domenica 28 agosto 2011

RED HOUSE PAINTERS - DOWN COLORFUL HILL


Se la malinconia avesse una sua bibbia,un pampleth esplicativo,un manifesto poetico,questo sarebbe senz'altro " Down Colorful Hill",opera prima del gruppo capitanato da Mark Kozelek.Basta uno sguardo alla copertina per comprendere cosa contengano queste sei tracce meravigliosamente depresse:il colore seppia della foto e un letto con una coperta ricamata di pizzo che richiama un passato antico,lugubre,dai connotati quasi funerei.Eppure Down Colorful Hill si muove attraverso canoni espressivi lontanissimi dal gothic rock.Chiamatelo un po’ come volete:sadcore,shoegaze o dream pop.Elogio ed elegia della lentezza,il capolavoro dei Red House Painters sfugge ad etichette predefinite,tracciando semmai un percorso musicale che cerca nella delicatezza e in un’arresa disillusione la chiave per far riaffiorare ataviche nostalgie sigillate nei romiti più inaccessibili dell’anima. 
L'inizio di " 24 " è di una mestizia che non ha pari al mondo:ci prende per mano e ci porta in un luogo del pianeta dove il sole è sparito per sempre e le gocce di pioggia che cadono dal cielo sono lacrime.Non c’è disperazione,però,ma solo il ricordo di un dolore lontano,che stringe ancora il cuore.
La marcetta straniante della title track è una lirica fuori dal tempo,che si sviluppa leggera,su liquide note di chitarra e su un drumming distante,freddo,quasi marziale.Gli arrangiamenti sono scarni,ridotti all’osso,eppure si viene rapiti da questo minimalismo austero che ricorda il gioco delle tre carte:l’ apparente semplicità della trama cela in realtà un caleidoscopio di emozioni  inaccessibile al primo ascolto.
"Japanese to English " col suo tempo leggermente sincopato e la voce calda di Kozelek gioca con la catarsi dell’anima,la musica ci separa dal corpo, e lo spirito,in un languido sospiro,vola verso Dio,come nell'attimo preciso in cui cesseremo di esistere.
Ma sono i 9 minuti e 54 secondi di "Medicine Bottle" a scrivere la storia e a regalare “Down Colorful Hill “ alla futura memoria dei posteri.Musica e malinconia si fondono nell’intreccio pulito, eppure così misteriosamente evocativo, degli strumenti.Un drumming minimale e secco,un basso dal sapore presbiteriano e i ceselli della chitarra classica costruiscono la seducente architettura entro la quale si sviluppa il cantato ipnotico di Kozelek, angelo custode che lenisce le nostre ferite con una bottiglia di medicinale.Tutto è perfetto,tutto è di natura divina.Dieci minuti che non smetteresti di ascoltare mai,quasi “Medicine Bottle “ fosse la colonna sonora,codificata geneticamente,della nostra esistenza in terra.
Diffidate però di un approcio veloce e lasciatevi catturare dal mondo musicale dei Red House Painters: “ Down Colorful Hill “ è un disco che va apprezzato lentamente,che vive più nelle pieghe che nella facciata,che impone una totale dedizione,che simula un viaggio dell’anima fuori dal corpo verso terre sonore inesplorate.Ci lascerete il cuore,è sicuro.

Blackswan,domenica 28/08/2011

4 commenti:

Overthewall91 ha detto...

Pietra miliare.

Blackswan ha detto...

@Overthewall91 : decisamente un gran disco.Mark Kozelek ha fatto cose pregevolissime,sia con i RHP che da solo.Struggimenti in produzione seriale...

face ha detto...

una delle band piu' depressive della storia!grandi...bel blog

Blackswan ha detto...

ti ringrazio per la visita e l'apprezzamento che ricambio.E ti piazzo nel blog roll :)
Ciao