sabato 17 marzo 2012

MY,MY, HEY, HEY ( OUT OF THE BLUE )

Quando nel 1977, Neil Young scrive insieme a Jeff Blackburn My, My, Hy, Hey ( Out Of The Blue ), probabilmente sa di avere per le mani una grande canzone, ma non di avere scritto in realtà un compendio di storia e filosofia del rock. Il testo del brano ( pubblicato sull’album Rust Never Sleeps del 1979 ) è infatti uno dei più celebrati di sempre, conosciuto praticamente a memoria da ogni rocker che si rispetti, oggetto di un incalcolabile numero di articoli che ne spiegano l’esegesi e ne sviscerano il contenuto. Il merito di tanta gloria è tutto del buon Neil, le cui liriche, nello specifico, si propongono come una sintesi quanto mai equilibrata di versi criptici, enigmatici e allusivi e di slogan giovanilistici di forte presa emotiva. Non è un caso, infatti, che l’album in cui Hey,Hey,My, My è contenuta si intitoli Rust Never Sleeps ( la ruggine non dorme mai ), frase rubata a una pubblicità per un prodotto antiruggine, da cui Young fu letteralmente folgorato, tanto da farne il monito cardine del suo ragionamento: il tempo passa inesorabile, il rischio non è solo quello dell’invecchiamento fisico ma soprattutto quello della corrosione artistica, il rock, e l’onestà intellettuale che ne sta alla base, sono le uniche vie di salvezza. Ecco spiegato il primo verso della canzone ,  rock n' roll is here to stay / it’s better to burn out than to fade away ( il rock ‘n‘ roll è qui per restare, è meglio bruciarsi in fretta che spegnersi lentamente ), probabilmente uno fra i più famosi e incisivi di sempre. Parole che peraltro non possono non richiamare alla memoria l’urlo di rabbia generazionale contenuto  in “ My Generation “ degli Who : I hope I die before I get old  ( spero di morire prima di invecchiare ). Ma mentre Daltrey cantava il disagio di una gioventù compressa da convenzioni reazionarie, pronta a morire piuttosto che ingrigirsi negli stereotipi della società conservatrice britannica,  i versi di Neil esplicitano piuttosto il timore di un imborghesimento artistico, dal quale è possibile tenersi lontani solo percorrendo con onestà la strada del rock, fonte di eterna giovinezza ( concetto ribadito anche nell’ultima strofa della canzone, in cui Young canta : "rock ‘n’ roll can never die" ). Se diamo per buona questa interpretazione, si  può spiegare perché il verso “ it’s better to burn out than to fade away ” viene citato esplicitamente nella lettera d’addio scritta da Kurt Cobain poco prima di togliersi la vita : “ Io non provo più emozioni nell’ascoltare musica e nemmeno nel crearla…- scrive il leader dei Nirvana - A volte mi sento come se dovessi timbrare il cartellino ogni volta che salgo sul palco…ricordate, è meglio bruciarsi in fretta che spegnersi lentamente. “ E a My My Hey Hey deve aver pensato anche Eddie Vedder, quando in Immortality, la canzone dedicata all’amico Cobain, pronuncia il verso sublime : “ Some Die Just To Live “ ( qualcuno muore proprio per vivere ). 

Si diceva all’inizio che My My Hey Hey non solo traccia chiaramente i caposaldi della filosofia rock, ma in qualche modo ne racconta con icastica efficacia anche la storia. Il verso “ The King is gone but is not forgotten / This is the story of Johnny Rotten “ riassume, meglio di qualsiasi saggio o enciclopedia di genere, trent’anni di rock. Il Re ( The King ) è ovviamente Elvis Presley, cioè la nascita e la diffusione del rock’ n’ roll, la grande tradizione americana. Ma ora c’è il Punk, bisogna narrare un’altra storia, la storia di Johnny Rotten, leader dei Sex Pistols. C’è una continuità fra le due grandi epopee che non può essere ignorata : da Elvis a Rotten, vecchi e nuovi eroi continuano a raccontarci  una favola rock che vive tanto nel ricordo di un passato imprescindibile quanto nei fermenti creativi ( e distruttivi ) della nascente leggenda punk ( a cui Neil Young guardava con estrema attenzione e entusiasmo ). 

