venerdì 28 agosto 2015

OLIVIA CHANEY - THE LONGEST RIVER



Esordire a trentatre anni nonostante una voce così bella, è una di quelle ingiustizie che solo i nostri tempi, così restii a comprendere la bellezza e il talento, possono perpetrare. Fossimo stati negli anni '60 o '70, Olivia Chaney avrebbe avuto lo spazio che merita già da tempo. Invece, ferme restando le dovute eccezioni, continuiamo a beatificare stuoli di folk singers che, pur non avendo stoffa, riescono a imporsi al grande pubblico grazie a un hype superiore o per aver azzeccato un singolo di successo, di cui il tempo però cancellerà ogni traccia. Se la qualità della musica e le capacità tecniche di chi la suona hanno ancora un senso, consoliamoci per il ritardo e pensiamo al fatto che Olivia Chaney è qui ed è qui per restare. Nata nel 1982 a Firenze (è una casualità, non la classica fuga di cervelli dal nostro triste paese), trasferitasi a Oxford, dove ha mosso i primi passi artistici, la songwriter e polistrumentista inglese è cresciuta con i dischi di babbo, appassionato di Bob Dylan, Bert Jansch, Fairport Convention e e in genere di tutto il folk anni '60. Dopo aver studiato jazz alla Royal Academy Of Music di Londra e aver lavorato, anche come attrice, allo Shakespeare's Globe Theatre, la Chaney ha iniziato a collaborare con vari musicisti (Zero 7, Alasdair Roberts) e finalmente nel 2010 ha rilasciato il suo primo Ep. Oggi, a distanza di cinque anni da quel primo lavoro, la Nonesuch Records ha prodotto l'esordio full leght di un'artista che, come si diceva, avrebbe meritato da tempo le luci della ribalta. La Chaney si muove ovviamente nei territori che meglio conosce e che sono quelli del folk di derivazione (soprattutto) inglese e americana, mettendo insieme una scaletta di canzoni originali (oltre a un paio di cover) suonate per pianoforte e chitarra, intessute su arrangiamenti essenziali e glorificate da una voce splendida. Lo scarto decisivo è proprio il timbro vocale e la tecnica sopraffina della Chaney (ascoltare There's Not A Swain per farsi un'idea), tanto che, forse per la prima volta, a ragione, il paragone con Joni Mitchell non suona come una forzatura o un'esagerazione. Le canzoni del disco scorrono lente proprio come un lungo fiume, si immergono nella natura, ne svelano i colori e i profumi, per librarsi poi leggere verso il cielo, nell'aria odorosa di primavera. The Longest River è un disco di musica che si abbevera di cultura, è figlio di studi e di un background artistico non solo di superficie; eppure, non risulta mai verboso o pretenzioso, ma conquista, ascolto dopo ascolto, con le sue atmosfere rilassate e dolcissime suggestioni contemplative. Un esordio coi fiocchi.

VOTO: 8





Blackswan, venerdì 28/08/2015

1 commento:

Offhegoes ha detto...

grande voce :) interessante .....

oggigiorno per essere socperto sotto i ventanni devi avere tanti amici in facebook.....e' da li che parte il vero modern marketing.. ;)))