venerdì 9 novembre 2012

ROCK PILLS



ADRIAN CROWLEY - I SEE THREE BIRDS FLYING
Genere : Alt Folk
Irlandese, in attività dal 1999, Adrian Crowley arriva al suo sesto album in studio senza deludere le aspettative create con i suoi precedenti lavori. Piace, pur senza stupire, questo folk intimista che si muove lento ai margini della notte e si veste di una trattenuta malinconia.Merito di un pugno di canzoni arrangiate elegantemente tra contrappunti d'archi e sinuose digressioni elettriche, e di una voce profonda, da crooner, capace di sciogliere il sangue nelle vene. Tra Fink e Nick Drake, con accenti più crepuscolari che ricordano i The National, I See Three Birds Flying  centra il bersaglio soprattutto grazie a un paio di struggenti ballate quali The Saddest Song a At The Starlight Hotel.
Voto : 7-
RYAN BINGHAM - TOMORROWLAND
Genere : Rock, Americana

Dopo aver rilasciato un disco intenso e sanguigno come Mescalito ( 2007 ), era inevitabile che a Ryan Bingham cambiasse la vita. Il successo, una maggiore considerazione negli ambienti che contano e un premio Oscar alla miglior canzone, nel 2009, per The Weary Kind, prodotta da T. Bone Burnett e contenuta nella colonna sonora di Crazy Heart. Oggi, il buon Ryan torna a incidere un disco che cerca strade diverse : c'è il country, ci sono le radici, ma c'è soprattutto un rock, energico e sanguigno, che spesso somiglia un pò troppo a quello di Springsteen. Così, al fascino surriscaldato del deserto si sostituisce quello della metropoli, e i conti, è triste dirlo, non tornano. Le tredici canzoni di Tomorrowland infatti suonano bene ma suonano come già sentite, e alla fine del disco, sono pochi i momenti che si lasciano ricordare.
VOTO : 6
THE JIM JONES REVUE - THE SAVAGE HEART
Genere : Garage / Blues / Punk Rock

Filava a cento all'ora, Jim Jones, sgommando su una Cadillac Eldorado del '56 e lasciandosi dietro una scia acre che puzzava di benzina, garage e rock'n'roll. Pianoforti presi lettteralmente a martellate, chitarre strapazzate e distorte, voci urlate e un suono gracchiante e vintage che spaventava i timpani. L'impressione che si prova ascoltando The Savage Heart è che quel balordo di uno scavezzacollo abbia abbassato il quantitativo di anfetamine nel sangue e stia cercando di mettere un pò la testa a posto. Niente di particolarmente eclatante, ci mancherebbe: Jim Jones picchia ancora duro e continua a fondere il punk al rock che fu di Little Richards e Jerry Lee Lewis. Però, il suono si è fatto più consapevole ( che palle ! ), le canzoni meno adrenaliniche e più ragionate e la cattiveria sembra più di facciata piuttosto che figlia di un sacro furore. Il risultato finale è un disco così così, moscio come un petardo con il silenziatore.
VOTO : 5,5




Blackswan, giovedì 08/11/2012

3 commenti:

Elle ha detto...

Ci voleva Adrian per iniziare l’inverno freddo sotto le coperte morbidose; è anche un po’ natalizia, questa canzone, dal minuto 2:16 più o meno iniziano i buoni propositi. E la copertina è come guardare avanti lo spazio infinito che ci aspetta, protetti dal cielo coperto, o come guardarsi indietro e scoprire di essersi lasciati tutto alle spalle.
Ryan ha una voce troppo roca per questa musica, ma accompagna ugualmente bene una fredda giornata invernale come questa, sulla neve lo vedrei bene, e la copertina lo conferma: si sente e si vede subito che lui c’è stato, tra l’autunno e l’inverno. E che non gli dispiace affatto.
Probabilmente se Jim Jones avesse fatto un altro album di fuoco, sarebbe sembrato ripetitivo, uno che vuole attingere per sempre alla stessa fonte, finché la esaurisce. Invece così getta materiale un po’diverso al fuoco, mantenendolo vivo e alimentando la fonte. E hanno fatto la copertina che completa il quadro: l’inverno in città, fuori dalla zona industriale fredda e grigia, perché la vita non è solo natura incontaminata e sole.
Tre grazie a te da parte mia :)

Irriverent Escapade ha detto...

Certo che è proprio vero che le sensazioni che la musica infonde, cambiano a seconda del.mood che abbiamo durante l'ascolto...
Mentre ascoltavo (e ahimè, guardavo il video) di Adrian Crowley, ho superato "l'effetto Fay" e mi sono ingoiata tre cioccolatini, uno dietro l'altro, per scacciare l'incombente senso di depressione. Se avessi continuato ad ascoltare il testo, avrei potuto strafogarmi un vaso magnum di nutella in due secondi netti...gosh.
Bingham non è proprio quello di Mescalito (oh yeah, celo, Black !!), passa via abbastanza liscio peró, almeno si lascia ascoltare senza far venire brutti pensieri :-)
Infine Jim Jones Revue. Sai cosa ti dico? Jones stará invecchiando (eh eh eh) o tentando di dusintossicarsi, sará poco adrenalinico e piú ragionato ma almeno è ancora vivo e mi ha riacceso un po' alla fine di questa lunghisssssima settimana di passione (accidenti a voi :-P )
PS meraviglia il petardo con il silenziatore: me la lasci in cambio di quella di Woodstock?

Arte e design ha detto...

Dal basso della mia insipienza, sono contenta di essere approdata qui. Imparo. Taccio e imparo.