martedì 13 marzo 2012

CONCIERTO DE ARANJUEZ - MILES DAVIS

L'idea di realizzare un disco di musica spagnola, tradizionale e colta, venne a Miles Davis dopo aver ascoltato il Concierto de Aranjuez di Joaquin Rodrigo, compositore iberico contemporaneo. Rodrigo scrisse il suo celebre  Concierto nel 1939, ispirandosi alla bellezza dei giardini del palazzo reale di Filippo II e ognuno dei tre movimenti di cui è composta l'opera descrive in note  la natura e la bucolica amenità della campagna iberica. Davis si innamorò così tanto di quell'opera, originariamente concepita per orchestra e chitarra classica ( celebre l'esecuzione del chitarrista andaluso, Andres Segovia ), da volerne dare un propria, personalissima, interpretazione. Chiamò pertanto l'amico, arrangiatore e compositore, Gil Evans, e un folto gruppo di musicisti, tra cui Jimmy Cobb alla batteria, Paul Chambers al contrabbasso e Bill Barber alla tuba. Il disco che nacque da questa collaborazione venne intitolato Sketches Of Spain ( Schizzi Spagnoli ), e oltre al concerto di Rodrigo, contiene alcuni brani presi in prestito dalla tradizione folcloristica spagnola (  Solea  e  Saeta  ) e un brano ( Will o' the wisp  ) ispirato ad un balletto di Manuel de Falla. La registrazione dell'album, nonostante i buoni propositi e l'affiatamento fra Davis e Evans, fu assai turbolenta e presentò non pochi problemi. I ricorrenti battibecchi con la produzione ( Teo Macero ), il carattere di Davis non certo fra i più accomodanti, e soprattutto i continui litigi fra Evans e i musicisti chiamati a registrare, che ritenevano gli arrangiamenti di quest'ultimo estremamente complessi da rendere in note, diedero luogo a un iter a dir poco accidentato. Eppure, a dispetto del laborioso concepimento del disco, lo stesso fu ritenuto dalla critica un mezzo passo falso, un lavoro modesto per gli standard abituali di Davis, tanto che in un primo momento Sketches of Spain venne considerata un'opera estremamente commerciale e dal sapore vagamente pop. Di sicuro, non siamo ai livelli visionari di  Kind Of Blue  o di  Bitch Brew , ma la gemma del "concierto" ( nello specifico, l’Adagio ) resta uno dei momenti più intensi e drammatici della storia della musica contemporanea. Davis sosteneva che il concierto trovasse la sua più intima natura nel rallenty: più piano lo esegui, più lo doti di forza. E’ questo il motivo per cui Evans e il trombettistane dilatano i tempi all'inverosimile, costruendo un'elegia di struggimenti che originariamente l'opera non possedeva. L'incanto dello sguardo, la pacatezza e la tranquillità del panorama, la fascinazione della placida quiete del paesaggio iberico, il radioso respiro di una natura benevola, vengono sostituiti da un lirismo altalenante che si sviluppa in una poetica di chiaro scuri: da un lato, quella che, in un’intuizione  a posteriori, si potrebbe quasi definire un’enfasi western dal sapore morriconiano, in cui abbagli ( e barbagli ) di sole descrivono attimi di torrida e desolata solitudine; dall’altro,  l’incedere cadenzato e straziante dell’arrangiamento ( soprattutto nelle sue parti più marcatamente jazz ) induce ad una sorta di cupo malessere da tragedia incombente. La tromba di Davis ha il passo stremato di chi si è smarrito nel deserto, traccia lentamente  linee melodiche che paiono muoversi verso un’oasi di refrigerio e salvezza, sembra cercare le note a fatica, una per una, come se scavasse con le unghie la terra riarsa e il greto del fiume alla ricerca della salvifica acqua. La Spagna è richiamata dal suono persistente delle nacchere e da certe esplosioni orchestrali solo apparentemente giocose. Ma la connotazione geografica del Concierto è solo uno spunto, l’abbrivio per l’ennesima sperimentazione di un musicista in grado di spostare il confini del  jazz  attraverso lo studio della contaminazione e del crossover. Gli arrangiamenti di Evans sono superbi, perchè capaci di piegare la volontà di ogni strumento ai desiderata della tromba, e giocano con architetture di pieni e di vuoti, in cui ad ammaliare è perfino il potere evocativo di certi silenzi  o la suspence mozzafiato creata da inaspettate sospensioni. Ed emoziona, ascolto dopo ascolto, il visionario interplay fra jazz e classica, l'originale ricostruzione filologica e la pulizia di un suono che sbriciola ogni coordinata temporale per collocare la versione davisiana del Concierto un gradino sopra l’originale, per ispirazione e intensità.





