lunedì 2 luglio 2012

(IN)GIUSTIZIA

Ricevo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblico.

Patrizia Moretti merita la solidarietà e il rispetto di noi tutti.E' la madre di Federico Aldrovandi, il diciottenne morto sette anni fa dopo un pestaggio ad opera di quattro agenti di polizia ( con licenza di uccidere, aggiungerei ) che ovviamente nulla hanno a che fare coi tanti onesti servitori dello Stato che ogni giorno sono in trincea a rischiare la propria vita per la nostra sicurezza.
"Quattro schegge impazzite in preda a un delirio " li ha correttamente apostrofati il Procuratore Generale nel processo appena conclusosi in Corte di Cassazione, con la conferma della condanna definitiva a 3 anni e 6 mesi per
omicidio colposo. E qui casca l'asino, perchè la pena è in larga misura coperta da indulto e i quattro poliziotti, uno dei quali è una donna, sono attualmente in servizio.
Abbiamo scherzato,verrebbe da dire.
Proprio in questo momento si inserisce l'episodio che vale la pena di
raccontare.
La madre del ragazzo commentando la sentenza, ha comprensibilmente auspicato l'adozione di provvedimenti alternativi nei confronti dei quattro energumeni, mentre il Ministro dell'Interno, Annamaria Cancellieri, usando formule e locuzioni dubitative, ha differito ogni decisione a dopo la pubblicazione della sentenza.
Cosicchè uno dei quattro giustizieri, tale Paolo Forlani, ha pensato di affidare le proprie esternazioni a Facebook, etichettando la madre del ragazzo come "falsa e ipocrita", augurandosi che la stessa non possa "godersi" i soldi del
risarcimento ricevuto dallo stato italiano.
 
L'agente ha inoltre rincarato la dose, facendo riferirimento al " manuale del bravo genitore" , e precisando che " se  Patrizia Moretti avesse saputo fare la madre non avrebbe allevato un cucciolo di maiale ". La prevedibile conseguenza è stata una querela sporta dalla famiglia Aldrovandi, a cui sono seguite le scuse di un pentito Forlani che, con il capo cosparso di cenere, ne ha invocato il perdono, descrivendosi "sotto pressione" da
sette anni. Sette anni di pressione ? E che dire dei sette anni di dolore e di disperazione di una madre che sopravvive ad un figlio? Questo non è altro che l'ennesimo esempio di ordinaria ingiustizia che, purtroppo, ne evoca altri : Stefano Cucchi, Giuseppe Uva, Michele Ferrulli, la scuola Diaz nel 2001, tanto per citare i più noti.
Vite spezzate, vuoti a perdere accomunati da uno scarsa reazione di indignazione da parte dei media e, in primis, della politica ( basti ricordare per il caso Cucchi la dichiarazione delirante e piena di disprezzo dell'allora Ministro
Giovanardi : " Cucchi? Era un drogato e un anoressico " ).
Ma chi era Federico? Certamente non uno sbandato senza famiglia nè tantomeno uno scappato di casa. Aveva 18 anni,era un ragazzo come tanti con la passione per la musica e il karate. E' l'alba del 25 settembre del 2005 a Ferrara e dopo una serata passata con dei conoscenti, una pasticca gli è fatale. Non sappiamo molto di più. Fatto sta che Federico, di ritorno a casa, barcolla e lungo la strada percorsa a piedi si imbatte in una volante composta da quattro agenti che lo bloccano.Non ha con sè i documenti e le sue precarie condizioni psico fisiche, di certo,
non lo aiutano. A questo punto,la situazione degenera : calci, pugni e percosse con i manganelli gli procurano un trauma cranico e fratture di ogni tipo. Federico ormai sfigurato e ammanettato viene lasciato senza alcun soccorso a pancia in giù mentre il suo cellulare squilla ripetutamente. E' la madre che, in stato di ansia e in preda ai più atroci pensieri, lo sta cercando. Poi, finalmente, una voce risponde. E' quella di un poliziotto che con fare imperioso e sbrigativo informa la madre del rinvenimento del cellulare su una panchina e del fatto che sono in corso tutti gli accertamenti del caso. Di Federico e della sua agonia non riferisce alcun dettaglio.Solo alle 11 del mattino la polizia avvisa i genitori del decesso del ragazzo, e solo dopo la rimozione del cadavere. " Era meglio non vederlo in quello stato, signora". E ancora :" Tutto questo è successo perchè suo figlio era un tossico.Genitori sfortunati !", si giustifica un poliziotto. Il seguito di questa storia agghiacciante è un susseguirsi di manipolazioni della verità e di inquinamento di prove come, ad esempio, quando la polizia riferisce di essere accorsa sul luogo grazie ad una segnalazione di un abitante della zona turbato dagli schiamazzi di un ragazzo che ripetutamente batteva la
testa contro il muro, in preda ad un distruttivo autolesionismo.Peccato che le intercettazioni telefoniche ascoltate nel corso del dibattimento siano di diverso tenore e che i riscontri dei medici del Pronto Intervento siano incontrovertibili : basti pensare che la furia della violenza è stata tale da determinare la rottura dei manganelli adoperati.
Alcune riflessioni si imporngono. In Italia,la tortura non è reato e la conseguenza è l'impunità per i torturatori.
 
