martedì 9 aprile 2013

CLAUDIO GENTILE E IL LANCIO DELLA CIABATTA



Avete presente la marcatura di Gentile su Maradona in Italia - Argentina durante i Mondiali di Spagna del 1982 ? Chi ha buona memoria non può certo dimenticare quella collezione di spinte, trattenute, scivolate, randellate, gomitate, strattonate, artigliate, pestoni, calcioni, scarpate e tacchettate che ci regalò una memorabile vittoria e fece assurgere il coriaceo difensore nel ristretto novero dei giocatori più rudi di tutti i tempi. Un'altra epoca, un altro mondo, un altro sport. Oggi, quel calcio è morto definitivamente, e una simile marcatura, che superava abbondantemente i confini dell’intimidazione fisica, non è più possibile. Se quella partita si rigiocasse domani, Claudio Gentile, combattivo italiano delle colonie, starebbe in campo, a essere ottimisti, non più di dieci minuti. Invece, in quell'occasione, fu solo ammonito e la nazionale italiana passò alla storia per un’impresa che ricordava molto da vicino la vittoria di Davide contro Golia. 
Sono consapevole che questo amarcord spagnolo potrebbe spiazzare il lettore e far pensare a un racconto che abbia come oggetto la passione per il calcio. Invece, è solo un escamotage per introdurre un discorso che ha a che fare con l'arte pedatoria come i cavoli con la merenda. Infatti, strano a dirsi, per un bizzarro affastellarsi di pensieri, Gentile mi torna in mente ogni volta che ripenso a mia madre e al modo, tutto particolare, che aveva di impartire l’educazione ai figli. 
Il decennio che va dalla seconda metà degli anni '70 alla prima metà degli anni '80, è stato per me, come per tutti i ragazzini della mia età, il tempo dell'irragionevolezza e dell'eseburanza, quel periodo cioè della (pre)adolescenza, in cui si vive un pò a casaccio, trascinati dall'istinto e inconsapevoli di regole e limiti. Tutti quelli che mi sono coetani sanno bene che c'è un abisso tra come noi siamo stati tirati su rispetto a come vengono cresciute oggi le nuove generazioni. Se gli anni '00 sono il tempo della carota, allora invece si usava prevalentemente il bastone, tanto che al confronto con quella ricevuta da noi in quegli anni, l’Educazione Siberiana di cui racconta Lilin si ridimensiona al livello di un corso di aggiornamento per sollevatori di stuzzicadenti.
TEPPISTA IN PECTORE
 
I nostri genitori, chi più chi meno, tendenzialmente menavano di brutto, e lo facevano, peraltro, senza porsi troppi problemi. Oggi (ecco il perché del paragone con Claudio Gentile), un certo modo di educare i figli non è più possibile e al primo ceffone che parte, ti ritrovi davanti alla porta, rigorosamente in quest’ordine : Carabinieri, Telefono Azzurro, Servizi Sociali e Protezione Civile. Ma una trentina d’anni fa, se qualcuno soltanto provava a metterci becco, si beccava un mattarello in testa o un diretto sul muso, con tanto di plauso accademico. Nello stesso modo, se adesso una maestra o un allenatore o un qualsiasi adulto in veste di educatore prova, non dico ad alzare un dito, ma solo la voce verso un ragazzino impertinente, è molto facile che finisca, in men che non si dica, sulle prime pagine di tutti i quotidiani nazionali. Mi ricordo, invece, che da piccolo, se ti beccavi uno schiaffone o una bacchettata da una maestra a cui avevi spappolato le palle tutta la mattina, quando tornavi a casa era matematico che ti arrivava anche il resto. Anzi, il doppio. Che fosse meglio o peggio non sta me a dirlo, né è mia volontà aprire un dibattito di sociologia spicciola sul fenomeno. Per quanto mi riguarda, di sganassoni, ceffoni e coppini ne ho presi un sacco e una sporta, e con molta probabilità mi sono stati utili a raddrizzare la schiena e a essere un po’ meno cialtrone : oggi, infatti, conosco le regole della buona educazione, mangio con le posate, non commetto reati e posso vantarmi di non aver mai votato PDL. E tutto ciò grazie soprattutto all'antico riflesso pavloviano "cazzata = sberla" che ancora tiene a freno la parte più recalcitrante della mia indole.