My My Hey Hey ( Out Of The Blue ) che apre la prima facciata del live Rust Never Sleeps, viene riproposta in versione elettrica alla fine del disco, con il titolo modificato in Hey Hey My My ( Into The Black ). I due brani sono due facce della medesima medaglia, anche se nella versione elettrica il testo cambia leggermente. Quest’ultima canzone era stata pensata da Neil perché voleva che l’essenza del rock, quella debordante energia primitiva, fosse letteralmente “buttata addosso” agli spettatori dei concerti con un volume assordante. Per raggiungere questo risultato, la chitarra elettrica di Young, già abbondantemente distorta, venne dotata di un Octaver, un congegno chiamato anche Mu-Tron, in voga negli anni ’70, che consentiva di amplificare al massimo le distorsioni. L’effetto, ne converrà chiunque conosca il brano, è davvero inusuale, e viene difficile, per quanti tentativi mnemonici si facciano, ricordare un suono di chitarra più peso di questo. Per la cronaca, dopo l’uscita della canzone, il rocker canadese prenderà l’appelativo, universalmente riconosciuto, di Neil “ Forever “ Young.



 Blackswan, sabato 17/03/2012

24 commenti:

Euterpe ha detto...

Esistono gli inni nazionali e gli inni generazionali.
Qui Neil si è superato scrivendo un inno universale.

Elle ha detto...

Quando ho letto "per la cronaca" pensavo si fosse suicidato pure lui, invece no, finalmente ci offri la storia di uno che non solo non è morto, ma sarà giovane per sempre. Comunque adesso ho capito perché hai scelto questa frase per descriverti ;) (Forever young è una canzone, quindi non mi sono chiesta proprio nulla in proposito..)
La versione elettrica come gran finale mi piace :)

Granduca di Moletania ha detto...

Tipico di Neil; un'anima country e una rock, tirata all'inverosimile.
Forse non sarà un virtuoso della chitarra elettrica (se per virtuoso intendiamo uno che fa ululare le corde sulla tastiera), ma non si può certamente negare che abbia un suo stile inconfondibile.
E a me il suo stile piace. Inutile dire che preferisco la versione elettrica, che ritengo il punto più alto della sua carriera. Non c'è Heart of gold (per dirne solo una delle tante) che possa reggere il confronto con il trasporto di questo pezzo. E la distorsione legata ad un semplice giro armonico molto accattivante, aggiunge ruggine alla miscela esplosiva.
Un capolavoro.

Amico ti ringrazio e ti abbraccio.

Massi ha detto...

"Hey hey, my my Rock and roll can never die
There's more to the picture
Than meets the eye.
Hey hey, my my"
Gran pezzo, davvero un gran pezzo

Sandra M. ha detto...

Ogni volta qui...un po' mi esalto e un po' mi deprimo (ma non troppo)
Mi esalto perchè, santa paletta"che-bello-che-ho-vissuto-tutto-questo"
Mi deprimo un po'...perché "c'ho
'n'tà"!

giacy.nta ha detto...

Che bello leggerti! Lo faccio sempre avendo come sottofondo i brani che proponi. L'"accordo" è perfetto. :)

Arianna Marangonzin ha detto...

Semplicemente magnifico!!!!
Amo Neil!!!
Bacissimi.

Unknown ha detto...

Grande pezzo e grande post!! Fantastico!! E' sempre stato uno dei miei pezzi preferiti...da uno degli album preferiti...tanto che ho cercato di parlarne quasi un anno fa tra i primissimi post del mio blog! (http://theevilmonkeysrecords.blogspot.it/2011/08/musiche-parallele-neil-young-pt4-nuovi.html
/
)

Keep on Rockin'

Nella Crosiglia ha detto...

Senza parole...qualsiasi cosa aggiungessi a questo post , sarebbe sporcarlo, rovinarlo... Perfetto,ed anche per i pochi che non conoscono Young in poche parole se me deduce un ritratto autentico. Importantissima l'unione tra il rock ed il punk , denigrata da molti , ma essenziale per la storia della musica.... Non esiste Rocker puro che non abbia in qualche capillare una vena punk....E come sempre anche se mi ripeto..standing ovation... "capitano, o mio capitano!!!!!!"

