venerdì 12 agosto 2011

PAUL SIMON - HEARTS AND BONES

Nel 1981,Paul Simon e Art Garfunkel si riuniscono per uno storico concerto gratuito al Central Park di New York: 500.000 spettatori e l'eco planetario di uno dei live act più leggendari della storia.Talmente leggendario,che il duo pensa di ristabilire il connubio e di tornare a comporre insieme.Invece,nonostante i buoni propositi ed i primi abbozzi di canzoni,antiche ruggini tornano a rioffiorare e Garfunkel se ne va sbattendo la porta e portandosi via i suoi ( pochi ) contributi compositivi.Simon si rimette al lavoro e fa uscire,nel 1983,il suo quinto album solista,dal titolo "Hearts and Bones".Non è ancora la svolta africana di " Graceland ",ma nemmeno più il folk degli esordi.Simon è un ottimo compositore ed un interprete canoro senza eguali:dalla sua penna sgorgano melodia e intelligenza,il suo morbido eclettismo vocale si adatta bene tanto alla ballata quanto a canzoni che introducono sostanziali novità stilistiche rispetto al passato.Il disco presenta infatti un lotto di dieci brani assai eterogenei fra loro,alcuni dal sapore vagamente jazz,altri alla ricerca di una vena pop già ben collaudata,altri che affondano le radici nella tradizione americana, altri ancora che sviluppano per la prima volta contaminazioni con sonorità esotiche.Grazie anche ad un gruppo di comprimari di tutto rispetto ( Marcus Miller,Steve Gadd,Al di Meola,Jeff Porcaro ),il disco suona fresco,vitale, energico,conosce soluzioni compositive originali avvolte in un caleidoscopio di colori quanto mai brillante.L'iniziale " Allergies ",singolo del disco,è un pop sofisticato impreziosito da sonorità jazz e ritmi caraibici,e soprattutto da un assolo di chitarra elettrica di Di Meola che resta impresso per capacità tecnica e gusto estetico.La title track è un ballatone struggente,in cui la sottile trama della chitarra e le percussioni di Airto Moreira,accompagnano le melodicissime soluzioni canore di Simon,la cui voce regala un finale da brividi.Il tempo di fare quattro passi fra le nuvole e inanellare due perle di leggerezza con il pop di "When numbers get serious " e " Think too much  (b)" ,sorretta da un sinuoso ritmo africano e dall'intrigante synclavier di Tom Coppola ( "Think too much ( a )" riprende lo stesso tema in chiave funky ),ed ecco che parte l'ispiratissima " Train in the distance "  dedicata alla prima moglie di Paul.Dolcissima e commossa,la canzone gode del contributo alla batteria del compianto Jeff Porcaro ( Toto ) e di un funambolico Peter Gordon al corno francese."Rene e Georgette Magritte with their dog after the war " è forse il pezzo più marcatamente pop dell'album e sbriglia la vena compositiva di Simon,capace ancora una volta di vette di lirismo angelico come ai tempi di "Bridge over trouble water ".Un prezioso arrangiamento d'archi e sonorità vagamente anni '50 conducono per mano l’ascoltatore in un paesaggio sonoro che ricorda il meglio della produzione della premiata ditta Simon & Garfunkel e la cui tensione emotiva è di quelle che stringono il groppo in gola.La scherzosa " Cars are cars ",anticipa il finale orchestrale di " The Late Great Johnny Ace ",ballatone dedicato a John Lennon e pregno di una dolentissima nostalgia per i bei tempi che furono,nel quale ha gran risalto l’accompagnamento d’archi arrangiati da un ispiratissimo Philip Glass.Di lì a qualche anno,Simon raggiungerà il vertice della sua discografia con il leggendario " Graceland ".Eppure " Hearts and Bones ",pur non arrivando a quelle sublimi vette di originalità,resta uno dei dischi più affascinanti e ispirati del cantautore americano,svelandone,se mai ce ne fosse stato bisogno,un ecclettismo compositivo capace di superare mode e tendenze per declinare una musica fuori dal tempo. 

Blackswan, sabato 09/07/2011

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