venerdì 13 settembre 2013

STEPHEN KING - JOYLAND

Estate 1973, Heaven's Bay, Carolina del Nord. Devin Jones, squattrinato studente universitario, decide durante le vacanze di accettare un lavoro in un luna park. Appena arrivato nel parco divertimenti, popolato da strani personaggi, Dev scopre che il luogo nasconde un macabro segreto: nella Casa degli Orrori si aggira infatti il fantasma di una donna uccisa quattro anni prima in modo decisamente macabro. Per guadagnarsi il magro stipendio, il ragazzo non dovrà soltanto intrattenere i bambini con il suo costume da mascotte, ma anche combattere il male che minaccia Heaven's Bay. E difendere la ragazza della quale nel frattempo si è innamorato.

Joyland, il trentacinquesimo romanzo a firma Stephen King, darà senz'altro un pò di conforto a tutti quanti si sono sentiti orfani dopo aver finito La Verità Sul Caso Harry Quebert di Joel Dicker. Certo, non siamo ai livelli di affabulazione (e anche di lunghezza) di quello che, nell'opinione di chi scrive, è uno tra i romanzi migliori del 2013. Tuttavia, le similitudini fra i due racconti sono indubbiamente significative. In primo luogo, anche in Joyland si racconta dell'efferato omicidio di una ragazzina, che riemerge dal passato e sul quale il protagonista torna a indagare anni dopo. Anche in questo caso, poi, il cuore del romanzo si sviluppa negli anni '70 e la storia è ambientata sulla costa est degli Stati Uniti (qui, North Carolina, là, New Hampshire). Ulteriori elementi che accomunano i due libri sono, infine,  i rapporti di amicizia e quelli sentimentali, nello specifico, però, vissuti in prima persona da Devin Jones, giovane apprendista giostraio e futuro giornalista, rispettivamente con un bambino disabile e la di lui madre. Oltre a queste evidenti somiglianze con l'opera di Dicker, King ci mette, ovviamente, anche del suo. In primo luogo, ammanta il racconto di un'aurea di soprannaturale (senza tuttavia calcare la mano), che si rivelerà determinante per lo snodo narrativo del finale (a dire il vero un pò forzato). E soprattutto, torna a fare ciò che gli era riuscito benissimo nel superlativo Stand By Me : raccontare, cioè, una storia di formazione, spostando però il baricentro della narrazione dalla pre-adolescenza all'adolescenza, e affrontando il tema della morte, della malattia e dell'effimera volatilità dei sentimenti, quali dolorosi abbrivi per la perdita dell'innocenza e il passaggio all'età adulta. Nulla quindi che non si sia già letto, non certo il miglior romanzo di King, ma un libro che lo scrittore di Portland riesce comunque a rendere credibile (che maestria nella costruzione dei personaggi!), palpitante (l'epilogo adrenalinico sulla ruota panoramica) e commmovente (il groppo in gola per la commozione nelle pagine finali è assicurato). Sufficienza abbondante e piacevole lettura.

Blackswan, venerdì 13/09/2013

4 commenti:

Haldeyde ha detto...

La tua recensione mi riempie di piacere e di speranza. Sono stato un accanito lettore di King, nonostante io sia un po' snob nei confronti di una certa letteratura di vasto consumo.
Purtroppo, dopo It (che fra l'altro rievoca il passaggio dall'adolescenza all'età adulta, un po' come citavi tu), ho fatto fatica a trovare qualcosa ad un livello paragonabile. Soltanto alcuni acuti, e tante performances deludenti.

Blackswan ha detto...

@ Haldeyde : condivido la tua opinione. Questo è letteratura di intrattenimento. Però, King sa scrivere, sa tenere sulle spine e non è mai banale. Molti suoi libri lasciano tiepidi, ma ad esempio 22/11/63 è un capolavoro di genere.

Leandro Giovannini ha detto...

Anche io sono un grande fan di King, il suo libro sull'assassinio di John Kennedy me lo sono divorato ed ho ritrovato l'autore cantore della storia americana in tutti i sensi, dalla quotidianità ai fatti più eclatanti. Acquisterò anche questo, e lo metterò insieme a tutti gli altri, in bella mostra sul mio scaffale.

Blackswan ha detto...

@ Harmonica : indimenticabile il libro su Kennedy. Quando l'ho finito mi è sembrato di vivere un lutto.