Il nostro paese si è dimostrato, anche in questo caso, il fanalino di coda in tema di tutela dei diritti umani : per ben 25 anni siamo inadempienti rispetto a quanto è stato richiesto dalla Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, convenzione che il nostro paese ha, peraltro,ratificato. L'impegno assunto consisteva nella previsione del crimine della tortura all'interno del nostro sistema giuridico. Ad oggi, infatti, il nostro ordinamento non ha inquadrato la tortura come fattispecie di reato e quindi casi di ordinaria violenza come quello di Federico non potranno che moltiplicarsi, anche perchè è fin troppo chiaro che il tema non riscuota sufficiente interesse da parte di quasi tutta la classe politica.  mi pare di avere percepito, fino ad ora,  un seppur flebile segnale di indignazione
da parte dell'opinione pubblica e dei media in genere. Solo i giornali hanno riportato la notizia, per dovere di cronaca ma senza accenni di condanna.Questa indifferenza che, forse ancora più dell'odio, è il peggiore crimine che si possa commettere nei confronti dei nostri simili, sgomenta profondamente perchè emblematica della desertificazione dei rapporti umani, dello svuotamento di ideali e  del crescente disconoscimento dei
valori in cui versa la nostra società.Con profonda amarezza penso che non ci resti altro strumento a disposizione se
non quello di lottare individualmente per continuare a far sentire la nostra voce.
Qualcuno, si spera, prima o poi ci ascolterà.

Cleopatra, lunedì 02/07/2012   


Questa è la canzone che Giorgio Canali ha dedicato al povero Federico.

10 commenti:

mr.Hyde ha detto...

Vi ringrazio per aver pubblicato questa testimonianza, dei cui risvolti su Facebook avevo sentito parlare ultimamente..Sono indignato e rattristato per tanta violenza e nessuna giustizia..

Nella Crosiglia ha detto...

Non si hanno parole adeguate per questi misfatti, perchè tali sono.. Che orrore, che infamità..in quale mondo....Ci sarebbbero mille commenti da fare , ma tutto il post è una testimonianza di queste brutture che spessissimo siamo costretti a vivere!

Lorenzo ha detto...

Tutto giusto ma Cleopatra se usava i geroglifici ci avrebbe messo sei anni a scrivere questo pezzo che ha un retrogusto di "Maquantoscrivobene!"
Cito ad esempio:
"Questa indifferenza che, forse ancora più dell'odio, è il peggiore crimine che si possa commettere nei confronti dei nostri simili, sgomenta profondamente perchè emblematica della desertificazione dei rapporti umani, dello svuotamento di ideali e del crescente disconoscimento dei
valori in cui versa la nostra società."
Da "sgomenta" in poi tutte parole che non aggiungono nulla.

Cirano ha detto...

purtroppo dopo Genova 2001 io non riesco più a definirle mele marce!!

m4ry ha detto...

C'è solo da rabbrividire. Lo stato si è reso complice di questo omicidio. Come si fa a tutelare 4 "cvhjkdks" ( non riesco a trovare un termine per definirli "degnamente ) che in nome dello stato sono stati capaci di commettere una cosa simile, perché non dimentichiamocelo, soggetti così, agiscono per "tutelare la sicurezza pubblica" ! I nostri telegiornali preferiscono parlare di cazzate. Evidentemente, la realtà, interessa ormai solo a pochi. Sono indignata e schifata. Per la vicenda, per il tipo di pena ( assurda!! ), per i commenti su facebook, per la reazione della nostra cara ministra..e per tutto. E' inutile, il mondo gira al contrario, e pagano sempre gli stessi. Un ragazzo di 18 anni non c'è più per lo sfizio di chi, quella sera, pur indossando una divisa, invece di aiutare un essere umano in seria difficoltà, ha deciso di divertirsi con il primo malcapitato unicamente per scaricare le proprie frustrazioni.

Ezzelino da Romano ha detto...

Eppure cambiare si può.
A Milano, il vigile urbano che ha sparato al cileno al Parco Lambro faceva parte di una sorta di corpo speciale incaricato proprio dell'ordine pubblico.
Dopo il fattaccio, Pisapia ha svolto una breve istruttoria, ha stabilito che questi tizi erano troppo ed inutilmente brutali ed ha sciolto il repartino speciale.
Finita lì.
Perchè con la Polizia non si riesce mai a trovare un colpevole?
Perchè sono omertosi, si coprono l'un l'altro in nome di un malinteso spirito di corpo e coltivano il mito della falange macedone o romnana, basta andare sui loro siti non istituzionali per rendersene conto.
C'è da avere paura, bisogna stare attenti a queste persone.
Il povero Aldrovandi non lo è stato, forse non era in grado di esserlo, ed è morto.

Adriano Maini ha detto...

Un contributo di alta densità civile e umana!

Blackswan ha detto...

Grazie Cleopatra per il bel post. Scritto bene e ricco di spunti.Soprattutto, ciò che importa davvero, è ricordare, non mollare mai la presa, stare sempre sul pezzo.Se aspettiamo le istituzioni, stiamo freschi.E'solo la società civile che può cambiare le cose.

Ernest ha detto...

tutto davvero allucinante!

Lady Left ha detto...

Io sto invecchiando, non c'è dubbio. Ero già a conoscenza di questa storia e dei suoi ultimi risvolti, ma leggendo un paio di lacrime sono scese lo stesso...grazie per aver contribuito a far conoscere questa storia, troppo spesso ignorata dai media.