venerdì 12 agosto 2011

BRUCE SPRINGSTEEN – DARKNESS ON THE EDGE OF TOWN (DELUXE EDITION )

C’è qualcosa di profondo che lega i fans a questo disco, come la sensazione di sentirsi sempre a casa, circondati dagli affetti, dagli odori conosciuti, dal sapore delle cose buone che radichiamo nella memoria. Canzoni che si snocciolano a menadito come i grani di un rosario rock che declina il nostro credo musicale e che sentiamo sotto pelle, con la stessa naturalezza del sangue che scorre, per quel continuo alternarsi, come nell'anima, di poesia e prosa, di furore e malinconia, di promesse e tradimenti, di fuga e tetragono resistere. Parte " Badlands "( " voglio uscire stanotte per scoprire ciò che è mio ") e si ha la sensazione di entrare nel soggiorno di casa, riconoscere all’istante i luoghi in cui siamo cresciuti, il romito dei nostri affetti, i centimetri ben definiti delle nostre abitudini, dei nostri possessi. Una familiarità, a ben vedere, presente in tutti i dischi di Springsteen ( eppure mai come in " Darkness... " così sincera e diretta ), e nel contempo figlia di un rock tanto universale da generare una sorta di condivisione emotiva, a portata di orecchio e di cuore, di molteplici e differenti percorsi musicali. Proprio per questo "Darkness" è il disco più amato dai fans: perché parla delle radici, del desiderio di trovare l'esatta collocazione sulla terra, di individuare quel luogo, solo nostro, che sia avamposto di resistenza in mezzo alle terre selvagge che ci circondano. Un'intimità che accumuna, dunque, nonostante cammini diversi e diverse esperienze, mentre la voce del boss, aspra e roca, si racconta, ci racconta, narra il romanzo delle nostre vite, lontane migliaia di chilometri, eppure così simili nel momento della sconfitta. 
La genesi del disco si colloca in un periodo tormentato della carriera di Springsteen : da un lato, il successo planetario di " Born To Run ", con le inevitabili pressioni per un seguito che fosse all’altezza; dall’altro, la causa fra Bruce e il  produttore e amico, Mike Appell, che stava mettendo seriamente a rischio la libertà professionale dell’artista. Erano, inoltre, anni di grandi fermenti musicali che vedevano l’esplosione del punk e quindi un modo diverso di pensare e suonare la musica. Springsteen entra in sala di registrazione con circa sessanta abbozzi di canzone, un coacervo di idee da sviluppare , il sacro fuoco del rock nel cuore e un orecchio ben aperto ai nuovi gusti musicali. Tanto entusiasmo, ma anche tanta confusione, tanta incertezza. Il punto di arrivo, però, è da subito ben chiaro: fare un disco che non suoni come "Born To Run", ma che sia più adulto, essenziale, e possibilmente svincolato da quel " wall of sound " che fece la fortuna del predecessore. Soprattutto, l’ambizione di Bruce è quella di concepire un rock che, pur mantenendo la freschezza e l’onestà della gioventù, sappia parlare il verbo della maturità, affrontare temi difficili e universali, quali il lavoro, il dolore, le umiliazioni, i tradimenti, il vivere ai margini della città. Non più solo fuga, dunque: la generazione dei nati per correre, cromosomicamente sconfitta, si ferma a guardare e a riflettere. C’è sempre una Thunder Road che aspetta là fuori, come un killer sotto il sole, come ultima speranza di redenzione. Ma c’è anche un’improcrastinabile necessità di mettere un punto fermo, di parlare con schiettezza della propria esistenza e di onorare la propria terra, le proprie tradizioni, i propri affetti. Springsteen sa cosa vuole, ma non sa come arrivarci. Inizia così un lavoro febbrile, intenso, durissimo. Mesi a risuonare lo stesso brano, settimane passate a perfezionare il suono della batteria, scalette riformulate centinaia di volte, canzoni portate alla perfezione e poi scartate, per quell’eccesso di perfezionismo e di autocensura incomprensibile ai più, ma motore propulsivo della creatività del boss. Ne sono prova le 21 canzoni qui raccolte nei due cd ( venduti anche singolarmente ) intitolati " The Promise ", che avrebbero fatto la fortuna di qualunque artista, e che il boss, invece, lasciò a decantare, salvo qualche sporadico