domenica 21 luglio 2013

CAROLINE ROSE – AMERICA RELIGIOUS



Se vogliamo dar credito al detto che il buon giorno si vede dal mattino, questo America Religious sarà il viatico, me lo auguro, per una luminosa carriera. Difficile, infatti, soprattutto di questi tempi, ascoltare un disco che suoni così vero, sincero, genuino. D’altra parte, è più che una dichiarazione d’intenti, ciò che Caroline ama ribadire in ogni intervista: “I just want to write honest music”. Un impegno non da poco, perché si sa, essere onesti con il proprio credo artistico, spesso comporta l’isolamento commerciale. Ma se te ne infischi del guiderdone e getti il cuore oltre l’ostacolo, riuscendo a scrivere e interpretare ogni canzone come se fosse l’ultima della tua vita, ecco allora che vedono la luce piccoli gioielli come America Religious. Il merito, nello specifico, è da attribuirsi sia al songwriting agrodolce della Rose sia alla produzione di Jeer Cons, compagno della cantante, il cui contributo alla consolle è stato determinante affinchè le dodici canzoni dell’album suonassero incredibilmente dirette e mantenessero intatta, senza snaturarsi, tutta la loro acerba bellezza. Una musica, quella della Rose, che viaggia attraverso l’America e le radici, che prende ispirazione dal folk ruvido del Dylan degli inizi, ma che sa muoversi con freschezza anche attraverso il rock, il blues e il gospel. Vengono in mente anche altri riferimenti artistici, a partire da Townes Van Zandt, John Prine e a tratti il Bon Iver di For Emma, Forever Ago, ma in fin dei conti la Rose dimostra una personalità tale che ogni paragone risulta abbastanza sbiadito. Non sono infatti solo le indubbie qualità di musicista a conquistare l’ascoltatore, ma anche la capacità di raccontare storie con un vena lirica lontana dalle convenzioni (Come five days sleepless, a thousand miles behind me/I heard a voice in wind speak and it drew my soul in silhouette!/“Atlas move along I’ve got two arms/This world won’t know which ear to stand on!), di guardare alla società americana di oggi, di soffermarsi con intelligenza su temi politici e religiosi, di indugiare con delicatezza sull’amore e le sue pene. Un esordio coi fiocchi, quindi, nobilitato da canzoni davvero di alto livello (la title track, la tesissima Here Come The Rain e il blues malevolo di Roll On su tutte) che farà innamorare gli amanti del genere. Peccato che il disco in Italia (ancora) non si trovi e per recuperarlo occore accedere ai consueti canali web.

VOTO : 8





Blackswan, domenica 21/07/2013

5 commenti:

Adriano Maini ha detto...

Una volta di più mi rendi convinto della bontà delle tue asserzioni. La voce, poi! Bella, molto bella, del genere che prediligo.

Badit ha detto...

Gran voce e gran ritmo.Bella.
A stasera :)

Astrolabia ha detto...

Killer, sta ragazza mi ricorda un'amica. Le assomiglia tantissimo.

Ascolterò, comunque.

Lucien ha detto...

Mi ispira e non mancherò... anche se ultimamente il tempo per la musica sfugge causa impegni vari.

Blackswan ha detto...

@ Adri : Ottimi gusti, mon amì ! :)

@ Badit : Il disco è davvero molto bello,fidati :)

@ Astrolabia : Il "comunque " messo alla fine, fa riflettere :)

@ Lucien : Amara verità. Io ovvio ascoltando l'ipod in ogni dove. Sembro un bimbominkia,ma è l'unico modo per stare al passo.:)