mercoledì 30 novembre 2011

LA DOMENICA, TONINO CARINO E IL CALCIO CHE NON C'E' ( PIU' )


"Sali che fra un pò inizia !", gridava dal balcone mia mamma. Io, tutto trafelato, sudato, sporco e impataccato come uno spazzacamino, pallone Tele, rigorosamente nerazzurro, ben saldo sotto l'ascella, facevo d'un fiato i cinque piani di scale che mi separavano dal mio appartamento.Come al solito, ero in giardino a giocare, anche se, a ben vedere, giocare è un eufemismo. A quell'età, avevo circa dieci, undici anni, il gioco per me, e per tutti i ragazzini della mia cricca, consisteva esclusivamente in epiche sfide a pallone che, nel fine settimana, prendevano inizio alle 10.00 del mattino, venivano interrotte da una rapidissima pausa pranzo, per concludersi solo a tardo pomeriggio, quando la luce del sole era così flebile che non riuscivi a vederti nemmeno le scarpette ( Tepa Sport, of course ).Due maglioni per parte a fare i pali della porta, bim bum bam, arimo, io sono Bonimba e io Facchetti ( ciao Cipe, ti voglio bene! )  E poi la domenica, beh, la domenica era veramente speciale.C'era il campionato, giocava la mia Inter, in giardino si stava comunque, ma ogni tanto le partite epiche venivano interrotte per incollare l'orecchio alla radio e ascoltare gli aggiornamenti dai campi.Livio Forma, Sandro Ciotti, Enrico Ameri.Una cantilena indimenticata, come Zoff, Gentile, Cabrini...  Poi, verso le 17.00, quando la mamma chiamava, su di corsa a vedere " Novantesimo minuto". Nel mio splendido Tv in bianco e nero, che aveva due manopoloni enormi ( o almeno a me sembravano tali ), passava la sigla d'inizio ( Tanattattatanattattattta ta - ta! ta! ), e mentre il cuore batteva forte, all'improvviso compariva il bel sorriso aperto di Paolo Valenti. Ve lo ricordate ? Io amavo quell'uomo, mi ha insegnato più cose lui di calcio che tutti gli allenatori della mia vita ( non tecnica o tattica, certo, ma signorilità e umiltà ).Valenti fa parte del mio dna sportivo, così come ne fa parte quel calcio d'altri tempi, quando non c'era lo spezzatino televisivo, nè Sky, nè Mediaset, nè gli highlights o i plin! della fottutissima pubblicità a farti venire il coccolone nel bel mezzo di un contropiede.Guardare "Novantesimo minuto " non era solo seguire il calcio ( e "90°" era quasi tutto il calcio che potevi seguire in TV ), era semmai vivere una tradizione, un rito, come Carosello o il telefilm su Rai 1 delle 19.20. A quei tempi, grazie a "90°", nel mio immaginario di bambino ( un immaginario che ho trasportato quasi tutto in età adulta ) vivevano come figure mitologiche alcuni personaggi così stralunati, che ora mi sembra impossibile credere che con quelle facce lì potessero raccontarti ( e come la raccontavano ) un'intera partita di calcio. Personaggi che, non so come, mi sembravano anche antropologicamente in simbiosi con la città da cui si collegavano.Tonino Carino da Ascoli ( ogni volta che lo vedevo mi veniva voglia di abbracciarlo e di consolarlo ), Luigi Necco da Napoli ( con quel look dimesso che sembrava avesse appena interrotto una spaghettata alle cozze con gli amici ), Gianni Vasino da Milano (  che aveva il piglio di un impiegato del catasto in abbiocco post prandium ), Marcello Giannini da Firenze ( un incrocio fra una panzanella e Nosferatu ) o Carlo Nesti da Torino ( spento come un giorno di nebbia e stucchevole come un gianduiotto ).Questi personaggi della mia infanzia, ovviamente non ci sono più. Alcuni, addirittura, se ne sono andati per sempre, portandosi in cielo quella prosa un pò epica e un pò retrò con cui sapevano raccontare il calcio. Ma " 90° minuto " , pur con altri volti, aveva resistito al logorio del tempo e alle mode, era ancora il rito collettivo della domenica pomeriggio che univa l'Italia e le generazioni.Una trasmissione di costume, prima che di sport. Ora la Rai, fagocitata dalle malversazioni berlusconiane, ha deciso di sopprimerlo.Non ci sono più soldi, nessuno vuole più dare pubblicità ad una rete che per compiacere il nano ha azzerato i suoi programmi più seguiti, gli italiani, un pò scrocconi e un pò inviperiti per la censura, non pagano il canone. Ma se delle sorti di un servizio pubblico, diventato house organ arcoriano, non mi importa proprio nulla, aver saputo che Novantesimo Minuto non ci sarà più, mi ha stretto la gola in un groppo di magone.Perchè, nonostante i tempi siano cambiati e lo sport si sia trasformato solo in una questione di quattrini e diritti televisivi, quel programma mi riportava indietro nel tempo di trent'anni. Quando il calcio si giocava di domenica ed era ancora stupore negli occhi di un bambino.

Blackswan, mercoledì 30/11/2011

martedì 29 novembre 2011

SEMPRE MEGLIO !!!!

