giovedì 24 novembre 2011

Ancora sull'immigrazione

Ho pensato di aprire un nuovo posto per evitare 50 commenti su quello precedente, ma il tema è il medesimo.
Mi sono documentato, perchè tra i grandi meriti di questo blog c'è quello di essere molto stimolante.
Il principio dello ius soli vige negli Stati Uniti, Brasile e Canada perchè sono paesi enormi e con poca gente, che hanno avuto storicamente la necessità di popolarsi.
In Europa, dove i paesi sono più piccoli e tendenzialmente pienotti, vige quasi dovunque il principio dello ius sanguinis, con l'eccezione significativa della Francia.
Paesi come Spagna e Germania, ad esempio, dove non ci sono formazioni politiche simili alla Lega e che credo nessuno si sognerebbe mai di definire chiusi all'immigrazione, adottano lo ius sanguinis.
Dal che si deduce che qualsiasi equazione del tipo ius soli=bello ius sanguinis=brutto è arbitraria.
Si deduce inoltre che quando si dice che su questi temi noi "siamo indietro" si dice una cosa inesatta o che quanto meno necessita di ulteriori precisazioni, tipo indietro rispetto a chi, ad esempio.
Peraltro non è che da noi la cittadinanza non si possa acquisire mai.
Dopo dieci anni di residenza si può, e i figli di stranieri nati in Italia la possono ottenere al compimento della maggiore età, vale a dire nel momento stesso in cui acquistano la piena capacità di esercitare i loro diritti.
Si può discutere se dieci anni siano troppi, o se sia eccessivo attendere il 18° compleanno per i ragazzi, ma dubito che si possa etichettare di razzista chi non aderisce subito ed incondizionatamente alla proposta di Napolitano.
Del resto, che l'integrazione debba coincidere con l'acquisizione della cittadinanza è principio a sua volta opinabile.
L'esempio che faceva ieri Elle è illuminante.
C'è tutto un tessuto di referendum consultivi, riferiti a scelte che incidono direttamente sulla vita delle persone a livello di quartiere, di zona o di città, che potrebbe essere tranquillamente esteso ai residenti in quanto tali, cittadini o meno che siano, e che produrrebbe integrazione tangibile.
Si potrebbe incrementare l'edilizia popolare, magari assumendo operai stranieri, e prevedere poi graduatorie parallele per italiani e per stranieri per l'assegnazione di un alloggio.
Senza che le due categorie debbano pestarsi i piedi finendo inevitabilmente per odiarsi, e senza che si replichi il vergognoso fenomeno delle case Aler a Milano, "vendute" in nero per qualche migliaio di Euro da personale dell'Aler stessa ad extracomunitari ai quali veniva fornito persino il servizio di fabbro per sostituire la serratura ed asserragliarsi dentro.
Casa e lavoro contano più della cittadinanza.
E molti altri esempi ancora si potrebbero fare.
Insomma, che il razzismo sia odioso e da condannare senza se e senza ma è certo.
Che gli stranieri meritino di essere integrati e non respinti, pure.
Che l'integrazione debba concidere con la cittadinanza è a mio parere già meno pacifico.
Che chi non vuole adottare lo ius soli sia un razzista per me non è vero.
Chiudo precisando al mio amico Blackswan che l'esempio di ieri l'ho citato perchè da me vissuto personalmente.
Non c'è dubbio che chiunque possa avere una casistica dieci volte più grande e di segno diverso, cioè relativa a farabutti italiani ed a bravi cristi stranieri, ma a me è capitato quello.
E lo citavo più che altro per arrivare a dire che se in condizioni particolari io, che mi ritengo pacifico e tollerante, mi sono sorpreso talvolta a bofonchiare "rumeni di merda", vergognandomene subito dopo ma intanto lo avevo bofonchiato, a livello generale bisogna secondo me stare molto attenti ad accogliere quelli che possiamo accogliere e che voglio essere davvero accolti, non chiunque indistintamente.
Dire che qui nessuno è straniero è una bellissima frase per gli adesivi di Radio Popolare, ma non è un progetto politico e tantomeno può essere una linea guida su un tema così delicato come l'immigrazione.

12 commenti:

Anonimo ha detto...

