martedì 11 giugno 2013

HOUNDMOUTH – FROM THE HILLS BELOW THE CITY



Per mettere sul piatto un disco del genere e trarne assoluto benificio occorre che siano rispettati due presupposti, in mancanza dei quali, meglio chiarire, vi sparereste nelle palle dopo cinque minuti. Il primo, è che l’ipotetico ascoltatore abbia una passionaccia per la musica americana, e nello specifico, per quella maggiormente legata alla tradizione folk e country rock; il secondo, connesso in modo imprescindibile al primo, è che la vostra nostalgia per gli anni ’70 sia di gran lunga superiore a un accettabile livello di guardia. Se non è così, lasciate subito perdere la recensione e dedicatevi ad altro. Diversamente, se siete invece patiti di americana e suoni vintage, From The Hills Below The City sarà la compagnia prediletta per accompagnare gli ultimi piovosi scampoli di primavera. Questi quattro ragazzi arrivano dall’Indiana, sono al loro album d’esordio e, incredibilmente, sono prodotti dalla Rough Trade, mitica etichetta londinese che, dopo gli Alabama Shakes, ha preso gusto a investire artisticamente negli States. Il contenuto del disco, se non avete saltato il cappello introduttivo, dovrebbe essere già ben chiaro : nonostante la giovane età, gli Houndmouth conoscono a memoria i grandi classici di genere, sono evidentemente cresciuti ascoltando Gram Parsons, The Band e i Big Star, amano il folk e il country, meglio se contaminati dal soul. Il sound, tuttavia, risulta piacevolmente fresco grazie a spruzzatine di (indie) pop, che tradiscono una certa attenzione anche per gruppi più recenti, visto che a tratti tornano in mente alcune cose già suonate dei Jayhawks (Long As You’re At Home), Edward Sharpe and The Magnetic Zeros (On The Road) e The Mastersons (Houston Train). Il risultato finale è un disco dal sapore piacevolmente retrò, che suona comunque leggero e divertente grazie alla verve interpretativa di una band capace di camuffare con l’entusiasmo i continui ammiccamenti al passato. Una tonnellata di deja vù che, se siete appassionati del genere, scoprirete con compiaciuta facilità fin dal primo ascolto. E proprio per questo godrete come ricci. Americana e anni ’70. Serve altro ?

VOTO : 7





Blackswan, martedì 11/06/2013

7 commenti:

Euterpe ha detto...

Non li conoscevo ma dopo un minuto ed otto secondi avevo già raggiunto l'orgasmo....mi sento un fiammifero...
P.s
si vede che sei vecchietto perchè i dischi sul piatto non si mettono più da decadi, anche se io tutte le domeniche mattine continuo a farlo.

Blackswan ha detto...

@ Euterpe :ehehehe...:))) pure io continuo a farlo.Anche se mi rendo conto di essere un pò anacronistico, almeno per quei giovani che si trovano a leggere locuzioni così desuete.

Badit ha detto...

L'incipit mi diceva"Beh,che aspetti ad entrare...parla anche di te...e infatti!
Grande Black!

Nella Crosiglia ha detto...

Un certo compiacimanto retrò esiste, ma delicato e piacevole...
E godiamo come ricci , vah!

Sandra M. ha detto...

Una volta lette le condizioni (pur non potendomi sparare nelle palle) non ho lasciato perdere. E ho fatto bene.

Blackswan ha detto...

@ Badit : abbiamo le stesse caratteristiche base :)

@ Nella : appena, appena. ma il disco è davvero molto frizzante.

@ Sandra : Sei troppo forte :))

monty ha detto...

Approfondirò ;)