sabato 27 settembre 2014

JOE BONAMASSA - DIFFERENT SHADES OF BLUE

Si potrebbe affermare, senza il rischio di esagerare, che recensire i dischi di Joe Bonamassa sia ormai diventato un mestiere a parte, determinato da ritmi e scadenze ben specifiche. Dal vivo o in studio, da solo o in compagnia (senza contare che l'uomo vanta una discreta serie di comparsate, come da ultimo è successo nel testamento spirituale di Johnny Winter), il chitarrista statunitense partorisce almeno un album ogni quattro/cinque mesi. Un tour de force, insomma, che ci costringe a stare chini sulla tastiera del pc con una frequenza di gran lunga superiore alla media. Grazie a Dio, nonostante questa frenetica ipercreatività, il livello delle uscite targate JB è sempre buono e ascolti e recensioni vanno via lisci e piacevoli come bere un bicchier d'acqua in una giornata d'arsura. Different Shades Of Blue, concepito a Nashville, registrato a Las Vegas e uscito proprio in questi giorni nei negozi, non si discosta dallo standard qualitativo delle produzioni precedenti e fin dai primi ascolti sia ha la sensazione che acquistare un disco di Bonamassa sia ormai un pò come mettere i soldi in banca. Tuttavia, questa volta, l'accento si sposta su blues, r'n'b e funky, come se le recenti collaborazioni con Beth Hart avessero eccitato il talento compositivo di Joe, indirizzandolo definitivamente verso marcati territori black. Sono infatti davvero pochi i momenti in cui riemerge l'antico amore di Bonamassa per quelle sonorità hard rock che avevano segnato i tre lavori con i Black Country Communion, e sono tutti piazzati a inizio disco: l'intro di Hey Baby (New Rising Sun), dagli echi clamorosamente hendrixiani, e la successiva Oh Beatifull!, impreziosita da un riffone in quota Led Zeppelin e da un vigoroso assolo, che per fantasia e classe può essere annoverato tra i migliori di sempre del nostro eroe. Il resto del disco è invece un tripudio di declinazioni blues, spesso in abito funky, in cui oltre alla chitarra di Joe diventa protagonista la sezione fiati, composta dagli ottimi Lee Thornburg (tromba e trombone) e Ron Dziubla (sax). Una splendida hard ballad decisamente melodica (la title track) e un lentone da paura (So What Would I Do) a conclusione del disco, sono i momenti migliori di Different Shades Of Blue, album che riproduce esattamente le peculiarità di ogni disco di Bonamassa: scrittura convenzionale ma di qualità, produzione che mette l'accento sulla sei corde, prestazioni strumentali di livello mostruoso. Ciò che manca, come sempre, è lo spunto, l'intuizione, il colpo di genio, che possano trasformare questo disco, come tutti gli altri, in un classico di genere. Che sia arrivato il momento per Bonamassa di fermarsi per rifiatare un pò e concentrarsi, anima e corpo, su un unico progetto? Forse sarebbe questo l'unico modo per sfornare finalmente un capolavoro e non solo un buon disco.

VOTO: 7

Blackswan, sabato 27/09/2014

1 commento:

Mark May ha detto...

L'eco clamorosamente Hendrixiano di Hey baby (New rising sun)è probabilmente dovuto al fatto che il pezzo è appunto di Hendrix... :-)