Ezzelino, sono completamente d'accordo.

gianf

Ezzelino da Romano ha detto...

Voce di un uomo che grida nel deserto!
Grazie Gianf.
Certo che delle due l'una: o è un post della madonna o ho rotto i maroni a tutti...

Elle ha detto...

Io invece per un attimo ho pensato di aprire un blog per raccogliere la casistica ;) con categorie e sottocategorie: italiani buoni, stranieri cattivi, italiani cattivi, stranieri buoni, e poi sempre più nello specifico per ogni nazionalità straniera, per ogni regione italiana, fino a Siena contro Firenze e via. Ma non lo farò ;)
Molti di noi, normalmente pacifici e tolleranti, se provocati rischiamo di reagire male, e anche io al mio coinquilino pazzo una bella testata gliel'avrei data ;)
Sono d'accordo sul fatto che integrazione e cittadinanza non coincidano, perché la prima è quasi una sensazione personale dello straniero, e un riconoscimento sociale, culturale, personale da parte di chi ti circonda e ti accetta, e reciproco, verso chi ti accoglie in casa sua, infine una partecipazione attiva dello straniero, e voluta da entrambe le parti (i referendum popolari sono un modo); mentre la seconda è un dato burocratico, nudo e crudo, ossia una vagonata di diritti e di doveri. Sono due cose diverse e non generate automaticamente una dall'altra.
Sono d'accordo sul fatto che casa e lavoro siano più importanti di un foglio di carta che dica se sei italiano o meno, perché nessuno mangia italianità né dorme sotto i documenti. Però senza quel foglio di carta continui a essere un mezzo nessuno, anche se fai le grigliate coi vicini e parli dialetto. E questo essere un mezzo uomo non è piacevole.
E sono d'accordo che chi ha la fedina penale sporca al suo paese, non è che se la pulisce approdando in Italia (dove peraltro sembra quasi una qualità...), aggiungo però (mm... forse.. "ripeto") che chi ce l'ha pulita a volte se la sporca qui, per sopravvivere. E noi come possiamo capire che quella persona se provocata, se portata all'esasperazione, darebbe una testata a qualcuno? Di me ad esempio non lo direbbe nessuno.
La cittadinanza italiana, se hai pazienza di rimanere in Italia dieci anni, la ottieni, ma il discorso di ieri partiva da Napolitano che considera una follia negare la cittadinanza italiana ai bambini nati in Italia da genitori stranieri, e perché mai una follia? Perché nascere sapendo di essere di una nazionalità in particolare ti dà una certezza, una solidità di base insostituibile. RADICI. Crescere sapendo che questa nazionalità è diversa da quella della maggior parte delle persone che conosci, crescere sapendo di vivere in una nazione diversa da quella delle tue origini, ti destabilizza di brutto. RADICI LONTANE. È come scoprire di essere stati adottati.
Come primo passo verso una pacifica convivenza, secondo me è molto più funzionale dare ai nuovi nati radici italiane a cui far riferimento accanto alle loro, piuttosto che attaccare agli adulti -consenzienti o nostalgici o delinquenti che siano- l'etichetta documentata di "italiano" accanto a quella di "straniero".

Ezzelino da Romano ha detto...

Porco giuda, arrivi tardi ma arrivi con un carico mica da ridere!
Ora vado a casa, domani ti ribecco.
Occhio al vicino matto, se è ancora lì.

Elle ha detto...

No tranquillo, l'hanno preso in consegna i carabinieri anni fa ;)

Blackswan ha detto...

