domenica 12 gennaio 2014

THE WHITE BUFFALO – SHADOWS, GREYS & EVIL WAYS





Dietro il progetto musicale White Buffalo si cela l’irsuto Jack Smith, songwriter originario dell’Oregon e uno fra i più interessanti artisti della sua generazione. Il nome del gruppo, che rimanda al bisonte bianco, animale sacro per i nativi americani, esplicita in modo chiaro a quali generi si rifaccia la scrittura di Smith: americana, soprattutto, con una particolare attenzione all’outlaw country e Waylon Jannings, ma anche al rock classico e al blues. In circolazione dal 2002, tre EP e quattro album all’attivo, i White Buffalo hanno acquisito in patria una discreta notorietà, non solo per gli innumerevoli concerti che li hanno portati in ogni angolo degli States, ma anche perché alcune delle loro canzoni sono finite nella colonna sonora di una seguitissima serie televisiva, Sons Of Anarchy (arrivata ormai alla sesta stagione). Shadows, Greys & Evil Ways è, per così dire, il disco della maturità o della definitiva consacrazione. Un’opera che pur mantenendo intatto il fascino di una scrittura genuina, diretta, polverosa ed emotivamente coinvolgente, alza, e non di poco, il livello qualitativo delle composizioni. Il disco infatti è strutturato come un concept album che, in quattordici canzoni, narra l’appassionante storia di Joey White, un reduce che torna a casa dopo aver vissuto gli orrori della guerra, e cerca di ricostruire la storia d’amore interrotta con la sua Jolene, trovandosi però ad affrontare l’avventura quotidiana del vivere, che è ancora più violenta e brutale di un campo di battaglia. Il sogno americano, il male di vivere, l’insensata violenza degli uomini e le asprezze dell’abitudine raccontate attraverso la voce intensa, sofferta e decisamente vedderiana di Smith, che solo nella conclusiva Pray To You Now lascia intravvedere quel barbaglio di luce e di speranza che forse la fede in Dio è in grado di donare. In definitiva, Shadows, Greys & Evil è un disco amaro, dolente, in cui i momenti più decisamente rock sono residuali (la ruvida When I’m Gone), brevi parentesi in una scaletta di ballate, in cui la penna di Smith raggiunge spesso vertici di lirismo cristallino (l’immensa The Whistler). Un racconto americano che colpisce al cuore e che farà la gioia di tutti gli amanti del genere.

Voto: 8 





Blackswan, domenica 12/01/2013

4 commenti:

Silvano Bottaro ha detto...

Segnalazione ricevuta. Grazie :)

Silvano Bottaro ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Sarah ha detto...

Molto country... mi piace :) Ben ritrovato Black!

Ernest ha detto...

Prendo appunti...