Il mondo della musica non cessa di stupire.
Per carità, sarà anche pieno di gentaglia, di cui fortunatamente poco ci tange, ma da un po' di tempo escono chicche notevoli.
L'ultima riguarda Elvis Costello, di cui la sua casa discografica mette in vendita per Natale una raccolta complessiva, 10 cd, a 212 sterline (circa 250 Euro).
Lui, intervistato, dice che sì, la raccolta è molto bella ma ne sconsiglia l'acquisto.
Richiesto di spiegazioni, precisa che dati i tempi il prezzo sembra essere il frutto di uno scherzo o di un errore di stampa.
Dopodichè aggiunge che se proprio uno vuole fare un regalo alla persona amata, meglio farebbe a comprare una analoga raccolta di Louis Armstrong, sempre 10 cd ma a 150 dollari, e chiude dicendo che si tratta di musica "francamente di gran lunga superiore".
Paul Simonon attivista di Greenpeace in incognito, Bruce Dickinson che rileva la compagnia aerea per la quale fa il pilota, per evitare di mandare la gente a casa, e ora addirittura la contropubblicità!
Non sono cose da poco, soprattutto in un'epoca in cui anche i musicisti non hanno più gli introiti di un tempo, da quando la musica si può scaricare gratis (cioè, non si può ma viene scaricata lo stesso).
Siamo dalle parti del calciatore che rinuncia al gol perchè vede l'avversario a terra, o del tizio che riga la macchina ad un altro uscendo dal parcheggio e gli lascia il bigliettino sotto il tergi.
Siamo cioè in un mondo un po' fiabesco, per certi versi, ma che evidentemente esiste e che nel nostro piccolo tutti noi potremmo replicare giorno per giorno.
Ora, io non so quantificare la perdita di Costello per l'eventuale naufragio della raccolta in questione.
Magari ha svolto un complicato calcolo arrivando a stabilire che comunque se ne sarebbero vendute poche e che a quel punto il beau geste poteva pagare di più.
Magari questo calcolo lo ha fatto assieme alla sua casa discografica sulla base di qualche sondaggio.
Ma mi piace pensare che sia invece un gesto spontaneo, da cui trarre un'indicazione utile anche per ciascuno di noi.

lunedì 28 novembre 2011

RADIOHEAD - OK COMPUTER



"Ok Computer" è un'opera epocale, lo spartiacque calibrato fra due ere musicali, crocevia in cui, passato e presente, tecnologia e tradizionetrovano un loro esatto punto di fusione alla luce di un romanticismo minimale e futurista. In queste dodici tracce, il grande rock degli anni '60 e '70 ( "The Dark Side Of The Moon " e " Sgt. Pepper " ) e nuove idee di acustica e di sperimentazione elettronica, convivono in una dimensione sonora quasi cibernetica e aliena, in cui una psichedelia robotizzata si svela nei solchi profondi tracciati da un suono di chitarra tanto lirico da sfiorare il misticismo. Attraverso queste coordinate, Thom Yorke rende universale il proprio tormento interiore, la propria inettitudine " creep", la dolorosa estraneità al mondo del suo animo fragile e malato. La malinconia non è più casualità espressiva, afflato estemporaneo o propensione artistica; la malinconia diventa, per la prima volta e in modo definitivo, progetto, genere, archetipo del rock che sarà.L'impossibile convivenza con la macchina, l'omologazione dei pensieri e dei sentimenti, il futuro incombente e minaccioso, il mondo che genera androidi e subumani, vengono sviscerati in tutta la loro sconfortante vacuità. L'uomo è solo e indifeso, parte del tutto, certo, ma anche elemento estraneo, ingranaggio arrugginito ( dalle emozioni ) nella catena di montaggio dell' occidente capitalista e ipertecnologico. "OK Computer" è la calzante descrizione sonora di una società computerizzata al servizio della produzione e del profitto, nella quale la fragilità e la diversità vengono messe all'indice e perseguitate dalla "karma police". La macchina contro l'uomo, il computer ( dire OK significa accettarne l'esistenza ma non per questo accettarne la logica ) contro le incontrollabili emozioni umane: i Radiohead danno forma a questa dilacerante dicotomia accostando tecnologia, campionamenti e loop alla imperfetta bellezza di una voce arresa, a derive chitarristiche di struggente dolcezza, ad aperture melodiche che sembrano possedere l'imprimatur divino.Canzoni che guardano al passato ( Pink Floyd, Beatles, Miles Davis, Nick Drake, Can ), dipingono i chiaro- scuri di una realtà-paesaggio algida e opprimente, tracciano il percorso musicale del futuro, ma sono anche atemporali nella loro complessa semplicità. Saranno la fuga, la follia, un pensiero bizzarro, un gesto di carità o un' intuizione artisticatenerci a galla.O più probabilmente, come accade dalla notte dei tempi, sarà l'amore, il nostro sentimento più imperfetto e totalizzante, a salvare l'umanitàL' iniziale "Airbagè un fulmine a ciel sereno: ecco la nuova musica, ecco ciò che non c'è mai stato prima. Una ritmica costruita su tre secondi di batteria looppati, una chitarra apocalittica che sembra provenire dall' iperspazio e Thom Yorke che con voce dolente canta la nostra caducità, il nostro essere totalmente in balia delle macchine ( " Sono stupito di essere sopravvissuto.Un airbag mi ha salvato la vita " ). "Paranoid Android ", il primo singolo tratto dall'album, è una canzone "ad incastro", come lo erano "Day IThe Life " o " I'm The Warlus " dei Beatles: tre movimenti diversi, tre frammenti musicali perfettamente incastonati gli uni negli altri. Un primo movimento lento, dall'incedere profondamente malinconico, giocato sull'intreccio di due chitarre che accompagnano il febbrile lamento di Yorke; un secondo movimento violentemente noise, in cui il cantato si fa convulso, le chitarre si distorcono; ed un terzo frammento, solenne, ieratico, di un lirismo quasi gospel, in cui Yorke invoca la pioggia ( " rain down, rain down on me " ) come se chiedesse una nuova innocenza, un'acqua sacra e divina che lavi per sempre i mali del mondo. " Subterranean Homesick Alien " rappresenta l'immaginifico di un viaggio in astronave attraverso le galassie. Le lisergiche volute chitarristiche ci conducono in fuga fra le stelle, tra mondi sconosciuti, negli angoli più remoti del cielo, come se la canzone fosse suonata dai Pink Floyd in jam session con un gruppo di venusiani. " Exit Music ( For A Film )ci riconduce invece sulla terra, cita la grande letteratura, parla d'amore: la storia di Romeo e Giulietta ( il pezzo fa parte della colonna sonora del film di Baz Luhrmann ) è un commovente madrigale per voce e tastiere. Il dialogo fra i due amanti si svela lentamente,in un abbraccio di note, fragili, nel delicato caliginare dell' incipit, in cui Yorke quasi sussurra: " Svegliati dal tuo sonno, asciugati le lacrime, oggi noi fuggiamo, noi fuggiamo ", e poi, solenni, quando avvampa un crescendo d'archi, quando si comprende che l'amore vince su tutto, rende immortali, che la macchina può essere sconfitta dal gesto piccolo e onnipotente del bacio.Tra tante bellissime canzoni ( " Let Down ", "Climbing up the Walls " " Lucky " ), due possono essere annoverate tra le più toccanti composizioni rock degli ultimi vent'anni : " Karma Police " e " No surprises ".La prima , interamente acustica, si sviluppa sull'alchimia perfetta di piano e chitarra in un ricamo melodico destinato a cambiare definitivamente il nostro concetto di bellezza.Yorke invoca la Polizia dell'anima, per far piazza pulita di tutti coloro che hanno pensieri non omologati, non allineati.E' un attacco ironico e frontale alla nostra cultura appiattita sugli stereotipi, alla nostra società in cui il diverso è visto come male da sconfiggere o bruttura da emarginare.Come in " 1984 " di Orwell, colui che ha peccato, la voce fuori dal coro, è inchiodato al proprio reato. Nello struggente finale, Yorke, cerca una giustificazione, chiede perdono per aver deviato dalle convenzioni : " Per un minuto,solo per un minuto ho perso me stesso..". "No Surprises " è invece un carrilion al vetriolo, una ninna nanna tanto feroce nella sua denuncia del conformismo, quanto lirica nelle armonie." No alarm and no surprises, silent, silent " : uomini comuni persi nella ripetitività di una giornata lavorativa, rinchiusi in villette a schiera con bei giardini, vite per sempre compromesse dal giogo della banalità e del denaro, dall'essere politically correct a tutti i costi. Buoni cittadini che non creano disturbo, nè allarmi, nè sorprese, fate silenzio. Il disco si chiude con " The Tourist ", un brano paradigmatico del percorso sonoro che si sta concludendo. Il clima si fa finalmente più rilassato, Yorke ripete in continuazione " Hey man, slow down, slow down...".Uomo rallenta. Rallenta per ritrovare ciò che la frenesia della vita ti ha tolto, rallenta per riappropriarti dei tuoi spazi, dei tuoi sentimenti, rallenta per godere appieno delle vibranti emozioni appena vissute, del dono meraviglioso che ti ha fatto la musica. Un musica capace di fondere il romanticismo e la letteratura ad una avanguardistica perfezione architettonica, di creare un caleidoscopio di suggestioni che plasmano radicalmente la nostra prospettiva musicale, modificando per sempre le coordinate con cui decifravamo il significato di una canzone. E' stato come salire su un'astronave e viaggiare verso i confini dell'universo, alla ricerca di nuovi mondi, di nuove note, di nuovi noi stessi.Gli occhi, però, sempre rivolti all'amata terra, in uno sguardo malinconico, a cui la diversa prospettiva, consente di comprendere finalmente la magia della vita. Ora sei tornato, uomo. Il passato torna presente, nell'attesa di un altro viaggio. Rallenta e ricomincia a vivere.