Brevi e concise repliche,perchè,aihmè il tempo è tiranno,e un campo di calcio mi attende:
1) mai detto che lo ius soli è buono e lo ius sanguinis no.I due sistemi possono coesistere tranquillamente e sono entrambi buoni.
2)Se sei figlio di immigrato,anche se nato in Italia,non puoi svolgere il servizio civile,lavorare per gli enti pubblici e iscriverti ad alcuni ordini professionali.Un obbrobrio.
3) Allora puoi chiedere la cittadinanza,ma hai solo una finestra fra i 18 e i 19 anni e paghi 200 euro ( legge maroni ).Se però,nota bene,non hai vissuto ininterrotamente in Italia ( devi dimostrare la frequenza scolastica ed esibire le vaccinazioni,come i cani ), e quindi hai fatto una vacanza nel paese d'origine o non hai notificato un cambio di residenza ( a me è capitato un paio di volte ),ti attacchi a sta ceppa.Magnifico vero ?
4) Gli stanieri non li assumono.Li fanno lavorare in nero e raccogliere i pomodori a 5 euro all'ora ( tre quarti della paga passa poi ai caporali )o a fare i muratori,in violazione costante della 626 ( poi,quando si ammazzano cadendo dalle impalcature,nascondono i corpi o simulano incidenti stradali ).Molto più difficile se hai a che fare con un cittadino italiano ( che è di serie A,mentre questi nemmeno negli amatori giocano ).
5)Gli amici della Lega, dove amministrano,precludono che i bambini degli stranieri usufruiscano dei bonus bebè,dei premi scolastici,dei bonus pannolino e degli assegni di maternità,e porca troia,trovo inaccettabile dare una sponda a questa gente.
6) grazie a quella demente della gelmini e al suo 30% di bambini stranieri nelle scuole,i bambini sono considerati stranieri non,come dovrebbe essere,in base al loro grado di apprendimento della lingua italiana,ma al loro status giuridico.Così,si crea artatamente una condizione di diversità,che altrimenti non esisterebbe.
7) sono così convinto di quello che dico,che sarei pronto a riconoscere la cittadinanza italiana anche ai figli dei padani nati in Italia.Mica è colpa loro se hanno il padre stronzo e straniero.

Ezzelino da Romano ha detto...

Siete bastards, però.
Io a casa non vado sul blog e ora è tardi.
Domani, domani.
Però già oggi li tuo punto 5 mi da l'orticaria.
Ma quindi voi durante il giorno lavorate sul serio?
Se no non mi spiego commenti così tosti a quest'ora.

Alligatore ha detto...

Quoto Blackswan in pieno.

Offhegoes ha detto...

UN commento acnhe da parte mia che il tema mi piace assai. Io sono nato a Madrid ma non mi hanno dato la cittadinanza spagnola. Mi sono sentito spagnolo da piccolo ma solo perche' faceva un po fico (perlomeno nel mio immaginario) e soprattutto per tifare Real Madrid contro l'Inter nelle mitiche sfide di coppa anni 80 e prendere in giro mio padre neroazzurro dopo il gol di Santillana al 90esimo (Blackswan ed Ezzelino sicuramente ricordano. ;))) Solo adesso che vivo in Spagna da 4 anni, che sono sposato con una spagnola, che lavoro e pago tasse qui, mi sento davvero spagnolo e mi e' dispiaciuto non avere la cittadinanza per votare domenica scorsa. Ma solo adesso, perche' ci vivo e lavoro. Perlatro ho trascorso anche 4 anni in Irlanda e non mi sono mai sentito irlandese (paese nel quale si ho sofferto l'essere straniero e tutti quegli antipatici generalismi del "tipical italian"...).
Altro esempio. Mia sorella e' nata negli States dove vige il ius soli e da subito ha avuto cittadinanza americana. Ma in realta' vivendo in una famiglia italiana ed in italia per i suoi primi 30 anni, pochissimo o nulla ha avuto di americano. Solo ora che vive e lavora negli states da oltre 10 anni si puo' dire che sia americana (e non sapete che rabbia mi da vederla che ha adottato tutti i malcostumi culinari della fat america....). Insomma cio' che cerco di dire con questi esempi personali e' che forse il ius soli non e' perfetto. In fondo si e' veramente cio' che si vive dentro la propria famiglia: educazione background storico religione etc etc) insomma: il sangue. Il solo nascere in un paese non ti rende cittadino di quel paese. Il viverci per un certo periodo sicuramente si invece. Con cio' non voglio dire affatto che le leggi italiane non necessitino di qualche riforma perche' come menziona Blackswan ci sono parecchie imperfezioni "legaiole" sicuramente.

Ezzelino da Romano ha detto...

