domenica 4 marzo 2012

BACK IN BLACK – AC/DC


Aveva ragione Orwell quando in un’emozionante pagina di “1984” evidenziava il grande potere evocativo della musica popolare. Prendete me, ad esempio. Io non ricordo mai cosa ho mangiato ieri mezzogiorno e ho sfumati ricordi di quasi tutto quello che mi è accaduto nel corso dell’esistenza. Ma gli episodi legati a un disco, a una canzone, a un concerto hanno sempre contorni ben definiti, si vestono di nitore e consistenza, emergono chiarissimi da quel torbido marasma di pensieri e nozioni che è il mio cervello. Sarà per questo che scrivo di musica: per ricordare cose che altrimenti sarebbero oblio, per mettere insieme, come in un puzzle, le tessere  della mia vita, confuse e disperse dalla frenesia di una corsa che tutto risucchia nel vuoto. Back in Black mi riporta con la memoria a un venerdì pomeriggio romano, di sole e di vento. Sono poco più che un bambino e da un anno circa ho scoperto che la musica è, e sarà, la cosa più importante della mia vita, un’amore così totalizzante, innanzi al quale retrocedono gli studi, la fidanzatina, il pallone. Entro in un negozio di dischi, nelle tasche i risparmi di un mese di paghetta, in testa la sensazione di essere così ricco da portarmi a casa un’intera discografia. I soldi in realtà bastano solo per due vinili, che scelgo dopo ore di metodica indecisione ( per natura, sono un indeciso ma metodico: saper ordinare e classificare le titubanze mi consente di dare un senso alla mia incompiutezza ). Arrivo alla cassa con la Quinta Sinfonia di Beethoven e Back in Black degli Ac/Dc. Il commesso, un ragazzo sulla trentina con dei folti capelli corvini, mi guarda tra il faceto e il supponente e mi chiede: “ Li prendi tutti e due ? “ “ No. Uno lo compro e l’altro lo porto a fare un giro “. Ride, e invece di tirarmi un papagno in fronte, soggiunge : “ Forse è meglio che tu ti chiarisca le idee “. “ Stronzo “ penso, ma non lo dico. Pago, e tutto orgoglioso dei miei acquisti me ne torno a casa, domandandomi quali siano le idee da chiarire. Mi piace la classica e mi piace l’hard rock. E allora ? Anche oggi, leggo Saramago e nei ritagli di tempo Topolino. Dentro me vive un cazzone, e da quando ho accettato questo fatto, io e il cazzone siamo diventati amici e campiamo in perfetta sintonia. Lui si fa le canne, si ubriaca e si spacca i timpani con la musica punk, io sono uno sportivo, bevo con moderazione e ascolto Miles Davis. Tra noi c’è armonia e ci vogliamo bene. E quando l’occasione lo richiede, il cazzone si comporta da perfetto gentiluomo : gli ho insegnato a mangiare con le posate, a non tentare di organizzare gare di rutti con gli altri commensali e ad andare in bagno limitandosi a chiedere dove sia la toilette invece di esordire con il più efficace, ma politicamente scorretto, “ Bella raga, vado a cambiare l’acqua al merlo ! “. Classica e hard rock. Tutto sommato, armonia. Ecco perché nonostante l’amore per Mozart, Beethoven e Bach, quel pomeriggio di tanti anni fa, il mio stereo pompava a palla, per la gioia di tutto il vicinato, “ Back In Black “ degli Ac/Dc, disco simbolo di un’attitudine caciarona e orgoglioso vessillo per ogni rocker che si rispetti. Com’è quella cosa che si racconta sugli Ac/Dc ? Che fanno sempre lo stesso disco ? Vero. Ma per qualche anno della loro quasi quarantennale carriera quel disco ha suonato fottutamente bene. Let There Be Rock, Highway To Hell e quindi Back In Black, il primo lavoro senza il grande Bon Scott, tragicamente scomparso perchè non riusciva più ad abbassare il gomito diventato un tutt’uno con la bottiglia. I fratelli Young ripartono a cento all’ora, la morte nel cuore, il dna di un rock tutto muscoli e sudore, e un nuovo cantante, Brian Johnson, voce ruvida e movenze da camionista. La scaletta è uno sferragliante treno in corsa di canzoni memorabili, che diventeranno quasi tutti classiconi da headbagging. Drumming rigorosamente in quattro quarti, linea di basso monocorde e pulsante, ritornelli da stadio, riffoni pesi come impianti siderurgici, e assolazzi di solare energia. Serve altro per fare un grande disco rock ? Si. Serve la sincerità, che nello specifico vive in un combattimento usque ad finem con magiche durlindane di decibel contro gli acerrimi nemici modaioli, quelli dalle orecchie gentili, che trasformano la musica in intellettualismo masturbatorio. Prendete l’attacco di “Givin’ The Dog a Bone “ e fatevene una ragione, perché questo disco funziona tutto così: le bacchette a battere le pelli con ferocia belluina e due accordi in croce ( e in loop ) a sbriciolare i limiti di velocità ( e fategli pure la multa se riuscite a prenderli ! ). Back In Black è alta velocità prima del Tav, è una corsa a perdifiato per un declino scosceso, è un’ autostrada per l’inferno in un post mortem selvaggio ed elettrico in memoria dell’amato Bon. Quanto basta a compensare l’immenso Beethoven e a soddisfare il cazzone che vive dentro me. Che sfreccia nel traffico col finestrino abbassato, i capelli al vento, la paglia fra i denti e quando parte “Hell’s Bells” si sente lo stronzo più felice del mondo.