Blackswan, lunedì 28/11/2011

domenica 27 novembre 2011

A SANGUE FREDDO - IL TEATRO DEGLI ORRORI ( IN MEMORIA DI KEN SARO WIWA )

Da anni nella zona del delta del Niger si consuma una delle più gravi catastrofi ambientali di sempre. Le multinazionali del petrolio, Shell in testa, a causa di continui sversamenti di sostanze oleose e dello  smaltimento abusivo di materiali tossici hanno prodotto un danno irreversibile all’ecosistema del fiume e hanno annientato l’economia di sussistenza di un’intera popolazione, gli Ogoni. Una storia di cui si sa ben poco e quello che sappiamo lo dobbiamo a Ken Saro Wiwa, scrittore, giornalista e poeta. Fin dagli inizi degli anni ’80, Wiwa scrive, denuncia, si fa portavoce delle rivendicazioni di una popolazione violentata nelle proprie tradizioni e costretta alla fame dalla brama di profitto degli occidentali. Ken Saro viene continuamente arrestato, torturato, chiuso in cella per mesi senza un processo, ma non smette di dar voce al dissenso.Nel 1990 fonda il MOSOP (Movement for the Survival of the Ogoni People )  e organizza un’imponente manifestazione di 300.000 persone, con la quale riesce finalmente a portare la questione Niger all’attenzione dell’opinione pubblica. Nel 1994, Wiwa viene arrestato con l’accusa di essere il mandante dell’uccisione di alcuni oppositori al Mosop. Al termine di un processo farsa, lo scrittore viene condannato a morte e il 10 novembre del 1995 viene impiccato insieme ad altri 8 attivisti. Nel 1996, Jenny Green, avvocato del Center of Constitutional Rights di New York intentò una causa alla Shell, per dimostrare il coinvolgimento della multinazionale nell’assassinio del poeta nigeriano ( l’accusa era entrata in possesso di documenti altamente confidenziali da cui si evinceva che il colosso petrolifero fosse il mandante dell’omicidio ).La causa, iniziata solo nel 2009, si concluse con l’immediato patteggiamento della Shell, che fu condannata a pagare alla popolazione degli Ogoni a titolo di risarcimento la somma ragguardevole di 15 milioni di dollari
Tra le tante poesie dello scrittore africano ( autore, tra l'altro, anche del celebre romanzo “ SouzaBoy, il bambino soldato “ ), ce n’è una che tengo sulla mia scrivania, come fosse la foto di una persona cara. Si intitola “ La vera prigione “ ( potete leggerla integralmente a questo link : http://www.artcurel.it/ARTCUREL/ARTE/LETTERATURA/KenSaroWiwa.htm ). La leggo tutte le volte che la vita mi pone davanti a dei compromessi; la leggo quando ho paura di abbassare il capo d’innanzi ad un potente, piccolo o grande che sia; la leggo quando temo di non essere in grado di condannare in modo fermo un sopruso o quando penso di anteporre il mio interesse personale a ciò che è giusto; la leggo quando, per quieto vivere, mi domando se non sia meglio annacquare un po’ la mia radicalità.La leggo ogni volta che ho un dubbio.E ogni volta, le parole di Wiwa mi indicano la strada:

“…( E’) la rovina morale,
l’inettitudine mentale,
che concede alla dittatura una falsa legittimazione.
La codardia vestita da obbedienza
in agguato nelle nostre anime denigrate.
E’ la paura che inzuppa i calzoni
Che non osiamo lavare.
E’ questo
caro amico, che trasforma il nostro mondo
Libero
In una squallida prigione “

Ispirato dai versi di questa poesia, Il Teatro Degli Orrori, gruppo italiano di noise-rock, ha dedicato al ricordo di Ken Saro Wiwa " A Sangue Freddo " rabbiosa e dolorosissima canzone di denuncia.



Per coloro che, nonostante tutto, tengono la schiena dritta.

JOHN BUTLER TRIO - LIVE AT RED ROCKS ( 2 CD + DVD )


John Butler è un bel tipino davvero. Ha una faccia da schiaffi che ricorda Luca Nervi di Camera Caffè, un look da malavitoso di periferia, una bella voce soul che strapazza il cuore delle ragazze e soprattutto è dotato di un'ottima tecnica chitarrista. Suona tutto, ma proprio tutto, con le dita ( Slide, Lap-Steel, banjo, acustica, elettrica ), utilizzando gli artigli che si ritrova al posto delle unghie della mano destra. Si mangia il palco, buca lo schermo e scrive canzoni più che discrete. Si fa accompagnare, sia dal vivo che in studio, da due musicisti che farebbero la fortuna anche di rockstar più blasonate : dietro le pelli, non è uno scherzo, si siede tal Nicky Bomba ( un nome, una garanzia ), mentre il basso lo martella un fenomeno vero, Byron Luiters.E' un vero peccato, quindi, che questo affiatatissimo combo australiano ( osannato in patria e negli States ) da noi non se lo fili quasi nessuno. Perchè Live At Red Rocks è il miglior disco da vivo che abbia sentito quest'anno e probabilmente uno dei migliori dell'ultimo lustro.Con poco meno di 20 euro, oltretutto, vi portate a casa un dvd di circa due ore di durata e due cd per complessive tre ore di musica E che musica, amici miei ! C'è ne per tutti i gusti. Blues ( " Treat Yo Mama " ) e soprattutto funky bianco ( "Used to Get High" ), ma anche molto rock, agile e radiofonico ( " Betterman " " Better Than " ), improvvise tirate hillblilly ( " Hoe Down " ), ballatoni folk ( " Johnny's Gone " ), qualche suggestione post core ( " I'd Do Anything " ) genialate funky hip hop ( "Don't Wanna See Your face" è la canzone che da tempo manca ai Red Hot Chili Pepper ), escursioni nel combat rock alla Big Country ( " Revolution " ) e assoli incendiari di hendrixiana memoria ( " Take Me " ).E siccome i ragazzi non vogliono farci mancare proprio nulla, con gusto retrò anni '70, piazzano nel secondo disco la lunghissima " Good Excuse ", diciasette minuti in cui basso e batteria si regalano notevolissimi assoli.Un coacervo di generi che invece di confondere, diverte e  tiene con il fiato sospeso fino all'ultima canzone." Live At Red Rocks " è quasi una maratona musicale ( cinque ore complessive sono tante davvero) che tuttavia non produce sfinimento nè assuefazione. Anzi, quando si chiudono le danze, il primo istinto è quello di ricominciare subito. Altro giro, altra corsa. Questi tre ragazzi meritano.