In famiglia, i sistemi coercitivi venivano messi in atto da mia madre. Mio padre si limitava a intervenire, talvolta, nei casi davvero gravi (vandalismo, risse, furti) e solo raramente con l’uso della forza fisica. Si avvantaggiava più che altro del mio stato di soggezione cronica nei suoi confronti, una sorta di timore (rectius: terrore) reverenziale, in virtù del quale bastava uno sguardo in tralice o un’increspatura nel tono della voce per farmi rigar dritto come un fuso. D’altra parte, la presenza di mio padre in famiglia era una rarità come il passaggio della cometa di Halley o l’Inter che vince la Champions, e questo distacco rafforzava non poco l’efficacia intimidatoria dei suoi interventi. Quale severo deus ex machina, Lui interveniva da lontano per mettere ordine nel caos famigliare generato dai figli: scendeva fra noi comuni mortali e dispensava punizioni e ramanzine con lo sguardo altero e infastidito di chi è stato inopinatamente sottratto alle proprie attività divine e costretto a occuparsi delle misere vicende umane. La percezione della sua estraneità rispetto al contesto generava un panico primigenio, perchè non sapevi mai che cosa aspettarti realmente e l'unica certezza erano i cazzi amari che cominciavano a volare a bassa quota. Allora, quando mia madre pronunciava la fatica frase "lo dico a tuo padre " (non papà, ma padre, rafforzativo), sapevi con esattezza che le cose si stavano mettendo molto male e che solo una parola in più, fosse un bì o un bà o la più blanda delle interiezioni, avrebbe fatto precipitare la situazione verso il baratro dell’irreversibile. Dal canto suo, mia mamma menava che era un piacere vederla. Era buona e d’animo gentile, ma siccome si trovava ad affronatre da sola la gestione di due bambini (di cui uno, il sottoscritto, un vero beduino senza arte né parte), se urla, pistolotti e minacce non avevano effetto, si trasformava nel braccio violento della legge. Senza pistola e distintivo, ovviamente. La specialità della donna infatti consisteva nel lancio della ciabatta, disciplina praticata però nelle versione estrema del lancio dello zoccolo. Raggiunto il climax della colluttazione verbale (cosa che si verificava a volte sul luogo del misfatto, e più spesso in cucina, vero e proprio campo di battaglia di ogni disputa famigliare) con mossa felina, mamma portava la mano verso il piede, si sfilava un Dr.Scholl bianco da un chilo e tre etti e iniziava a mulinare il braccio. A quel punto, o accettavo inerte il supplizio (tre o quattro colpi ben assestati sul culo), oppure mi davo alla fuga e imboccavo il lungo corridoio che portava alla mia cameretta, enclave in cui avrei trovato una, quantomeno temporanea, salvezza. Eppure, nonostante mi producessi sempre in uno scatto da centometrista, ero comunque consapevole che sarei stato abbattuto : mia madre era in grado di colpire una mosca a cento metri di distanza e quei cazzo di zoccoli, ne sono certo, erano telecomandati, riuscivano a intercettarti anche dietro gli angoli. Altro strumento coercitivo, utilizzato soprattutto di sabato, giorno dedicato alla pulizia della casa, era il battipanni. 

Non un battipanni qualunque, ma un arnese tramandato di madre in figlia, di generazione in generazione, solido e robusto come un randello, che credo peraltro fosse l’unico esemplare al mondo costruito con massello di noce intrecciata. Due vergate con quella mezza clava e ti rimanevano le chiappe a dindarella per almeno una settimana. Mia madre, tuttavia, come un marines addestrato alla sopravvivenza nella giungla vietnamita, ci sapeva fare benissimo anche a mani nude, dimostrando una destrezza e un’abilità nel corpo a corpo davvero inusitate per una donnina di un metro e sessanta per cinquanta chili. Schiaffoni a cinque dita, presa da lotta greco romana con conseguente atterramento (in gergo si chiama german suplex), morsi, tirate di capelli e un micidiale cognacchino o vecchietta (ginocchiata sul bicipite femorale) che ti lasciava senza fiato per un paio d’ore.
Se da un lato i metodi di correzione superavano abbondantemente i confini di ciò che oggi riteniamo appropriato e lecito, ed erano figli di una concezione, per così dire arcaica, dell’educazione, dall’altro (l’ho capito solo con gli anni) era difficile dare torto a una povera donna che aveva a che fare con un farabutto fatto e finito. Inconcludente, ribelle, disordinato, bastian contrario de ‘sta ceppa, attaccabrighe e bigiatore di professione, là dove si perpetrava una minchiata, io c’ero. E vi assicuro che di puttanate ne ho fatte davvero tante e di ogni forma e colore. Scappavo di casa per ogni nonnulla e godevo un mondo a farlo; mi nascondevo, con disarmante metodicità, nei famigerati sotterranei del condominio in cui abitavo (una sorta di labirinto infestato dai topi e, si diceva, anche da oscure presenze), sparendo per ore alla vista dei miei; mi picchiavo quotidianamente per futilità e quasi sempre con ragazzini più grandi di me (tagli, lividi, ammaccature e denti sbrecciati erano all’ordine del giorno); facevo "il succhio" ai motorini e usavo la miscela per appiccare incendi; scendevo cinque rampe di scale in piedi sullo skate-board per fare il fico con gli amici; mi arrampicavo sugli alberi e poi mi buttavo giù con una busta dell’immondizia aperta a mò di paracadute; giocavo a pallone in mezzo alla strada e dribblavo le auto per sprezzo del pericolo; e di solito, per non farmi mancare proprio nulla, palleggiavo in salotto con il pallone di cuoio e le scarpette a tredici (a casa mia si girava solo in pattine, pena la fustigazione su pubblica piazza).
TEPPISTA IN AZIONE
 
