mercoledì 14 maggio 2014

WITHERED HAND - NEW GODS




Dan Wilson, trent'anni, scozzese originario di Edimburgo, meglio conosciuto sotto il moniker Withered Hand, ha all'attivo solo due album: Good News, pubblicato nel 2011, e quello a cui si riferisce la presente recensione, intitolato, con un simpatico calembour, New Gods. Giochi di parole a parte, ciò che colpisce nella musica di questo riccioluto ragazzo è la capacità di maneggiare la materia del pop con intelligenza e raffinatezza.Smaccatamente melodiche, eppure costruite su un songwriting equilibrato, scevro da banalità e leziosità, equidistante per indole dalla cosidetta scena alternative così come da certa plasticaccia buona solo per Mtv, le canzoni di New Gods, nella loro identità marcatamente pop, hanno il merito però di attingere anche da sonorità che guardano tanto agli States, talvolta tornano in mente i Byrds (Black Tambourine) o Neil Young (Life Of Doubts), quanto alla scena pop rock inglese che ebbe come protagonisti gli Smiths (King Of Hollywood è smithsiana fino al midollo). A continuare il gioco dei rimandi, mi sono quindi tornati in mente anche i Microdisney, un misconosciuto gruppo irlandese di stanza a Londra, che a metà degli anni '80, partorì un paio di album di pop chitarristico di rilucenti cromatismi (The Clock Comes Down The Stairs e Crooked Miles) che, con le dovute proporzioni, mi ha ricordato da vicino quello di Whitered Hand. Date queste coordinate, necessarie a inquadrare il disco, ciò che davvero conta è che New Gods è una raccolta di canzoni brillantissime, dominate da un suono di chitarra vintage e dalla voce limpida e diretta di Wilson. Una scaletta il cui approccio melodico pur essendo immediato, cresce successivamente in ripetuti ascolti che svelano la trama di arrangiamenti che definire brillanti è riduttivo. L'iniziale Horseshoe anticipa l'incanto melodico di un album seducente e privo di riempitivi: Fall Apart è la canzone che i Coldplay non riescono più a scrivere dai tempi di Parachutes, Black Tambourine è un'esplosione di sole che ci riporta alla California degli anni '70, l'arrangiamento per fiati della conclusiva Not Alone è di una modernità disarmante. E ne cito solo alcune. New Gods è in definitiva un disco sorprendente, di quelli che non vi aspettereste mai e che poi invece vi riempiono le giornate con canzoni che, per qualche settimana almeno, vi appariranno irrinunciabili. Decisamente bello.

VOTO: 8





Blackswan, mercoledì 14/05/2014

Nessun commento: