martedì 21 ottobre 2014

GARY CLARK JR - LIVE



Quanto spesso si usa impropriamente il termine di "next big thing" a proposito di un artista o di un gruppo che, lungi dall'aver dimostrato qualcosa, possiedono un hype sufficiente per salire alla ribalta delle cronache? Spesso, e spesso a sproposito. Gary Clark Jr., chitarrista trentenne proveniente da Austin (Texas) è entrato da tempo nel tritacarne mediatico che lo ha voluto accostare, in questi ultimi anni, a nomi del calibro, per citarne qualcuno, di Jimi Hendrix, Ben Harper e Lenny Kravitz. In realtà, tanto clamore suscitato da Blak & Blu, full lenght pubblicato nel 2012 e fiondatosi subito alla sesta piazza di Billboard 200, risultava ben poco giustificato. Se da un lato, infatti, le doti tecniche del ragazzo apparivano indubbie, dall'altro, quel primo album prodotto da una major (all'attivo Clark ne ha altri due), complice anche una produzione sorniona e troppo patinata, vanificava in parte le aspirazioni compositive del chitarrista. Un disco riuscito a metà, insomma, tante idee in testa, ma molte confuse: rock, blues, soul, funky e schegge hip hop, per un minestrone i cui sapori non sempre erano distinguibili. Attendevamo, quindi, il ritorno sulle scene di Clark, non per avere conferma di quella che a molti parve una new sensation, ma per vedere se il ragazzo avesse trovato una sua strada, che gli consentisse di esprimere il proprio talento chitarristico, senza vendere l'anima a compromessi di produzione o al facile guiderdone del piazzamento in classifica. Ed ecco la svolta: non un disco in studio che cercasse di doppiare il successo di Blak & Blue, ma un doppio live nerboruto, scarno ed essenziale negli arrangiamenti. Clark torna a fare quello che sa far meglio, e cioè salire su un palco e sfoderare un repertorio, ripulito da ammiccamenti radio frendly, che riproduce l'essenza stessa del rock blues. Basta arabeschi e raffinatezze assortite, ma solo due chitarre ruvide e nerborute (l'altra è quella dell'ottimo King Zapata) e una quadratissima sezione ritmica.  Gary pesca dal suo passato, riproponendo quattordici canzoni (compresa qualche cover - superlativa Catfish Blues posta a inizio scaletta) che, in questa veste disadorna, suonano decisamente meglio, di gran lunga meglio di prima. Volumi alti, piglio muscolare ma non caciarone, tanta fantasia (l'assolo su Bright Lights è da orgasmo) e una voce che sa declinare il rock blues con un seducente accento soul. Uno dei migliori dischi live in circolazione, se non il migliore.

VOTO: 8






Blackswan, martedì 21/10/2014

1 commento:

mr.Hyde ha detto...

Molto bravo! L'unica cosa che suona un pò strana è ascoltare il blues dentro la Casa Bianca, applaudito dal presidente.Sono proprio cambiati i tempi!