Una volta, ho anche rubato al supermercato e quando mia mamma mi ha scoperto, mi ha afferrato per un orecchio e tirandomi così per un chilometro, mi ha riportato al negozio a restituire la refurtiva. Ero una vera teppa, insomma, e le botte e le punizioni che ho ricevuto, oggi sono felice che sia stato così, me le sono meritate tutte, dalla prima all’ultima. Ho poi continuato a fare cazzate anche diventato più grandicello, ma a quel punto, nonostante l'indole battagliera della mamma, ero ormai troppo grosso per poter soccombere. Ricordo che l'ultima zoccolata l’ho ricevuta a quindici anni per una storia di gavettoni e reciproche vendette con un vicino di casa che mi stava sul cazzo, mentre l’ultima sberla mi è arrivata a diciotto. Questa, però, la schivai, e mia madre si ruppe la mano sulla testiera del letto. Ancora oggi mi pento così tanto di aver evitato quel ceffone, che se potessi tornare indietro, mi prenderei a schiaffi da solo. 


Blackswan, martedì 09/04/2013

25 commenti:

Badit ha detto...

Perfetto il paragone con la marcatura di Gentile.Da figlio unico,non ho mai ricevuto un schiaffo da mia madre,qualche sua "minaccia"..ma scoppiavamo a ridere..quando ero piccolo mio padre(presente-assente)dopo le mie infinite "marachelle" cercava di inseguirmi con la cinta, spesso vanamente...quando lo fece con i miei 18-20 anni si prese un calcio dove a noi maschietti fa più male e di questo non finirò mai di pentirmi

S. ha detto...

mi hai fatto ridere tanto, grazie Nick, anche se sembravi un tale angioletto...io non ho vissuto tutto questo, e adoro i racconti sui ricordi d' infanzia...grazie ancora :) ciao

Irriverent Escapade ha detto...

E ne hai prese troppo poche da piccolo....(mi sono giocata subito il jolly: se fossimo su fb sai che pioggia di pollici alzati arriverebbe a questa affermazione :-)
Avendo giusti giusti quel paio di mesetti in piú di te ed essendo stata una giovane canaglia con attitudini alla teppistaggine sono cresciuta con lo stesso tenore di sberloni et affini...
La piccola Belva ha finito a tre anni di minacciare chiamate al telefono Azzurro, cresciuta con l'ombra non solo di Claudio Gentile ma anche di Beppe Furino, Paolino di Canio e a Paulo Montero, ha fatto la cosa piú saggia: è diventata Gobba :-P

Femmina Gaudente ha detto...

io di mazzate ne ho prese e anche tante... Essendo l'ultima di 5 i miei alla fine avevano esaurito le parole disponibili. Aggiungo anche di averne prese un tot da sorelle e fratelli maggiori etc etc..

Post strepitoso ho riso come una iena.

FG

Elle ha detto...

I miei, a scanso d'equivoci, alla maestra dicevano "la picchi pure se serve". Mio padre al contrario del tuo era sin troppo presente, ancora un po' e mi sceglieva lui pure gli assorbenti, i miei "fatti i cazzi tuoi" a fior di labbra non si contano. Condivido battipanni e ciabatta, rispettivamente da parte di padre e di madre, con una ciabatta mia madre mi ha fatto definitivamente cadere l'ultimo dente da latte, il più resistente.
Non volevi esprimere un parere sociologico-educativo, però una cosa in tal senso l'hai detta, ed io mi trovo d'accordo: ti sei meritato tutte le sberle prese; è questo che fa la differenza tra una buona educazione ed una cattiva.
E che ne hai prese tante si vede: guarda come ti sei ridotto!