Blackswan, domenica 04/03/2012

23 commenti:

face ha detto...

bei ricordi.....un back in black non si scorda mai!

El_Gae ha detto...

Nessun chitarrista adolescente può negare la soddisfazione nel riscire a riprodurre l'incipit di hell's bells. E anche adesso che gioco a carte e bevo vino il riff di back in black si impossessa delle mie dita ogni volta che toccano le sei corde

Euterpe ha detto...

il cazzone mi è più simpatico, spero me lo presenterai presto.Ma è interista anche lui?

m4ry ha detto...

Post letto tutto d'un fiato..divertente, vero, intenso..
Credo che in molti di noi viva il cazzone/a..ciò che più amo di me è l'aver mantenuto la spensieratezza tipica dei bambini e il mio essere mai uguale, nel senso che i contrasti mi appartengono, fanno parte di me, anche nei gusti. Tra bianco e nero non riuscirei a scegliere, a me piacciono entrambi.
Idem per la musica, per l'arte, per la cucina e per tutto. E' ovvio che poi nell'ambito di una categoria filtro in base al mio gusto personale. Le cose non mi piacciono mai a priori. Per usare una frase fatta, "il mondo è bello perchè è vario", e guai se non fosse così, ma sai che palle ! Alla fine di tutto, chi probabilmente non aveva e forse ancora non ha le idee chiare, è il ragazzo che ti ha venduto i dischi..classico esempio di stereotipo..viva la diversità, sempre. Pecora nera per tutta la vita !
Degli AC/DC ci sono alcuni pezzi che mi fanno sbarellare, altri che non sopporto..ma io sono fatta così !
Bacio e buona domenica !

Elle ha detto...

Ecco vedi non sono l'unica ad avere più di un io.. io però bello mi' ti batto di brutto, perché ne ho più di due e quello metodico è più metodico del tuo ci scommetto :)
Peccato per la canzone, se l'avessi postata prima l'avrei usata per svegliarmi, invece mi son dovuta arrangiare!

Blackswan ha detto...

@ Face : un Back in Black è per sempre :)

@ El Gae : certi riffoni diventano patrimonio genetico,una roba che ci porteremo nella tomba:) Di Back in Black ne fecero una cover spettacolare i Living Colour, forse anche migliore dell'originale.Cercala,se non la conosci,perchè ne vale la pena.

@ Euterpe:Quando verremo eliminati dal marsiglia e potremo goderci una birra senza troppi affanni,lo porterò con me,stanne certo :) Qui sono interiste anche le pietre, vai tra :)
PS : sto ascoltando il disco nuovo di Bruce.A breve la recensione.

@ Mary : il mondo è bello perchè è avariato,soggiungo :) Mia cara Mary, restiamo così ancora a lungo e continueremo a divertirci :)

@ Elle : hai ragione,scusa.Ma stamattina pioveva e il cazzone ha voluto che lo portassi fuori in mountain bike ad inzaccherarsi nei boschi.Beatles a palla nell'ipod.Ha pianto anche di commozione,quando è partita Golden Slumbers nel silenzio meraviglioso del mattino deserto.:)

Unknown ha detto...

Nel suo genere (...ma non solo..) credo sia il disco PERFETTO.
Io, che amo le imperfezioni, preferisco (di poco) Let there be rock

Elle ha detto...

Ti perdono perché mi hai "dedicato" una poesia. Per fortuna il cazzone ha ottimi gusti musicali, che trasformano il fango in crema al cacao :)

S. ha detto...

e per tua fortuna direi :)
essere in contraddizione, rende ciascuno perfettibile ma anche affascinante ...
ciao nick

lozirion ha detto...

Fratello, un post eccezionale, davvero....

Hai già detto tutto tu quindi aggiungo una cosa sola, secondo me se Beethoven fosse stato vivo nel 1980 avrebbe alzato lo stereo a cannone e avrebbe messo Back in black, ne sono convinto.... ^_^

gianf ha detto...

Minchia, scrivi i post con un tale entusiasmo che mi convinceresti ad ascoltare anche Nino D'angelo.

Massi ha detto...

Il 1980 ha livello di rock duro ha generato perle come questo o come Ace Of Spades anche se Back In Black resta il migliore

Domenico ha detto...

Appena ho visto il titolo del post mi sono per istinto tappato le orecchie!!!!!!!!!! E' uno di quegli album che "di riflesso" so a memoria pure io, per averlo sentito pompare al massimo a mio fratello... Gli inoltro immediatamente il link di questo bel post

Holyriver ha detto...