MrJamesFord ha detto...

Pezzo gigantesco e splendido post, Black.
Neil Young rules.

Legolas Helda ha detto...

Ciao Black! Ottima descrizione di un personaggio che ha scritto pagine di storia della musica che rimarranno di certo indelebili per tanto tempo! Emozione e brividi nell'ascoltare il brano...semplicemente Grande!
Vita lunga e prospera caro amico mio!

George ha detto...

Immenso.

Galadriel ha detto...

Caro Nick! Mi sono persa tutto questo, seppure avevo vent'anni nel settanta! Ma in casa si ascoltava solo musica classica, operistica e jazz. Mi sono persa qualcosa...forse anche la mia giventù. Un abbraccio caro Nick sei sempre il meglio.

francesca ha detto...

... ma quanto amo e invidio tutta questa frenesia e ricerca che metti in ogni brano musicale o nelle vicende di ogni artista. Io,ultimamente,l'unico lusso sonoro che mi concedo è un assoluto silenzio,ne sento una necessità mostruosa ma invidio con tutta me stessa chi ascolta ad alto volume un assordante pezzo rock.
Francesca

La firma cangiante ha detto...

Bellissimo post che trasuda passione come l'ottima versione elettrica del brano.

Ezzelino da Romano ha detto...

Il post è magnifico, il brano pure, ma a me piace rompere i coglioni e quindi introduco un tema dissonante.
Meglio bruciare subito che consumarsi lentamente.
Sicuri?
E se invece la saggezza, lo scopo cui tendere, fosse proprio il contrario?
Imparare a consumarsi poco a poco, senza decadere e senza tradirsi?
Anche nella musica.
Vale più una rockstar che muore a 27 anni e diventa un mito anche (soprattutto?) perchè è morta giovane, o un artista che arriva a 60 anni e suona ancora, un po' più stanco, un po' meno sexy, ma vivo, e con le sue cicatrici bene in vista?
Idem nella vita, o nel calcio, che poi è la vita.
Io ero meglio a vent'anni, quando giocavo tre volte a settimana e segnavo tre gol a partita, o adesso che gioco quasi solo il lunedì sera, a volte non segno nemmeno, e il martedì mattina quando mi alzo dal letto sembro un centenario?
Quale delle due soluzioni è "forever young"?
Venghino signori, venghino, che il dibbattito è servito.

Elle ha detto...

Caro Ezzelino, io non mi ci vedo proprio a fare la stessa cosa per più di sei mesi di seguito, figurati fino a sessant'anni. Io brucerei il semestre, anche l'anno to', facendo una cosa che si conclude lì per poi passare a qualcos'altro, ricca di quell'esperienza, naturalmente. A vent'anni spaccavo molto meno di quanto non abbia poi fatto a ventisette. Adesso per certe cose sono più "vecchia" per altre sono nel pieno della mia giovinezza (e consapevole di ciò). A dieci anni avevo paura di morire, a diciannove speravo di morire, adesso mi sento come se la morte non esistesse, da domani potrei fare come se ogni giorno fosse l'ultimo.
Penso che young e forever young si comportino allo stesso modo: dipende da come uno si sente, e morire giovani o vivere (e suonare) a lungo per una rockstar non fa differenza, se fa musica di merda.

Fulvia ha detto...

Ci sono frasi che se ben interiorizzate diventano motti.
Ascoltando le due versioni preferisco la prima, un suono più pulito. Tra i pezzi di Neil Young Lotta love nella splendida interpretazione di Nicolet Larson..un gran bel pezzo.
Una buona giornata!

Holyriver ha detto...

Ci sono brani che hanno fatto la storia del rock.
Questo ne è un esempio.
Bel post.
A presto.

Adriano Maini ha detto...

Ma tu pensa se dovevano annullare all'ultimo quel suo concerto a Milano - primi anni '80 - per il quale mi ero preparato per tempo con un'accurata programmazione dei miei (di allora) tempi di lavoro ...

Unknown ha detto...

bellissimo articolo, complimenti

Unknown ha detto...

bellissimo articolo, complimenti

Blackswan ha detto...

@ Francesco : grazie di cuore :)

Unknown ha detto...

super