Haldeyde ha detto...

Un post simpaticissimo! Devo dire che io fortunatamente ne ho prese poche, ma alla foto dello zoccolo bianco mi sono commosso: anche mia madre tirava i Dr.Scholl's, ma rossi fuoco.
Che dire: mia moglie fa la maestra e rischia la denuncia ogni volta che alza la voce. Figuriamoci se mollasse gli sberloni che tirava la mia maestra delle elementari....

mr.Hyde ha detto...

Sono assolutamente d'accordo con te sulla prima parte. Ed in generale è diventato tutto così esagerato e complicato..
Il resto è divertente e commovente e mi ricorda tante situazioni che ho vissuto anch'io. A proposito di padri, noi siamo cinque fratelli, io il penultimo, pero' quelli che ne hanno prese tante di santa ragione sono stati i primi tre. Agli ultimi due è andata bene,anche perchè mio padre era ormai piu' maturo e saggio e anche stanco..

Offhegoes ha detto...

Divertente :) non ho preso zoccolate ma si battipannate a go-go ( avevamo lo stesso modello noce...duro come il nervo di bue.....).... Ed una volta pure un paio di randellate sulle gambe....non posso raccontare il misfatto...non e' ancora caduto in prescrizione.....;)))))
Abrazo

Ezzelino da Romano ha detto...

Post stupendo, e da condividere al 101% sul delirio al quale tocca assistere se qualcuno osa toccare i cuccioli di oggi.
Io dai miei, tolte le sberle sul culo da piccolissimo, non ne ho prese mai.
Ero bravo ad occultare le mie devianze.
Tranne una volta.
Ero già alle superiori, ed è venuta fuori una discussione impiccata con mia madre che mi accusava di non studiare un cazzo.
In effetti ero passato dalla consueta triade di 8 in italiano-greco-latino ad un 7 e mezzo in latino, e questo faceva chiaramente intravvedere alla poverina un mio futuro allo zoo di Berlino in compagnia di Cristiana F.
Il mio errore fu di alzare la mano (non per colpirla ma per farle capire che aveva rotto il cazzo) e di farlo nel preciso istante in cui rientrava mio padre.
Il quale non era alto (già allora mi rendeva un bel 10 cm abbondanti) nè grosso (diciamo 85 kg con la panza), ma era stato un buon pugile.
Mi è arrivato un ceffone sull'orecchio e mi sono trovato a piroettare sulle punte in mezzo al corridoio, mentre il genitore sibilava "Sparisci che è meglio".
Non so dire se la cosa mi abbia in qualche modo giovato, ma so che negli anni a seguire in ambito famigliare tra ex moglie e figlio ho tirato solo due sberle in vita mia.
E in entrambi i casi mi sarei mozzato la mano da solo un attimo dopo.
Con la mia ex moglie non ho fatto in tempo a fare pace perchè di lì a non molto ci siamo separati (peraltro mantenendo ottimi rapporti).
A mio figlio ho regalato parecchia roba.
E ora che è grande e grosso, quando mi fa incazzare con la sua supponenza da diciassettenne sotuttoio, gli sibilo "Sparisci".
Sperando che lo faccia, perchè non sono mica sicuro che riuscirei ancora a menarlo.

Ezzelino da Romano ha detto...

Ah, per inciso,
Gentile e quelli come lui sono quelli che talvolta mi fanno odiare il calcio.
Le marcature strette e combattive ci stanno, ma la sua era una marcatura sleale e sistematicamente scorretta, che avrebbe meritato sempre il rosso dopo dieci minuti.
In Italia la faceva franca per via della maglia che indossava.
Ai mondiali l'ha fatta franca non si sa perchè e gioiamone tutti sotto il tricolore, ma cazzo che vergogna un uomo così in campo.

Adriano Maini ha detto...

Una plastica prosa che sottolinea aspetti di vita vissuta, sui quali sospendo come te il giudizio, ma che credevo più tipici degli anni '50 della mia infanzia.

Blackswan ha detto...