Offhegoes: esperienze interessantissime tutte, concordo con te.
E sempre dio strafulmini quel gran bastardo di Santillana dovunque egli si trovi!
Elle: il discorso delle radici lo capisco bene, certamente averne di vicine è meglio che averne di remote.
Ma proprio perchè di radici si tratta, quelle vengono da una storia e non da un pezzo di carta.
Poi la cultura del luogo in cui si vive può sovrapposri alle radici e magari integrarle, ma sostituirle non credo.
Il figlio di una coppia di africani, o di ispano americani, avrà radici africane o ispano americane, più una cultura italiana (se ne esiste una).
E occhio a un altro problema: le radici tagliate di netto possono essere pericolose, vedi i casi di figli di musulmani accoppati dai genitori perchè volevano essere troppo occidentali.
L'emancipazione ha i suoi tempi.
Blackswan: vado sui tuoi punti.
Punto 1: come possono coesistere i due principi?
Se gli italiani doc lo sono per ius sanguinis e i figli degli immigrati lo diventano per ius soli, tra un po' sarà sufficiente avere pensato una volta all'Italia per acquisire la cittadinanza, ius cogitationis, così ci troveremo ad essere 200 milioni di italiani, che mi paiono un po' troppi.
2: sarò un insensibile ma sinceramente non mi sembrano problemi primari.
3 e 6: sono i tipici esempi di profili ai quali si può lavorare per migliorarli, e credo che non ci voglia molto data la paternità dei provvedimenti in questione.
Per inciso, dati i vantaggi che si acquisiscono con la cittadinanza, un modesto entrance fee non mi pare scandaloso.
4: il caporalato dei pomodori, e più in generale il lavoro nero, miete carne tra i disperati di tutti i generi, italiani compresi.
Pensare di rimediare a una roba del genere facendo diventare italiani gli stranieri è un po' come pensare di ridurre gli stupri impartendo lezioni di autodifesa alle donne.
Il lavoro nero si combatte beccando i caporali e i loro mandanti, sbattendoli in galera e buttando la chiave.
Cosa che da noi non succede mai, come non succede mai che venga demolita una villetta abusiva o che venga blindato uno di quei disgraziati che dragano la ghiaia dal letto del Po predisponendo le condizioni per le sciagure che arriveranno con le prossime piene, perchè questo è un paese dove nessuno vede mai un cazzo, se qualcuno vede non parla e comunque la certezza della pena è una fiaba per bambini.
5:per questa gente, nessuna pietà politica ed umana.
Se uno è così merda da negare i pannolini ad un bambino deve solo sprofondare nella sua vergogna.
7: qui, perdonami, ma hai ecceduto.
Va bene essere aperti e liberal ma la cittadinanza italiana ai padani è troppo.
Loro sono padani e devono restare padani, con i loro monti di Grana Padano, i loro fiumi di latte padano e i loro campi concimati di puro pensiero padano.

Elle ha detto...

No no no: io non ho mai scritto di radici tagliate di netto, né di radici sostituite.
Io ho scritto "radici italiane a cui far riferimento accanto alle loro".
Riferimento + Accanto = ricchezza personale e culturale, anche ideologica. Se "radici" riferito all'Italia ti sembra un termine troppo forte, va bene anche "legame".
Ognuno di noi, e questo lo conferma Offhegoes, mette radici dove preferisce, scegliendo fra le realtà che ha conosciuto nella sua vita, o un'altra ancora, di cui ha solo sentito parlare, affascinato.
Io volevo solo dire che crescere in Italia sapendo di non avere con l'Italia nessun tipo di legame a parte il domicilio, né di avere gli stessi diritti degli altri bambini solo perché si è stranieri, non è come poter usufruire sin dall'uscita dall'utero materno (straniero) dei diritti inalienabili di ogni bambino. Se la nazione in cui cresci ti rispetta come persona benché figlia di stranieri, crescendo la rispetterai anche tu.
Stimolare questo rispetto negli adulti appena sbarcati (ad esempio) e "accolti" come pecore stipate in un ovile, è più difficile.
Volevo dire questo, perché ieri mi sono resa conto che noi siamo arrivati a parlare di adulti delinquenti, mentre il post originario sull'immigrazione parlava dei bambini.
E in effetti il termine "legame" è più appropriato.

Aedes ha detto...

Grazie Ezzelino per aver condiviso le tue opinioni! E per meglio formare le mie, vado a informarmi un altro po'!