VOTO : 7,5 


Blackswan, domenica 27/11/2011

sabato 26 novembre 2011

UOMINI CHE ODIANO LE DONNE

Ricevo dalla nostra free-lance, Cleopatra, e integralmente pubblico.
Ieri,25 novembre, si è celebrata la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne indetta dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel febbraio del '99. La ricorrenza è stata fortemente sostenuta per sensibilizzare i governi e gli organismi internazionali su un fenomeno in costante crescita nel mondo. Una recente statistica ha evidenziato un preoccupante aumento di casi di femminicidio : nel mese di settembre, si è registrata una progressione del 6% rispetto all'anno precedente. Emerge un ritratto allarmante .Maggiormente a rischio di violenza sono le donne culturalmente più istruite perchè più coscienti dei propri diritti e della propria autodeterminazione. Contrariamente a quanto si possa pensare, gli abusi fisici e psicologici non si annidano solo in un contesto di degrado sociale o di povertà.La causa più ricorrente è la fine di un relazione.L'incapacità di accettare la perdita di controllo e di potere sulla donna scatena, talvolta, un effetto dirompente. Sorprendentemente, gli autori di tali ignominie sono, spesso, uomini di buona famiglia con un pregevole livello di istruzione.Si tratta di individui che, anzichè analizzare le cause del fallimento del rapporto, proiettano la responsabilità sull'altro diventandone il carnefice. Ho letto di recente che quasi il 90% delle donne maltrattate non ha il coraggio di denunciare il proprio persecutore.Però,non sempre la violenza sfocia necessariamente in episodi di cronaca nera.Tutt'altro.Ci sono molti altri casi di "tragedie" che si consumano nel silenzio,fra le mura delle pareti domestiche.E, a volte, nell'indifferenza generale.Statistiche a parte, la scelta di dedicare una giornata alla violenza contro le donne proprio il 25 novembre non è casuale. In questa data, nel 1960,tre donne (Minerva,Maria Teresa e Patria Mirabal) hanno sacrificato la propria vita in nome della libertà politica del loro paese, opponendosi strenuamente ad una delle tirannie più spietate dell'America Latina, quella del  dittatore Rafael Leonidas Trujillo, insediatosi nella Repubblica Dominicana già dal 1930, grazie ad elezioni politiche truccate. Il martirio inflitto alle tre sorelle da parte del regime le ha consacrate quali eroine di emancipazione femminile e di autodeterminazione diventando un simbolo di riscatto sociale.Concludo con questa riflessione : se la violenza contro le donne è universale non per questo è anche inevitabile.Come ogni forma di schiavitù e di sopraffazione può essere sradicata. Non avere paura di parlarne è il primo passo. Il più importante.




Cleopatra.

venerdì 25 novembre 2011

SEA SONG - ROBERT WYATT


Quando la sera del 1° giugno del 1973 precita dal terzo piano dell'appartamento di Gilli Smyth (cantante dei Gong e poetessa ) Robert Wyatt è al top della sua carriera artistica.Celebrato e ammirato come batterista e cantante dei Soft Machine ( band che, tre anni prima, con "Third " aveva rivoluzionato le coordinate musicali dell'epoca, inventando uno strabiliante mix di rock, jazz, avant-garde e dadaismo ), Robert ha da poco fondato i Matching Mole ( gioco di parole da machine molle, traduzione francese di Soft Machine ) con cui ha pubblicato due dischi di fusion sperimentale molto apprezzati.Quella sera, Wyatt viene invitato alla festa di compleanno dell'amica di sempre, Gilli. Chiacchiera, si diverte, ascolta musica.E beve in continuazione. Fa anche caldo, troppo, e l'alcool in circolo non aiuta. Non si sente bene, ha bisogno di prendere una boccata d'aria ed esce sul balcone.E' così sbronzo che non si regge in piedi, barcolla, perde l'equilibrio, cerca di afferrarsi alla ringhiera, ma finisce per ribaltarsi nel vuoto.Cade per tre piani, da un'altezza di quasi dieci metri.Viene portato d'urgenza in ospedale, ma nonostante gli sforzi profusi, i medici non riescono a salvargli la spina dorsale.Quando Robert si sveglia, scopre di essere paralizzato dalla vita in giù. Se è vivo è solo per un miracolo: era tanto ubriaco che non si è accorto di cadere nel vuoto.Se fosse stato lucido, si sarebbe irrigidito e l'impatto col suolo sarebbe stato fatale. Per Wyatt inizia un calvario che dura mesi: il dolore, la depressione, la fisioterapia massacrante, la percezione devastante di una vita interamente da reinventare.Eppure non si da per vinto, non molla. Mentre gli amici si danno da fare per raccogliere fondi a suo favore ( i Pink Floyd e i Soft Machine organizzano un concerto e gli devolveranno l'incasso ), Robert si aggrappa disperatamente alla musica e ricomincia a scrivere canzoni. Deve reinventare anche le sue competenze artistiche ( dal momento che non potrà più suonare la batteria ) e creare un modo nuovo, anche fisico, di proporre la sua idea di rock.Tre mesi dopo l'uscita dall'ospedale, lo stesso giorno del suo matrimonio, pubblica "Rock Bottom", un disco tanto emozionante, visionario e anticonvenzionale da non poter essere etichettato sotto alcun genere. Lo produce l'amico Nick Mason, e tra gli altri vi suonano un superbo  Mike Oldfield e l'immenso Fred Frith. E' " Sea Song " ad aprire il disco. Non una semplice canzone, ma semmai un'elegia di coraggiosa tristezza, un'amarissima riflessione sulla caducità dei viventi. E' disperazione che si fa musica, un grumo di dolore che si scioglie, nota dopo nota, nella voce straziata di Wyatt e in sublimi partiture di pianoforte senza tempo e senza spazio. "Sea Song " si muove lentamente dal coagulo di struggimenti da cui nasce, si trasforma in  condanna, maledizione e calvario. E' abisso e inferno, poi resurrezione e paradiso. E' il lamento di un uomo fragile e sperduto innanzi a Dio e al suo destino.E' la storia del suo coraggio.E' musica, soprattutto. Musica che ci tieni aggrappati al futuro. 
You're madness fits in nicely with my own
Your lunacy fits neatly with my own, my very own
We're not alone


 Blackswan, venerdì 25/11/2011

ALICIA GIMENEZ-BARTLETT - RITI DI MORTE



Prima avventura della coppia Petra Delicado, ispettore della polizia di Barcellona, e del suo vice Fermin Garzón. Petra è emersa da poco da una crisi esistenziale ed è entrata in polizia dove, in quanto donna - sostiene lei -, è stata parcheggiata negli archivi fino a questo caso spinoso e scabroso: un violentatore seriale che lascia un tatuaggio sulle sue vittime. Garzón, invece, viene dalla Spagna più interna e pigra, Salamanca, e di lui, lento, grasso, leale, carico di esperienza e di pregiudizi, ma ricco di uno spirito sorprendentemente rapido nel superarli, Petra stenta a trovare la chiave interpretativa, la via d'accesso per superare le sue resistenze a dover ubbidire a una donna. 



