giovedì 11 settembre 2014

RADIO MOSCOW - MAGICAL DIRT




Me ne sto sdraiato sul letto, con le cuffie dello stereo che pompano a tutto volume, sfogliando Il Mucchio Selvaggio. Lo sfoglio soltanto, perchè io due cose insieme non le so fare, figuriamoci ascoltare musica e concentrarmi nella lettura. Ma per quanto distratto possa essere non mi sfugge che nella sezione delle recensioni si parla proprio del disco che sto ascoltando: Magical Dirt dei Radio Moscow. I Radio Moscow sul Mucchio ? Un gruppo hard rock recensito su una delle riviste più radical chic di sempre ? Cazzo, è un pò come entrare nello della Juve Store e trovare a fianco della riproduzione del toupet di Conte, la maglia di Palacio. Poi, ci penso su con un pò più di attenzione, e mi sovviene che anche OndaRock qualche anno fa aveva parlato bene della band proveniente dallo Iowa. Il che non è necessariamente una garanzia di qualità (anzi spesso è l'opposto), ma senz'altro un forte indizio che Parker Griggs, padre padrone del progetto "moscovita", è uno di quei musicisti in grado di farsi notare anche fuori dal proprio territorio d'adozione. I Radio Moscow, peraltro, avrebbero tutte le carte in regola per entrare nel calderone di quei gruppi vintage che riesumano un genere su cui si è già detto tutto, sperando di concupire il cuore di qualche nostalgico dei bei tempi andati. E invece è proprio questo l'aspetto saliente della vicenda: Griggs e soci reimpiattano un certo hard rock anni '70, che guarda ai Mountain, Cream, Hendrix, Zeppelin e archeologia assortita, eppure lo fanno con un estro difficilmente riscontrabile in altri. Qui, non si tratta solo di riproporre con sincerità e gusto un canovaccio diversamente abusato; i Radio Moscow, semmai, palesano un talento compositivo davvero inusuale. Ci sono potenti riffoni, chitarre grasse, i soliti assoli che eccitano gli onanisti della air guitar (tra cui il sottoscritto), ma le canzoni, pur nella loro ponderosa stazza, denotano soluzioni mai banali, uno svolgimento articolato che è davvero un surplus per il genere, e un passo pesante ma dagli scarti imprevedibili. Un abbondante dose di psichedelia, parecchie declinazioni in acido, una spruzzatina di afrori southern e un paio di ballate che spostano l'accento dalle distorsioni al country blues. Questo, il piatto del giorno. A dominare la scena, tuttavia, oltre a un pugno di canzoni davvero elettrizzanti, c'è soprattutto una band nerboruta ma tecnica, che non lesina randellate, ma alletta i buongustai con un uso spregiudicato, e goduriosissimo, del pedale wah wah. Venghino, signori!

VOTO: 7





Blackswan, giovedì 11/09/2014

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