martedì 7 maggio 2013

NESSUN RIMPIANTO

E' morto Andreotti ed è subito partito il ricordo, o l'analisi, chiamiamola come ci pare, di una vita spesa nel potere e per il potere.
Un fedele servitore delle istituzioni, dicono alcuni, un luciferino tessitore di trame secondo altri.
Probabilmente entrambe le cose, dato che le istituzioni che lui serviva (o delle quali si serviva) si prestavano spesso e volentieri alle trame, e non solo a quelle di Andreotti per la verità.
Comunque è morto, e tranne casi limite tipo Hitler, si sa che a coloro che partono per l'ultimo viaggio si deve solo augurare buon riposo.
Ma parlandone da vivo, a me non è mai piaciuto, e non lo rimpiangerò.
Mi è sempre parso l'archetipo di quell'Italia furbesca, curiale, segreta, dove tutto si fa e nulla si dice, dove contano solo le vicinanze ed i contatti e mai il merito e la trasparenza.
Mi è sempre sembrato la sponda politica di certi personaggi di Alberto Sordi.
Nel bene.
Nel male, non oso pensare a quante e quali porcate abbia commesso o coperto in decenni e decenni di Democrazia Cristiana.
Francamente, pensando alla sua capacità di influenza ho sempre trovato piuttosto ridicola l'idea che potesse essersi fatto affiliare a Cosa Nostra con tanto di puntura sul dito e goccia di sangue sul santino.
Però è fuor di dubbio che ampie parti del nostro meridione flagellato dalle mafie facessero riferimento ai suoi uomini, non tanto alla DC quanto proprio agli uomini di Andreotti.
Anche i suoi tanto strombazzati aforismi, a me sono sembrate sovente delle banalità assolute davanti alle quali però non mancava mai il servo di turno, uno alla Bruno Vespa per intenderci, pronto a sogghignarci sopra lodandone l'arguzia e mostrando in prima serata la copertina dell'ultimo libro che le raccoglieva.
Se vi piacciono gli aforismi, consiglio un giro dalle parti di Concetto Marchesi, Leo Longanesi ed Ennio Flaiano per rendersi conto subito di quale sia la differenza rispetto ad Andreotti.
Vile, molto vile, fu la sua frase su Giorgio Ambrosoli, quando disse che "se la andava cercando".
E bene ha fatto  il figlio di Ambrosoli ad uscire dall'aula del Consiglio Regionale durante la commemorazione di Andreotti, perchè i morti sono tutti uguali ma da vivi non lo erano.
Esattamente lo stesso discorso che tocca fare ogni anno al 25 aprile, quando quanche stronzo vorrebbe commemorare "tutte le vittime della guerra civile", dimenticando per che cosa combattevano gli uni e per che cosa gli altri.
Ma certamente la frase di Andreotti era emblematica del personaggio e del suo modo di pensare e di agire.
Vivere, sopravvivere, accumulare potere nel chiuso di stanze buie.
Non è il mio mondo, non è la mia vita.
Quindi caro Giulio, fai senz'altro buon viaggio, ma non avere fretta di inviarci un tuo successore.

11 commenti:

Queen ha detto...

non potrei essere più d'accordo ;)

Unknown ha detto...

Nessun rimpianto no...

Lucien ha detto...

Non se ne può già più!
Mi torna in mente il film di Sorrentino sintesi emblematica dell'assurdità della politica in Italia.

Denny B. ha detto...

Assolutamente nessun rimpianto.

Blackswan ha detto...

Il personaggio è stato cruciale, soprattutto durante gli anni della prima Repubblica. E' stato ovunque, ovunque ci fosse da tramare,brigare,corrompere e intrallazzare, e non ha lasciato nulla a questo paese, a parte lo sfascio economico che ancora stiamo pagando.Condannato per mafia e prescritto,e non assolto. E per questo che Andreotti lo ricorderemo per aver creato il tessuto organico perfetto perchè attecchisse il berlusconismo.

Femmina Gaudente ha detto...

Emblema dell'Italica miseria
FG

Arianna Marangonzin ha detto...

Sicuramente "ha accumulato potere nel chiuso di stanze buie...."
Buona serata.

Haldeyde ha detto...

Eppure quando vedo Capezzone in Parlamento......non dico "rimpianto" per Giulio, ma era altra merce.

Offhegoes ha detto...

Caro Ezzelino, condivido e sottoscrivo ogni parola :)
Peraltro ho sempre detestato profondamente le pubblicita' telecom con fiorello che pretendevano farlo passarenper il simpatico vecchietto ....

In realta' una canaglia mafiosa con sulla coscienza la morte di Moro e molti altri.....

Leggendo l'Espresso pare che una volta abbia proferito:"per certe cose che abbiamo fatto meritiamo l.'inferno". A te che sei avvocato chiedo....ma non e' una confessione? Non e' perseguibile simile frase come ammissione di colpa? Inferno tradotto in diritto e' prigione....;))))))

@haldeyde: non rimpiangiamo il peggio del peggio....capisco la tentazione visti i parlamentari odierni...ma i fanfani, pomicino, andreotti, craxi della prima repubblica non erano "altra merce", bensi la stessa merda mafiosa e puzzolente....

Adriano Maini ha detto...

Aveva agli inizi anche uno stile paludato, poi perso per strada, come tu ben ricordi, ma é sempre stato, anche nel suo vecchio partito, un infiltrato di una Destra oscura.

Ernest ha detto...

una cosa la poteva fare... lasciare tutto quello che sapeva