martedì 16 aprile 2013

ED HARCOURT - BACK INTO THE WOODS

Inglese, trentacinquenne, Ed Harcourt potrebbe essere il portavoce di quella categoria di musicisti che a dispetto di una cristallina bravura non si fila nessuno. Eppure, anni fa (correva l'anno 2001), il cantautore britannico aveva avuto anche dalle nostre parti un certo ritorno commerciale per il suo full lenght d'esordio dal titolo Here Be Monster (vale la pena recuperarlo, credetemi). Poi più niente, nonostante altri bei dischi, la stima di più affermati colleghi (REM su tutti) e un pugno di collaborazioni eccellenti tra cui spicca quella con i Gutter Twins di Mark Lanegan. Oggi, Harcourt torna con un nuovo album molto sui generis tanto per quanto riguarda i contenuti quanto nella realizzazione. Back Into The Woods è stato infatti registrato in sole sei ore (quasi una presa diretta esaltata peraltro dalla discreta produzione di Pete Hutchings) nei mitici Abbey Road Studios di Londra e si compone di nove brani eseguiti esclusivamente per voce e pianoforte o chitarra elettroacustica. Quasi una sorta di live per pochi intimi, in cui Harcourt piega il proprio cantautorato pop agro-dolce a un'esigenza di romanticismo colloquiale che scalda il cuore. Il risultato è un disco piacevolissimo, che suona solenne ma non troppo, che appare più riflessivo che malinconico, che cerca il languore piuttosto che il palpito. L'impressione è che Harcourt riesca nell'intento di mettersi a nudo con pudore, evitando esibizionismi e  concessioni al melodramma, ma scegliendo semmai il basso profilo di composizioni in cui un certo manierismo formale si pone come argine alle emozioni senza per questo essere freno alla creatività. La breve durata del disco e molte soluzioni melodiche assai orecchiabili, ma mai banali, fugano fin dal primo ascolto i dubbi circa la complessità di un'operazione tutt'altro che piatta o noiosa. Anzi, non sono poche le canzone che restano in testa fin da subito : su tutte, la title track e Brothers & Sisters, con i loro accenti beatlesiani, e la magnifica conclusione lasciata al valzer imbronciato di The Man The Time Forgot.
 
VOTO : 7
 
 
 
 
 
Blackswan, martedì 16/04/2013

2 commenti:

Resto In Ascolto ha detto...

in effetti here be monster era da 8 pieno, poi, forse inserito e risucchiato ingiustamente nella corrente del new acoustic movement inglese è andato nel dimenticatoio.
vado ad ascoltarmi il nuovo, chissà!
belle cose.

francesca ha detto...

Mi fermo per un saluto.
Passo spesso a trovarti ma mi ritrovo impossibilitata a commentare, musicalmente mi spiazzi, sei troppo erudito e competente e spesso, come in questo caso, disconosco assolutamente la persona di cui parli :)
Sappi, però, che faccio tesoro della tua conoscenza ;)
Un caro saluto
Francesca