Gli AC/DC non mi sono mai piaciuti molto. Tu dici che ci trovi la sincerità e a me sono sempre sembrati un po' costruiti e ripetitivi.
Invece mi è piaciuto molto il tuo post.
Un saluto al cazzone e allo yuppie.
A presto.

La firma cangiante ha detto...

Penso che proprio la ripetitività del combo sia indice della loro sincerità. Gli piace fare quello, fanno bene quello, i fan vogliono quello e del resto se ne fottono.

Hanno fatto dei gran bei dischi in alcuni momenti, in altri ci hanno un po' rotto le palle ma sempre con sincerità.

Impagabili dal vivo, che spettacolo! Li vidi al tempo si Stiff upper lip, è passato già un po', cazzo sto invecchiando!

Nella Crosiglia ha detto...

La cosa che mi è piaciuta maggiormente è la tua risposta al ragazzo dei dischi... Semplicemente favoloso!Ho una vasta discografia degli AC/DC forse perchè mi sono enormemente simpatici, così ruvidi e nature allo stesso tempo. Sembra sempre si divertano a far divertire... Poi se scandaglio bene, non li conosco molto , li sento e mi mettono allegria , rido per il loro battere, il loro levare, il ringhio della voce, la chitarra del monello sessantenne, uno spettacolo nello spettacolo... E per finire , non esiste differenza tra la musica quando qualche cosa ti prende. Si può convivere con un Litz insieme a Slash ex G&R , e non sono così dissimili anche se vogliamo coreografarli in danza. Aspetto già gli insulti dei perbenisti, ma l'abitudine prevale su tutto.... Ciao "unico".....

Melinda ha detto...

Ho sempre avuto un'antipatia di fondo per i commessi, poi quando credono di sapere tutto ancor di più!
Mi piace il tuo modo di sdoppiarti, appoggio le tue scelte...è sempre buono avere un certo equilibrio tra le parti che ci compongono...a me non credo siano solo due, ma riusciamo a convivere piuttosto bene :P

La firma cangiante ha detto...

Ok per l'idea che mi hai lanciato. Come ci si muove?

Adriano Maini ha detto...

Scrivi così bene che vien voglia di crederti parola per parola. No, dico. Quel gruppo, almeno lo conosco un poco.

Fulvia ha detto...

Piacevole lettura del tuo post..come al solito scrivi molto bene, lineare comprensibile e provondo, difficilmente si perde il filo..ne traspare una persona molto sicura di sè e per niente insicura...complimenti!!!
La memoria ed i ricordi, non c'è niente di più p r e z i o s o!!!
L'essere tutto e il contrario di tutto e poi di nuovo tutto ed allo stesso tempo moderati ed equilibrati tiene lontani dalla paranoia, colora e movimenta la vita di chi soprattutto ci sta vicino, è proprio vero che siamo tutti simili ma unici allo stesso tempo gli esseri umani...
Una buona settimana!

Ernest ha detto...

mi hai rallegrato la giornata!
hai messo il mio libro preferito (1984) assieme al mio disco preferito Back in Black nello stesso post.
Magnifico.
Più li guardo, nei vecchi concerti, più mi esalto.
Quel commesso come molte persone ragionava ad etichette...
un saluto

Offhegoes ha detto...

Che bel post hermano :))

Domenico ha detto...

Nick, mio fratello (al quale avevo girato il post), mi ha spedito per te questo commento. Forse è un po' lungo come commento, cmq lo metto qua, poi te la vedi tu... Io faccio da postino...

BACK IN BLACK. L’album rock più venduto di sempre (oltre 50 milioni di copie). Di sicuro, uno dei titoli più azzeccati della storia. Alcuni lavori, se ci fate caso, risultano indigesti anche per via del titolo infelice. Qui no. Un richiamo secco, bruto, evocativo. Senza fronzoli, in puro stile AC/DC.
Un album perfetto, che meriterebbe (come già fatto dai Pink Floyd con "The dark side of the moon") di essere riproposto integralmente all’interno di un concerto. La sparo grossa, ai limiti della bestemmia, ma "Back in black" è, secondo me, un concept non dichiarato, ben mascherato da doveroso tributo alla memoria dell’immenso Bon e della sua "sex, drugs & rock and roll way of life".
Una sequenza killer di brani ruvidi come carta vetrata a cominciare dalla title-track, che vanta uno dei tre (a mio avviso) intro più belli di sempre, assieme alle immortali "(I can’t get no) Satisfaction (grazie in eterno, zio Keith!)" dei Rolling Stones e "Smoke on the water" dei Deep Purple.
Non riesco neanche ad indicare il mio brano preferito. Ho un debole, legato a ricordi, per l’inno finale "Rock and roll ain’t noise pollution" (un maglio…) e ancor più per "Have a drink on me" e quel pugno in faccia che è la frase del ritornello “lascia perdere il conto, lo pagheremo all’inferno!”
Inutile rivolgersi ai detrattori, gli AC/DC o li odi o li ami. Sono come me di Melbourne, e noialtri "Aussies" non amiamo le mezze misure…

Luis