Per chi volesse approfondire, suggerisco a mò di confronto la versione del Concierto suonata dal grande chitarrista jazz americano, Jim Hall, eseguita, peraltro, con un parterre di musicisti straordinario, tra cui Chet Baker alla tromba. Non sarà difficile notare la differenza fra una grande interpretazione ( Jim Hall ) e un'interpretazione geniale ( Davis ).
Blackswan, martedì 13/03/2012

9 commenti:

Elle ha detto...

Stavo quasi per non ascoltare il pezzo, perché l'hai descritto così bene che non ne avrei avuto bisogno. Alla fine ho premuto su play solo per curiosità, per vedere se la mia "fantasia per associazione stimolata da parole perfette" funziona ancora. Mi piacciono entrambi, direi che sono ottimi per momenti diversi: quello di Miles (oramai siamo amici) accompagna, il tocco spagnolo mi piace, ed è vera l'aria western, ma io lo sento bene anche nel mio natale alternativo, mentre apparecchio e accendo le candele, sì fuori c'è il sole, ma l'aria è natalizia; forse proprio per la sua lentezza: "va tutto bene, puoi fare con calma".. e siamo tutti più buoni. Quello di Hall è rilassante-passivo, da lettura serale in poltrona con la copertina sulle gambe, a scelta whisky senza ghiaccio o tè alle spezie nel bicchiere :)
Buona serata, te la devo :)

m4ry ha detto...

Caro Nick, dopo l'inizio partita, e le due palle goal "perse", ormai certa che ci abbiano fatto qualche malocchio o macumba, ho deciso che non posso guardare solo la partita, ma devo fare anche altro..e così eccomi qui a commentare il tuo post. Come sempre un grande post. Miles Davis, mi piace, è un grande musicista. Questo brano lo conoscevo, ma ignoravo tutta la storia legata a questo disco. Sembri il cilindro magico..non smetti mai di sorprendere ! Ciauu

mr.Hyde ha detto...

Complimenti amico, non cambierei una
virgola di quello che hai scritto:superbo!L'accostamento all'atmosfera delle colonne western di Morricone è perfetto...qui tutto è ancora più dilatato, rarefatto..Pero’ anche ricercato, articolato non del tutto immediato..(Gil Evans secondo me uno dei piu’ grandi arrangiatori dell’ultimo secolo)
Passiamo al sodalizio Davis/ Evans: è la loro musica che, viene mandata in filodiffusione in Paradiso..Quello che preferisco in assoluto è “Miles Ahead”, te ne ho gia’ accennato.. areale, solare, accattivante, pieno di energia, insomma quasi l’opposto di Sketches of Spain..intimista, sofferente,ripiegato su stesso.. Miles riprende le stesse atmosfere nella colonna sonora scritta con Marcus Miller nel 1987 “Music from Siesta “..Vale la pena ascoltarlo..
Ah,dimenticavo,.. bello il nuovo look !

S. ha detto...

wow che magia :)
hai descritto così bene...che ho visto esattamente quello che hai detto...
hai presente quella scena del film Amelie, quando lei prende il cieco del quartiere e lo accompagna in giro descrivendo talmente bene tutto il circondario che lui " vede" le scene? ecco tu hai fatto questo con la musica...hai fatto "sentire" i sordi ;)

Massi ha detto...

Ho conosciuto il brano proprio alla versione di Hall,ma dopo aver sentito quello di Davis non ho avuto dubbi sulla versione su cui impararlo.Sto cercando di adattarlo alla chitarra,è tosta, ma non mollo

Cannibal Kid ha detto...

bella la nuova veste grafica!

mr.Hyde ha detto...

Mi piace molto quello che scrivi, come scrivi, la musica e i musicisti che passano dal tuo blog...A me piace lasciare i commenti e, anche a scriverli, i commenti, magari per avere un riscontro.Se il riscontro è un silenzio vuol dire che la risposta è un silenzio.I silenzi li rispedisco al mittente senza ricevuta di ritorno.

Blackswan ha detto...

@ Mr Hyde : la reprimenda mi pare invero un pò eccessiva, dal momento che ho sempre risposto a tutti i commenti e commentato sui blog altrui, e solo da ultimo sto facendo fatica a starci dietro.Io esco di casa tutte le mattine alle 5.45 e spesso rientro solo un'ora per farmi una doccia,mangiare un panino e mettere un post, e poi farvi ritorno solo alle 23.30.in ufficio non ho internet,come la maggioranza delle persone, e quindi per circa dodici ore non ho accesso al blog.cerco di scrivere nei ritagli di tempo o di notte, se non crollo di sonno.Infine,il pc in queste ultime settimane fa le bizze e magari si spegne proprio mentre sto commentando e sono troppo stanco per ricominciare.Poi,vedi tu.

mr.Hyde ha detto...

..l'ho scritto in un momento di scarsa lucidità e stanchezza..era forse meglio stare lontano dalla tastiera.