli anni precedenti al golpe? E’ necessario fare alcuni passi indietro.

Il generalisimo Francisco Franco, dopo tre anni di guerra civile da cui esce vittorioso nel 1938, guida il proprio paese con una ferrea dittatura militare fascista che dura quasi 40 anni. Negli anni precedenti alla sua morte, in vari discorsi pubblici, Franco rincuoro’ militari e cittadini che “tutto era ben legato e garantito, sotto la guardia fedele ed insuperabile del nostro esercito” ovvero che tutto era ben organizzato ed i militari istruiti, affinche’ il franchismo perdurasse anche dopo la sua morte (avvenuta il 20 Novembre del 1975). Ma pochi giorni prima di morire, nel proprio testamento, aggiunge un altro ordine per i militari: “di obbedire al Re con la stessa lealta’ con cui avevano abbedito a lui stesso”. Sembra essere solo un monito per seguire le istituzioni, rappresentate dalla Corona (“despues de Franco, las Istituciones”). Niente di nuovo insomma. Nessuno avrebbe mai immaginato, invece, che un simile ordine, anni piu’ tardi, avrebbe rappresentato una delle cause piu’ importanti dell’insuccesso di un colpo di stato.

Morto Franco, iniziano in Spagna anni di importantissime e difficilissime riforme politiche, guidate dalla Corona, durante i quali si opta per la democrazia (Referendum del 1976 e la Legge per la Riforma Politica del 1977), si da' al Paese una Costituzione (1978) ed un assetto di monarchia parlamentaria. I militari, i franchisti piu’ puri e duri in particolar modo, sono alquanto irritati, anche dalla sempre maggiore decentralizzazione a favore delle comunita’ autonome che ne consegue. Lo stato centrale che ai loro occhi si sgretola e’ un motivo di profonda preoccupazione. Piu’ delle libere elezioni. I generali iniziano a vacillare. E’ evidente che il Re non voglia continuare col franchismo, che avevano giurato di difendere, ma al tempo stesso sanno bene che hanno anche giurato di obbedire al Re con la stessa lealta’ con cui lo fecero con Franco. Avvertono la contraddizione: ci si allontanta dal franchismo che devono proteggere, ma allo stesso tempo devono seguire il Re. Sono irrequieti. Il generale d’armata Milans del Bosch stanziato a Valencia freme, i suoi tanque sono sempre pronti. Saranno proprio i suoi carriarmati a prendere le strade di Valencia durante le ore concitate del golpe. L’aria che si respira in Spagna in quegli anni dal 76 all’81 e’ dunque pesante. Ad aggravare il tutto c’e’ pure un’ economia che va male, un presidente del governo, Suarez, che ha ormai perso consensi sia interni che esterni, tra cui il consenso fondamentale dello stesso Juan Carlos che lo aveva scelto, nello stupore generale, per guidare la transizione democratica, e soprattutto l’aumento vertiginoso degli attentati di ETA: tra il 1976 e il 1981 si registrano 325 attentati, 40 sequestri, per un totale di 321 vittime (!!!), soprattutto tra polizia, militari e politici, ma anche semplici cittadini.

Come una ciliegina sulla torta indigesta ai militari, si aggiunge il “prezzo da pagare alla democrazia”, ovvero la legalizzazione del partito comunista spagnolo (9 Aprile 1977), alla cui guida torna lo storico segretario in esilio Santiago Carrillo, e la legalizzazione dei sindacati.
Dalla Russia torna anche Dolores Ibarruri (foto in basso a sinistra), la Pasionaria, protagonista repubblicana ed antifranchista durante la guerra civile. A Madrid si svolgera’ nel 1977 la conferenza Eurocomunista, cui parteciperanno Berlinguer e Marchias (foto in basso a destra con Carrillo tra i due, Berlinguer a sinistra e Marchias a destra), segretari del PC di Italia e Francia rispettivamente.





Si puo’ immaginare l’appetito dei militari di fronte ad una simile torta.

Per strada intanto si respira pessimismo (nel futuro politico/economico), paura (per ETA), mancanza di fiducia (nel governo e Suarez), insicurezza (in generale). Insomma si respira aria pesante, aria di colpo di stato, che in molti, non solo militari, ma anche politici e i cittadini, ormai iniziano a considerare come unico modo di uscire dall’impasse. Secondo inchieste dell’epoca, se nell’anno della Costituzione (1978) il 77% dei cittadini si dichiarava democratico incondizionalmente, gia’ nel 1980, dopo appena due anni, solo il 50% degli spagnoli considerava la democrazia come la miglior forma di governo.

Questo il contesto politico sociale con cui si arriva al febbraio del 1981. Non e’ facile riassumere in poche righe anni complessi di profondissimi cambiamenti. Sarebbe da approfondire il ruolo della coppia Suarez-Juan Carlos durante gli anni della transizione democratica e la stessa interessante figura di Suarez. Sarebbero anche da approfondire le importanti e non sempre trasparenti pressioni internazionali, Europa ed USA, cha aggiunsero complessita’ da 007 alla questione. Il ritorno dei comunisti spaventava e preoccupava anche i generali a stelle e strisce, non solo i franchisti. Ma il quadro in sintesi e’ chiaro: un paese europeo che sta passando, sotto guida monarchica, da una lunga dittatura militare (i cui maggiori esponenti e seguaci sono paraltro ancora vivi e vegeti, nei loro posti di comando, nonostante le limitazioni costituzionali, e invasi da una irrefrenabile “nostalgia di ieri”) ad una forma di governo democratica, monarchia parlamentaria, in un molto incerto e assai difficile contesto economico e sociale.

...continua...

Offhegoes 28/02/2011

2 commenti:

Ezzelino da Romano ha detto...

Offhegoes, pigrone, muoviti a scrivere il seguito.
Non puoi darci in pasto una cosa così avvicente e poi lasciarci lì a metà strada.
Mi hai catturato.
Io sono stato in Spagna per la prima volta nel 1983 e c'erano ancora sui muri le scritte "Tejero tarado" e "Tejero al paredon".
Dai dai dai, voglio leggere ancora.

Milano, 2 marzo 2011
Ezzelino da Romano

Offhegoes ha detto...

Ezzelino, prometto che part 2 arriva presto...e' che mi sono venuti tanti argomenti in mente che adesso sono alle prese con un labor limae quasi estenuante ;)))

spero di farcela oggi con la seconda parte :)