Il titolo farebbe pensare alla solita mezza cagata americana o scandinava su un omicida seriale, con annesso il consueto pacchetto plastificato di colpi di scena a go-go e scene di scannamenti grandguignoleschi. Invece, la prima avventura della coppia Delicado - Garzon, è un romanzo a tutto tondo, nel quale la trama gialla ha un ruolo marginale, è solo lo spunto, l'abbrivio  per una narrazione che trova il suo punto di forza nell'introspezione psicologica e nelle dinamiche che legano fra loro i protagonisti. Addirittura si potrebbe, con una piccola forzatura, parlare di " Riti di Morte " come di un romanzo di formazione per quarantenni in crisi esistenziale. Al centro della narrazione, infatti, emerge contradditoria e cangiante, la figura di Petra Delicado, ispettrice di Polizia alle prese con il puzzle scombinato di una vita sentimentale e professionale da ricostruire: due ex mariti frustrati che tentano di tarparne i progetti di indipendenza, una nuova casa che dovrebbe essere la base di tante ripartenze e diviene invece un luogo di transito anaffettivo, un contesto lavorativo nel quale dominano stereotipati pregiudizi nei confronti delle donne, un delitto efferrato, la cui brutalità mina tutte le certezze esistenziali. Di pari passo alle indagini, Petra inizia quindi un tormentato percorso di rinnovamento che, attraverso uno sguardo cinico e disincantato sulla banalità del male, porterà la protagonista ad affrancarsi dal suo ingombrante passato. Nonostante i temi non propriamente " leggeri ", la lettura scorre piacevolissima, merito di una scrittura agile, ma mai sciatta, e di un lessico che sa essere al contempo ricco e colloquiale. Piace, soprattutto, la frizzante e, a volte caustica, ironia con cui la Gimenez Bartlett gestisce i dialoghi e il rapporto fra la Delicado e il suo vice Garzon, simpatico deuteragonista e imprescindibile contraltare emotivo ed etico dell'Ispettrice.Un rapporto, quello fra i due che, lontano anni luce da ogni banalità sentimentale, dice piuttosto cose importanti sulla costruzione di un'amicizia.
 
Blackswan, venerdì 25/11/2011


UN PILOTA HEAVY METAL !

Dopo il pirata punk Paul Simonon, imbarcatosi in incognito per una missione di Greenpeace sotto le mentite spoglie di un aiuto cuoco, oggi ne leggo un'altra bellissima.
Bruce "Air raid siren" Dickinson, cantante degli Iron Maiden, il Comandante Bruce di una dozzina almeno di concerti che ho visto, è pilota d'aereo.
Da anni scarrozza la band in giro per il mondo pilotando l'Ed Force One, il loro jet, e a tempo perso lavora come pilota e dirigente per la Astraeus Arlines, comagnia low cost islandese.
Non so dove trovi il suddetto tempo perso, dato che oltre alla musica è stato uno schermitore a livello nazionale ed è laureato in storia e letteratura, ma tant'è.
La Astraeus va male e porta i libri in Tribunale.
Bruce non gradisce e propone al giudice di rilevarla lui, per salvare i posti di lavoro esistenti e crearne altri mediante un suo per ora non precisato progetto commerciale.
E non ho alcun dubbio che ci riuscirà, perchè quest'uomo è una sorta di centrale termonucleare che irradia energia in ogni direzione.
Unendo questa gustosa notiziola a quella di Simonon, la piccola morale che si può trarre è che:
1) la musica è sovrana non solo a terra ma anche in mare e nel cielo;
2) i musicisti possono essere persone belle e generose, non solo divi isterici o anime alla deriva;
3) un giorno, non sarebbe male provare un governo di musicisti e vedere come se la cavano.
Certo bisogna avere questi musicisti qui, perchè fare un governo con Ramazzotti e la Tatangelo la vedo triste, però: De Gregori premier, Finardi agli Esteri (è mezzo americano), Giorgio Canali agli Interni (un punk a capo della polizia!), Vecchioni all'Istruzione (è un prof), Paolo Conte alla Giustizia (è un avv.), Vasco alla Ricerca (quanto meno con la chimica una certa dimestchezza dovrebbe avercela), Guccini alle Politiche sociali, Pao dei Negrita all'Immigrazione, Branduardi ai Beni culturali, così tanto per partire, che ne dite?
Non so che etichetta dare a questo post, vado sul consueto cannone e spero che non mi cazzino...

giovedì 24 novembre 2011

Who wants to live forever?

E oggi doppio post, alè, neanche fossi Blackswan, per ricordare a tutti i killers, rockettari o meno non importa, che proprio oggi è il ventesimo anniversario della morte di Freddie Mercury, indimenticata e maestosa voce dei Queen.
Ho avuto la fortuna di vederlo dal vivo nel dicembre 84 a Milano, era il tour di Metropolis, al Palasport che sarebbe crollato sotto la neve nel gennaio successivo.
Una voce da brividi, potente e modulata al tempo stesso, ed un istrionismo di prim'ordine.
E poi, di lì a qualche anno, lo si vedeva nei suoi ultimi lavori tratti dall'album Innuendo, con un collo così sottile, i tendini in vista, che si congedava dai suoi fans sussurrando "And I still love you".
La scena di Highlander in cui Connor Mac Leod si accorge che la sua Heather invecchia, e lei capisce che lui se ne accorge, l'ho sempre trovata struggente.
Sotto, c'è la voce di Mercury che canta appunto il brano del titolo.
Il tutto, senza in alcun modo abdicare alla gioiosa pochade di I want to break free, dove lui in versione supercheccha era irresistibile con minigonna, autoreggenti, baffi e apirapolvere in mano.
Pochi anni dopo la sua morte sarebbero arrivati i primi farmaci anti Aids.
Ma queste sono considerazioni consentite alla gente comune, lui andava troppo veloce.
Ciao grande Freddie.


