mercoledì 27 marzo 2013

JOHNNY MARR - THE MESSENGER

Chi ha vissuto in prima persona gli anni '80 sa perfettamente quale tributo di riconoscenza sia dovuto alla musica degli Smiths. Loro erano una sorta di enclave, un presidio chitarristico che difendeva il pop-rock di razza dagli attacchi dell'incontenibile tsunami synth. Ovunque ti girassi, ti piovevano addosso quintali di pattume, però sapevi con certezza che le loro canzoni erano un'ancora di salvezza, un approdo sicuro dove riposare le orecchie dopo tanta perniciosissima musica di plastica. La voce monocorde e cantilenante di Morrissey a declinare testi ricchi di riferimenti colti, un impegno socio politico su tutti i temi scottanti dell'epoca (governo Thatcher, Falkland, minatori, diritti dei gay) e soprattutto la chitarra di Johnny Marr. Un simbolo, un marchio di fabbrica, e soprattutto un suono, che successivamente schiere di giovani rocker hanno cercato di riprodurre ed emulare. Chiusa l'avventura con gli Smiths (1987), Marr ha iniziato a girovagare, alla ricerca di una nuova casa che accogliesse i colori byrdsiani dei suoi riff : prima i The The, quindi gli Electronic in condominio con Bernard Sumner dei New Order (recuperatevi il loro favoloso primo album), poi una sfilza di collaborazioni come sessionista (Billy Bragg, Bryan Ferry, Talking Heads,etc), il progetto degli Healers (con Zack Starkey), abortito dopo solo un album, e per finire, dal 2006, l'avventura americana con i Modest Mouse. Non c'è da stupirsi, quindi, che dopo un così lungo vagabondare, Marr, all'alba dei suoi primi cinquant'anni, abbia deciso di provarci da solo, in totale autonomia, dando libero sfogo alla creatività senza più il filtro protettivo di un progetto condiviso con altri. 

Immagino che di fronte a questo esordio, i vecchi fans della band mancuniana abbiano coltivato la speranza di un ritorno al passato, come se quei venticinque anni dallo scioglimento degli Smiths non fossero mai trascorsi. Sarebbe però ingeneroso pretendere che Marr rifaccia il verso all'età dell'oro di quell'antica militanza: se il suono della sua chitarra è ancora inconfondibile e se certe canzoni (European Me su tutte) sembrano outtakes di Meat Is Murder, è anche vero che le esperienze maturate hanno cambiato non solo l'ordine degli addendi ma anche il risultato finale. Nelle dodici canzoni di The Messenger si sentono certamente gli Smiths, ma ci sono poi zampate rock, sentori funk, riflessi di pop elettronico e una concezione brit-pop che suona incredibilmente moderna. Ed è una piacevole sorpresa che, a fronte della ricchezza della proposta, Marr riesca a non perdere mai la rotta, allestendo una produzione sapiente che trasmette un convincente senso di omogeneità. Nessun brano del disco è però realmente imprescindibile, eppure per contro nessuno è privo di personalità e appeal, tanto che Lockdown, Generate! Generate! e New Town Velocity contagiano l'ascolto ripetuto. Peccato solo che la voce un pò ingessata di Marr sacrifichi lo slancio di alcune composizioni (l'iniziale The Right Thing Right) e non sia all'altezza di una chitarra che è invece ancora in grado di insegnare a chiunque come si costruisce e si suona un riff. Sarebbe davvero troppo però pretendere la perfezione : in fin dei conti sempre di un disco d'esordio si tratta.

VOTO : 6,5
Blackswan, 27/03/2013

12 commenti:

Cirano ha detto...

chitarra straordinaria, come gli scazzi con Morrisey che sono costati la vita agli Smiths. Peccato avevano ancora molto da dire.

Badit ha detto...

verissimo..nello tsunami di plastica degli anni '80 questa chitarra straordinaria e inconfondibile era un sollievo

Fulvia ha detto...

Ed è giusto che cambi. Il suono è perfetto!

m4ry ha detto...

Io mi ci sono imbattuta per caso, e infatti, se ricordi, sotto ad un commento ti avevo lasciato il link a questo video. Con The messenger per me è stato amore al primo ascolto, mi si è infilata nelle orecchie e ho cominciato a canticchiarla fin da subito. Nel complesso è un disco che mi piace e che ascolto sempre molto volentieri. Gli Smith, a mio avviso, avevano sonorità "più dolci"..
Buona serata :)

Lapattipeppa ha detto...

Grazie per avermi dato della fortissima. Anche io ti trovo forte. :) Spero però che dopo questo post non cambierai idea. Allora...premetto che non ho sentito il disco. Ho ascoltato la traccia che hai postato e diciamo cheee l'ho trovato moltoooo....la parola che mi viene meglio è insipido. Però sempre meglio del duocopia di SimonGarfunkel.

Elle ha detto...

Nonostante abbia un debole solo per la musica, stavolta cedo alla voce, di Marr fanne quello che vuoi, io mi tengo Morrissey: la sua voce vale come strumento musicale.

Euterpe ha detto...

non sono mai stato un super fan degli Smiths anche se apprezzo molte cose loro.
Il brano che hai postato cmq mi piace davvero, pur non essendo super innovativo.
Very Good!

Ezzelino da Romano ha detto...

L'amico Black già conosce la mia posizione al riguardo e quindi non se la prenderà, spero, se ribadisco che gli Smiths mi hanno sempre dato l'orticaria e che all'epoca mi divertivo ad immaginare Morrissey inseguito da Lemmy Kilmister dei Motorhead che lo voleva menare...

Unknown ha detto...

"Ovunque ti girassi, ti piovevano addosso quintali di pattume, però sapevi con certezza che le loro canzoni erano un'ancora di salvezza, un approdo sicuro dove riposare le orecchie dopo tanta perniciosissima musica di plastica"

Riflessione davvero molto interessante nel suo complesso, ma questa affermazione è opinabile. Al di là dei gusti non si può fare di tutta l'erba un fascio. E' vero che negli Eighties (come in ogni periodo storico) c'era tanta munnezza, ma è altrettanto vero che dagli Stati Uniti e dal Canada sono nati una serie di grandiose bands AOR/Westcoast (leggasi Toto, Survivor, ma anche realtà "minori" ma eccelse come Airplay, I-Ten, Boulevard e Beau Geste) composte da songwriters eccellenti capaci di saper scrivere un riff magnetico, un bridge da capogiro ed un chorus in grado di spedirti su un altro pianeta. Gli Smiths non mi hanno mai detto granché, ma qualche pezzo di Morrissey solista lascia senza fiato...

Irriverent Escapade ha detto...

Seguivo gli Smiths e ho seguito sia Morrissey sia Marr dopo il divorzio. Con alti e con bassi. Morrisey, dopo un po' mi stufa e Marr mi ha sempre divertito nel suo essere apolide, nel suo continuo ricercare un approdo sicuro dopo gli Smiths. L'esordio solista mi fa pensare ad una sorta di "ultima spiaggia" ma chissá non abbia trovato il suo " buen retiro"...

Irriverent Escapade ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Adriano Maini ha detto...

Ed io qui da te arricchisco la mia personale enciclopedia di musica!
P.S.
Prima che mi scordo... Buona Pasqua!