domenica 20 aprile 2014

THE HOLD STEADY – TEETH DREAMS




Chi ha ascoltato almeno un disco degli Hold Steady sa esattamente di che livello qualitativo stiamo parlando ogni volta che parliamo del gruppo proveniente da Brooklyn. Per tutti gli altri giovano due parole di presentazione che servono a inquadrare una delle band più interessanti degli ultimi dieci anni. Già, perché Teeth Dreams esce esattamente a dieci anni di distanza da Almost Killed Me (inserito da Rolling Stones nel novero dei 100 dischi più belli del decennio scorso), esordio straordinario che sarà da abbrivio per una carriera con tanti momenti luminosi (i primi tre album della band, a parere di chi scrive, sono imperdibili) e pochissimi attimi di stanca (Heaven Is Whenever del 2010 potremmo definirlo “solamente” un buon disco). Imprevedibili, originali, dotati di una potenza narrativa che non fatichiamo a definire epica, gli Hold Steady possiedono la capacità di raccontare l’America con uno slang tipicamente “americano” ma mai monocorde, riuscendo semmai a tessere una trama in cui il classico rock a stelle e strisce si innesta in un tessuto musicale colorato anche di punk, di folk, di emo e di tutte quelle sonorità che siamo soliti definire alternative o indie per poter spiegare in modo semplice ciò che non suona convenzionale. Il ritorno sulle scene dopo quattro anni di silenzio, vede una band, se possibile, ancora più in palla, che se si distanzia dagli esordi per una maggiore maturità (invecchiando, si sa, i punti di vista si modificano), si dimostra a ogni modo altrettanto vitale, anzi quasi debordante nel suo approccio energetico. Teeth Dreams è un signor disco di rock ‘n’ roll, le cui undici tracce (dieci più una bonus track) si ascoltano in un fiato, una dietro l’altra, senza bisogno di staccare mai, ma anzi con il sottile brivido di piacere che prelude la sorpresa di scoprire cosa ci attende nella canzone successiva. Una corsa a rotta di collo fra riffoni assassini e ballate agrodolci che rappresentano l’essenza stessa del rock: nudo e crudo, essenziale e polveroso, epico. Undici canzoni coese da una filo conduttore così solido da farci comprendere fin dal primo ascolto di essere di fronte a una band che ha le idee chiarissime e sa come esprimerle al meglio. Non una sorpresa, considerata la precedente discografia degli Hold Steady, ma l’intenso brivido di un ritrovato amore.

VOTO: 8,5





Blackswan, domenica 20/04/2014

2 commenti:

Arte e design ha detto...

Ma bella questa!
Ora la metto come colonna sonora del pranzo...meno male che non c'è la nonna :)
Auguri ragazzo!!!!

Berica ha detto...

da sentirsi con adeguato volume...