martedì 20 agosto 2013

DEAD CAN DANCE - IN CONCERT


Correva l'anno 1985, quando acquistai Spleen And Ideal, secondo full lenght dei Dead Can Dance, il primo dopo l'uscita dal gruppo di Paul Erikson e Peter Ulrich. Ricordo che restai affascinato da quelle nove canzoni che, pur inserendosi nel filone dark-wave tanto in voga ai tempi, suonavano maledettamente strano per l'uso di strumenti  non convenzionali, come i timpani e il trombone. L'impressione che ebbi allora fu quello di trovarmi di fronte a una musica proveniente da un medioevo gotico e tenebroso, quasi che Spleen And Ideal fosse una rivisitazione in chiave moderna della musica sacra che in quell'antico passato risuonava nelle chiese. Successivamente, la musica dei Dead Can Dance si fece sempre più raffinata e sperimentale, incorporando in sè elementi provenienti da tutto il mondo e che nulla avevano a che vedere con la musica rock. Il gruppo, attivo con continuità fino alla seconda metà degli anni '90, si sciolse poi nel 1996, soprattutto a causa dei progetti personali di Lisa Gerrard, sempre più attratta dalla carriera solista e dalla passione per le colonne sonore (ebbe anche una nomination al premio Oscar per il tema principale del film Il Gladiatore). E' stata pertanto una piacevolissima sorpresa quando la Gerrard e Brendan Parry si sono riuniti lo scorso anno per rilasciare un nuovo disco di inediti, Anastasis (resurrezione), acclamatissimo peraltro dalla critica e subito adottato, con tanto di lacrimuccia di giubilo, da tutti i fans del gruppo. Ad aprile 2013, per celebrare il ritorno sulle scene e suggellare più di trent'anni di carriera, è uscito invece un doppio cd live (triplo se acquistato in vinile) che restituisce intatto il potere evocativo di una musica misteriosa e affabulante, che nel tempo non ha perso un solo grammo del proprio solenne splendore. Sedici canzoni in cui il rock è solo la chiave per accedere a una stanza dei tesori in cui sono contenutii scrigni ricolmi di ogni ben di Dio: visioni mediorientali, sfarzosi tappeti di tastiere, canti gregoriani, perle gotiche, folk celtico, lo ieratico baritono di Parry e l'immenso contralto della Gerrard, qui al meglio delle sue capacità. La scaletta del live è composta dall'intero Anastasis, ma non mancano anche alcune chicche pescate da un remoto passato. E' il caso di Dreams Made Flesh, dal primo album dei This Mortal Coil, di The Host Of Seraphim da The Serpent's Egg, e soprattutto di Song To The Siren, brano firmato da Tim Buckley, anch'esso proveniente da It'll End In Tears (1983) dei This Mortal Coil, e qui stranamente cantata da Parry (molto bene) e non dalla Gerrard (che in quel disco ci regalava una splendida Waves Become Wings). Per chi volesse accostarsi al gruppo con una trentina d'anni di ritardo, questo cd può essere l'occasione giusta per riscoprire anche i precedenti, memorabili, album. I fans della prima ora, invece, il disco lo avranno ormai già consumato.

VOTO : 8




Blackswan, martedì 20/08/2013


1 commento:

Adriano Maini ha detto...

L'ascolto del videoclip mi ha fatto perfettamente convinto della bontà delle tue asserzioni fatte una volta di più con la tua possente, personale prosa.