Ancora sull'immigrazione

Ho pensato di aprire un nuovo posto per evitare 50 commenti su quello precedente, ma il tema è il medesimo.
Mi sono documentato, perchè tra i grandi meriti di questo blog c'è quello di essere molto stimolante.
Il principio dello ius soli vige negli Stati Uniti, Brasile e Canada perchè sono paesi enormi e con poca gente, che hanno avuto storicamente la necessità di popolarsi.
In Europa, dove i paesi sono più piccoli e tendenzialmente pienotti, vige quasi dovunque il principio dello ius sanguinis, con l'eccezione significativa della Francia.
Paesi come Spagna e Germania, ad esempio, dove non ci sono formazioni politiche simili alla Lega e che credo nessuno si sognerebbe mai di definire chiusi all'immigrazione, adottano lo ius sanguinis.
Dal che si deduce che qualsiasi equazione del tipo ius soli=bello ius sanguinis=brutto è arbitraria.
Si deduce inoltre che quando si dice che su questi temi noi "siamo indietro" si dice una cosa inesatta o che quanto meno necessita di ulteriori precisazioni, tipo indietro rispetto a chi, ad esempio.
Peraltro non è che da noi la cittadinanza non si possa acquisire mai.
Dopo dieci anni di residenza si può, e i figli di stranieri nati in Italia la possono ottenere al compimento della maggiore età, vale a dire nel momento stesso in cui acquistano la piena capacità di esercitare i loro diritti.
Si può discutere se dieci anni siano troppi, o se sia eccessivo attendere il 18° compleanno per i ragazzi, ma dubito che si possa etichettare di razzista chi non aderisce subito ed incondizionatamente alla proposta di Napolitano.
Del resto, che l'integrazione debba coincidere con l'acquisizione della cittadinanza è principio a sua volta opinabile.
L'esempio che faceva ieri Elle è illuminante.
C'è tutto un tessuto di referendum consultivi, riferiti a scelte che incidono direttamente sulla vita delle persone a livello di quartiere, di zona o di città, che potrebbe essere tranquillamente esteso ai residenti in quanto tali, cittadini o meno che siano, e che produrrebbe integrazione tangibile.
Si potrebbe incrementare l'edilizia popolare, magari assumendo operai stranieri, e prevedere poi graduatorie parallele per italiani e per stranieri per l'assegnazione di un alloggio.
Senza che le due categorie debbano pestarsi i piedi finendo inevitabilmente per odiarsi, e senza che si replichi il vergognoso fenomeno delle case Aler a Milano, "vendute" in nero per qualche migliaio di Euro da personale dell'Aler stessa ad extracomunitari ai quali veniva fornito persino il servizio di fabbro per sostituire la serratura ed asserragliarsi dentro.
Casa e lavoro contano più della cittadinanza.
E molti altri esempi ancora si potrebbero fare.
Insomma, che il razzismo sia odioso e da condannare senza se e senza ma è certo.
Che gli stranieri meritino di essere integrati e non respinti, pure.
Che l'integrazione debba concidere con la cittadinanza è a mio parere già meno pacifico.
Che chi non vuole adottare lo ius soli sia un razzista per me non è vero.
Chiudo precisando al mio amico Blackswan che l'esempio di ieri l'ho citato perchè da me vissuto personalmente.
Non c'è dubbio che chiunque possa avere una casistica dieci volte più grande e di segno diverso, cioè relativa a farabutti italiani ed a bravi cristi stranieri, ma a me è capitato quello.
E lo citavo più che altro per arrivare a dire che se in condizioni particolari io, che mi ritengo pacifico e tollerante, mi sono sorpreso talvolta a bofonchiare "rumeni di merda", vergognandomene subito dopo ma intanto lo avevo bofonchiato, a livello generale bisogna secondo me stare molto attenti ad accogliere quelli che possiamo accogliere e che voglio essere davvero accolti, non chiunque indistintamente.
Dire che qui nessuno è straniero è una bellissima frase per gli adesivi di Radio Popolare, ma non è un progetto politico e tantomeno può essere una linea guida su un tema così delicato come l'immigrazione.

mercoledì 23 novembre 2011

DALLA PARTE DI NAPOLITANO ( E DELLA CIVILTA' )