@ Badit : mi è sempre mancata l'ebbrezza della cinta...mi sa che faceva malino :)

@ S. : lo scopo è proprio quello di far due risate insieme condividendo i ricordi :)

@ Irriverent : Ne ho prese abbastanza, fidati :) Comunque, davvero dei begli esempi Di Canio e Montero...personcine perbene :P

@ FG : allora,stavi peggio di me, se t'arrivavano le mazzate pure dei fratelli :)

@ Elle : e hai perfettamente ragione: mi hanno ridotto uno straccio :)

@ Haldeyde : e infatti...in quegli anni anche le maestre non si facevano scrupoli. La mia era un incubo : una mezza cazzata e partiva di coppini. Per non parlare delle ore passate dietro la lavagna: mi sarei potuto laureare :)

@ Mr Hyde : un bel colpo di culo. Lo stesso avuto dalla mia sorellina. Che era anche più brava di me. Ma ormai i miei il meglio lo avevano dato al sottoscritto :)

@ Offhegoes : Quasi dimenticavo lo scacciamosche sui polpacci...un dolore assurdo :)

@ Ezzelino : minchia, ma con quei voti lì, a casa mia ti adottavano subito ! Io avevo la triade dei 4 : matematica, latino e italiano. Se per caso prendevo 5, mia madre si incazzava perchè sosteneva avessi copiato.Ed erano comunque mazzate. :)

@ Ezzelino 2 :Diciamo che ai tempi non c'erano le regole di oggi e la Fifa non dava tutte le direttive che da ora agli arbitri. E poi non c'era l'esagerazione di moviola che c'è adesso, le centomila telecamere e gli arbitri erano solo tre.Qualcosa sfuggiva, mi sa, a prescindere dalla maglia.

@ Adriano : mi sa che ci accomuna lo stesso destino.Sarà stata l'onda lunga degli anni '50 :)

elisabetta pendola ha detto...

arrivo qui un po' per caso un po' seguendo un filo, sei forte, io ti lovvo!!!

Blackswan ha detto...

@ Elisabetta : Un filo ingarbugliato,direi :)) Grazie di cuore :)

Irriverent Escapade ha detto...

Eh eh hai ben visto che la Belva cresce bene, peró => i buoni esempi funzionano....uah ah ah ah

Blackswan ha detto...

@ Irriverent : ma non stai guardando la partita ? cosa fa la Juve ?

Offhegoes ha detto...

Caro Ezzelino...stessa cosa si puo' dire di Materazzi...cha ha pure vinto il mondiale da " protagonista"...... E tra lui e Gentile mi tengo il secondo....Materazzi oltre che scorretto era proprio stronzo-cattivo ed entrava per rompere tibia- perone....

Ps: avessi preso iomi tuoi voti puzzerei di incenso...e non avrei lividi ;)))))

Ezzelino da Romano ha detto...

Eh no, Matrix menava pure lui ma tante volte è stato espulso.
Sia per falli che meritavano il rosso diretto, sia per falli che non erano nemmeno da giallo, ma li faceva lui e quindi fuori.
Comunque, se ben ricordo, nessuno dei due ha mai fatto male seriamente ad un avversario.

Euterpe ha detto...

Ammazza che personcina eri in gioventù!

Ernest ha detto...

decisamente altri tempi.... ti faccio un esempio, io faccio l'allenatore di calcio giovanile più di una volta ho assistito a scene allucinanti, come quelle del giocatore che manda a quel paese l allenatore con l'avallo del genitore, oppure contro l'arbitro. La stessa cosa potrebbe essere applicata alla scuola, con eccezioni sia chiaro, ma nella maggior parte delle situazioni la colpa è dell'insegnante o dell'educatore. Cosa è successo? ma tante cose direi, la prima che mi viene in mente è che i genitori hanno sempre meno tempo per i figli a volte per volontà ma solitamente per dovere di lavoro quindi appena li vedono figuriamoci se li bacchettano diventano amici (soprattutto i padri) o difensori (soprattutto le madri) e il gioco è fatto. Questa nn può essere l'unica ragione sia chiaro ma in parte direi che influisce... insomma a fare l'educatore/allenatore/insegnante si fatica (io in un certo senso faccio tutte e tre le cose) ahhhhhh

qualcosascrivo ha detto...

ma che bel faccino da discolino!! :D

Irriverent Escapade ha detto...

Faccio sempre in tempo a mandarti a quel paese, lo sai, vero??

MaryA ha detto...

Leggere delle imprese di tua madre mi ha ricordato le (dis)avventure di mia nonna XD. Il tutto narrato deliziosamente.

***MaryA***

Blackswan ha detto...

@ Marya: la condivisione delle randellate è patrimonio comune di molti. E forse ci hanno aiutato a crescere.
Grazie per il "deliziosamente ". :)

MaryA ha detto...

@Blackswan

Un deliziosamente sentitissimo. E concordo sulla mazzata come codice comunicativo funzionale. Non da mandarli all'ospedale, ma una sberla trasmette più amore di un meccanico "si".

**MaryA**