caso, nei propri immensi archivi. E’ il caso, ad esempio, di " Because the night ", donata a Patti Smith ( e da questa portata al successo ) che venne esclusa da "Darkness " perché, nonostante fosse chiaro l’immenso valore, anche commerciale, del brano, si trattava di una canzone d’amore e quindi fuori sincrono rispetto ai contenuti dell’album. Oppure è il caso, ancor più eclatante, di "The Promise ", canzone che i fans adorano e uno dei vertici compositivi del boss, non inserita nel disco perché nessuna delle registrazioni effettuate venne considerata all’altezza. Esclusioni pesanti, dunque, che la dicono lunga sull'onestà intellettuale di Springsteen, tanto manichea da subordinare il facile successo commerciale ( che a ogni modo arrivò ) all’ortodossia di un’arte che non ammette compromessi e guarda solo alla realtà. E’ per questo che "Darkness" suona così essenziale e omogeneo, tanto da apparire costruito su un suono quasi monocromatico ( eppure così marcatamente energico e vitale ), che lungi da essere un limite, diviene invece il vero punto di forza del disco. Prova ne è una scaletta, che non lascia scampo, in un alternarsi, che pare inevitabile, di sofferte ballate ( "Something In The Night ", " Factory ", " Racing In The Street " ) e di esplosioni rock come corse a perdifiato ( la citata " Badlands " e " Prove It All Night " ), nelle quali, nonostante il cesello della meticolosa produzione, prevale una sensazione di strumenti sbrigliati nel fuoco dell’improvvisazione. Mentre " Born To Run " diventa un disco eterno perché vive di epica e di furore, e soprattutto procede in modo convulso per accecanti esplosioni di immagini, " Darkness " trova la propria gloria in uno strano equilibrio dal sapore cinematografico: un montaggio minuzioso e mai invadente che si armonizza alla perfezione con lunghi piani sequenza; una fotografia in bianco e nero che descrive i demoni personali dei protagonisti  delle canzoni senza enfatizzare; una sceneggiatura scarna e dolente, a cui manca l’happy ending, ma che trasuda di consapevolezza e orgoglio. Uno Springsteen, dunque, artista a tutto tondo, capace di narrare l’America, la tradizione, il risveglio dal fallimento del sogno americano, con un verbo trasversale che coniuga letteratura, rock e cinema. Ma anche, e soprattutto, uno Springsteen che sveste i panni della rockstar di " Born to run ", per farsi voce e anima della gente comune, crooner della sconfitta, interlocutore dei propri fans e mai profeta di verità. E questo è anche il motivo per cui Springsteen lo si ama senza riserve : non c'è gap, non c'è differenza, nessuna distanza fra noi e lui. La verità è che siamo legati al Boss da una sorta di immedesimazione di ruoli che non ha eguali nello star system. Narra il fotografo, incaricato di fare gli scatti per la copertina di " Darkness ", che chiese a Springsteen di presentarsi sul set fotografico con tutto il suo guardaroba, in modo da poter avere diverse opzioni per scegliere l’abito più adatto alla bisogna. Bruce si presentò con un sacchetto del supermarket contenente qualche camicia e un paio di magliette. Aveva venduto milioni di dischi ed era rimasto il ragazzo del New Jersey degli esordi. E’  questa semplicità il motore trainante di un successo che dura da quarant’anni. Accorciare le distanze e donarsi agli altri come un amico, un fratello, uno di casa. Tutto ciò che "Darkness " rappresenta alla perfezione: un rock colloquiale e sincero, che parla di cose che conosci e che senti, raccontate da uno che ha il tuo stesso dna. Il cofanetto Deluxe, oltre a "Darkness " rimasterizzato, contiene anche i due cd di " The Promise ", e tre dvd davvero imperdibili : il Making Of del disco, la scaletta dell’album suonata live dalla E-Street band al Paramount Theatre di Asbury park nel 2009 e un concerto del tour di Darkness tenuto a Houston nel 1978. Un’opera imperdibile che farà la felicità tanto degli afficionados quanto di tutti quei neofiti che vogliono conoscere da vicino una delle figure musicali più carismatiche e influenti della storia.

Blackswan,martedì 08/02/2011

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