Chi legge questo blog da un po’ di tempo sa che a Napolitano non abbiamo mai fatto sconti. Non gli abbiamo perdonato l’atteggiamento troppo passivo tenuto nella difesa della Costituzione e della democrazia ( balbettava quando occorreva tuonare ) né la supina acquiescenza a decreti legge spazzatura firmati in virtù di una tendenza al quieto cerchiobottismo. Ieri, però, il nostro Presidente, incontrando la Federazione delle Chiese Evangeliche ha detto cose sacrosante : “Mi auguro che in Parlamento si possa affrontare anche la questione della cittadinanza ai bambini nati in Italia da immigrati stranieri. Negarla è un'autentica follia, un'assurdità. I bambini hanno questa aspirazione “. Parole chiare, precise nel loro nitore, parole che esprimono un concetto di un’ovvietà disarmante: l’impossibilità per un consesso civile di prescindere da un processo di integrazione, di eguaglianza, di convivenza multiculturale non più demandabile ( il principio della cittadinanza ius soli è recepito in Canada, negli States, in Brasile, etc., tutti paese ad alta intensità di immigrazione ). Il ragionamento che sta alla base del concetto è banale ma inoppugnabile : se fai sentire lo ”straniero “ parte del tutto, se lo parifichi nei diritti e nei doveri al cittadino, se lo rendi proprietario delle tue stesse cose, sarà il primo a sacrificarsi pur di difenderle; se lo tieni ai margini, se lo ghettizzi, se lo costringi ad una vita di sfruttamento e squallore, lo spingi verso un baratro dal quale cercherà di sfuggire in tutti i modi, anche tramite il crimine o la violenza. Ovviamenti, concetti così pregni di buon senso e umanità hanno fatto esplodere l’indignazione della corte berlusconiana di nani, ballerine, prosseneti e ciucchettoni, i quali si dannano l’anima quando c’è da salvare il culo a mafiosi ed evasori, ma quando c’è da pensare al futuro del paese fanno spallucce. Sentite un po’ la sfilza di illuminanti dichiarazioni. Roberto “ Bianchino “ Calderoli, stappa una boccia di Ceschia e rutta : “La Lega su questa materia è pronta a fare le barricate in Parlamento e nelle piazze. E non vorrei che questa idea altro non sia che il 'cavallo di Troia' che, utilizzando l'immagine dei 'poveri bambini', punti invece ad arrivare a dare il voto agli immigrati prima del tempo previsto dalla legge.”. Il pirletta con l’occhialino fashion, Maroni, si ricorda invece che in Italia esiste la Costituzione ( la stessa con la quale si è mondato le chiappe per anni ) e sbotta : “ Il principio dello Ius Soli sarebbe uno stravolgimento dei principi contenuti nella Costituzione “.Igsniffo La Russa, ex manganellatore e bombarolo, non riesce a contenere le sue prurigini eversive : “Se c'è qualcuno che fa finta di sostenere appassionatamente Monti, ma in realtà vuole già creare le condizioni perché cada subito ha trovato la strada giusta: quella di proporre che questo governo affronti il tema della legge sulla cittadinanza “.Cicchitto, detto Er Gallina, si ricorda, invece, di quando era bambino e lo mettevano in porta perché come attaccante faceva cagare ( "il pallone è mio e non vi faccio più giocare" ) : “Il tema della cittadinanza è fuori dall'agenda del governo e ci auguriamo che non ci siano forzature perchè altrimenti anche noi proporremo altri temi come la giustizia e le intercettazioni che sono fuori dall'agenda economica del governo “. Non male, vero ? Fesserie che si potrebbero smontare in un nano secondo, se si volesse dar un minimo di credito a questi parvenù della politica. Ma io ai razzisti non replico mai, non ne vale la pena. Mi limito a suggerire loro, in un attacco di luogo- comunismo, di disertare Chiese e messe di Natale, prima di dire queste stronzate. Anche se so che è inutile. Per questa gente vale il motto : “ Got Mit Uns “ ( Il “Dio è con Noi” di hitleriana memoria ).Si fottano.

Blackswan, mercoledì 23/11/2011

martedì 22 novembre 2011

HEY JUDE & LUCY IN THE SKY WITH DIAMONDS - THE BEATLES

Se si volesse fare una classifica di merito di figli/e di rockstar che hanno maggiormente ispirato la composizione di canzoni, il primato andrebbe senz'altro a Jiulian Lennon, responsabile involontario di due dei più bei brani dei Beatles e, probabilmente, di tutta la storia del rock : "Hey Jude" e "Lucy In The Sky With Diamonds". Sono davvero curiose le circostanze che portarono alla nascita di entrambe queste canzoni, la prima frutto di un'intuizione di McCartney, la seconda, invece, partorita del genio irrefrenabile di Lennon.
La storia di " Hey Jude " è una storia di affetti. Paul è in macchina e sta andando a trovare il piccolo Julian, figlio nato dalla relazione fra John e Cynthia. Il bambino è molto triste perchè i genitori si sono appena separati e Lennon è andato a convivere con Yoko Ono. Paul,che è legatissimo a Julian, vorrebbe trovare qualcosa di carino da dire al bambino, qualcosa di consolatorio, e così, mentre ci pensa, inizia a canticchiare. " Hey Julian, don't make it bad, take a sad song and make it better ".Folgorazione ! McCartney inchioda ( occhio Macca, che di danni con la macchina ne hai già combinati parecchi! ), si ferma a bordo strada e comincia a trascrivere note e testo.Più tardi, rimette a punto le strofe e toglie, per pudore, il riferimento a Julian, sostituendolo con il nome Jude, ispirato ad un personaggio del musical "Oklahoma ". La canzone, che sarebbe dovuta comparire sul "White Album", esce invece come 45 giri, arrivando in breve tempo a detenere un record ancora oggi imbattuto: è il più lungo singolo dei Beatles ( dura più di sette minuti ) ed è anche il più lungo singolo in assoluto ad arrivare al primo posto delle classifiche. Altra curiosità : Julian venne a sapere di essere lui il destinatario della canzone solo nel 1987, quando fu lo stesso Paul a raccontargli tutti i particolari della vicenda.
 
 
 
Per quanto riguarda, invece, " Lucy In The Sky With Diamonds ", l'opinione pubblica, tratta in inganno dalle sonorità fortemente psichedeliche del pezzo, ha sempre ritenuto che si trattasse di un invito da parte di Lennon a fare uso di sostanze psicotrope ( le iniziali di Lucy, Sky e Diamonds compongo l'acronimo LSD ).Per questo motivo,  la canzone fu bandita per un certo periodo dalla radio, con grande sconcerto del suo autore che giurava di non aver mai voluto fare alcun riferimento alle droghe. Sulla nascita dell brano si seppe tutto solo più tardi, nel 2005, grazie ad un articolo pubblicato dal "Daily Mail ".La Lucy della canzone era una ragazzina figlia di una coppia frequentata dai Lennon. Julian le era molto affezionato e la invitava a casa spessissimo, passando con lei ore e ore a disegnare.Uno di questi disegni ritraeva la bimba assisa in cielo e circondata di stelle.Quando John vide il disegno non seppe resistere alla tentazione di trasformare quell'immagine straniante in una memorabile canzone ed inserirla poi in "Stg.Pepper", capolavoro datato 1967


Blackswan, martedì 22/11/2011