domenica 16 giugno 2013

WILLIE NILE - AMERICAN RIDE



Quando si ascoltano centinaia di dischi all’anno, ci si rende conto che, a prescindere dai propri gusti, tra la tanta musica che scorre sotto i ponti, quella che rimane davvero, quella che resta nel tempo, è davvero poca. Dieci, forse quindici cd in dodici mesi, e tutto il resto, anche se al momento ci era piaciuto, scompare nell’oblio dove fluttuano tutte le canzoni prescindibili. American Ride di Willie Nile è proprio uno di quei dischi che vivranno la propria gloria anche dopo il 2013. Perché è bello, perché è emozionante, perché soprattutto è composto da un filotto di canzoni di una qualità elevatissima, molte delle quali, sono pronto a scommetterci, in poco tempo diventeranno classici del rock targato America. Sembra strano, per chi non conosce la carriera del chitarrista originario di Buffalo, che Nile arrivi ai suoi vertici espressivi alla veneranda età di sessantacinque anni e a trentatre anni dal suo omonimo e acclamatissimo esordio datato 1980. Se si pensa, però, che il buon Willie, per dieci anni, dall’81 al ’91, è rimasto completamente inattivo per una serie di beghe con la sua casa discografica, forse si riuscirà a comprendere quanto arretrato di creatività questo incredibile musicista porti nel proprio bagaglio artistico. Un strada in salita, quella di Nile, dall’esordio fulminante, interrotto dal decennale esilio dalle scene, fino alla resurrezione degli anni ’90 e alla definitiva consacrazione negli anni zero, con un disco superbo, Streets Of New York (2006), che lo ha collocato definitivamente nell’Olimpo dei più grandi di sempre. Con American Ride, Nile centra un nuovo capolavoro, quasi un trampolino di lancio per un futuro che, se rispetterà anche solo in parte i contenuti di quest’ultima fatica, sarà a dir poco pirotecnico. Non è difficile trovare una definizione per spiegare la musica del nostro piccolo eroe newyorkese : in Nile vive un’idea di rock umorale, sincero, energico, fatto di slanci e di un’ attitudine a stare sul palco e quindi a suonare ogni canzone, anche in studio, come se fosse live. Mi piacerebbe parlare, e credo di non andare troppo lontano dal vero, di un musicista che ha trovato la giusta formula alchemica per fondere magnificamente le sciabolate punk della prima Patti Smith o dei Clash coi palpiti da heartland rock di springsteeniana memoria. Basta ascoltare l’uno – due da ko delle iniziali This Is Our Time e Life On Bleecker Street o l’intensa If I Ever See The Light per rendersene conto. Eppure Nile, è un rocker che sa maneggiare altrettanto bene il passo lento della ballata, tanto da riuscire a inanellare due autentici gioielli come l’on the road della title track, scritta a quattro mani con Mike Peters (ex-Alarm), e la struggente dedica d’amore di She’s Got My Heart, una canzone capace di gareggiare per bellezza con le più struggenti melancholy songs di Springsteen. Verrebbe  voglia di raccontare ogni singolo brano di questo straordinario disco, a partire dal divertissement rockabilly di Say Hey e dallo swing pianistico e solare di Sunrise In New York City, fino all’epica rock di Holy War e al folk della conclusiva There’s No Place Like Home, omaggio alle radici della tradizione musicale a stelle e strisce. Ma invece di farvi perdere tempo con troppe e inutili parole, vi invito semplicemente a comprare il disco. Lo ascolterete allo sfinimento, sono pronto a scommetterci una birra. Perché American Ride è uno di quei pochi cd di questo 2013 che resisterà al logorio del tempo.

VOTO : 9 





Blackswan, domenica 16/06/2013

6 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

un picolo grande rocker con le palle.

The Mist ha detto...

Swing e Rockabilly sono due parole magiche...

enzo curelli ha detto...

per me è già un piccolo "classico"

MrJamesFord ha detto...

Mi pare proprio il mio genere: vedo di recuperarlo!

Euterpe ha detto...

La canzone che hai postato mi piace senza dubbio.Dovrei ascoltare l'intero album per valutare, ma stando solo a questo primo brano non trovo molto coerente il discorso sull'imprenscindibilità. Il pezzo è come migliaia che sono stati incisi negli ultimi 40 anni, di originale non ha nulla.Il fatto poi che a me a te ed ad altri possa piacere molto non deve allontanare da un'analisi oggettiva.

Adriano Maini ha detto...

Mi consola alquanto da profano sapere che anche un intenditore appassionato come te circoscrive il novero delle canzoni preferite!