martedì 22 settembre 2015

THE SWORD - HIGH COUNTRY



Gli Sword fecero parlare molto di sé nel 2010, data di pubblicazione di Warp Riders, terzo full lenght della band proveniente da Austin e tutt'ora apice di una breve e prevalentemente prescindibile discografia. Eppure, quel disco, nonostante fosse radicato negli anni '70 (concept album, copertina super vintage, Black Sabbath nel cuore, amplificatori valvolari), suonava incredibilmente fresco, perchè sospinto da una forza propulsiva che appariva intransigente e inesauribile. E invece, quella potenza primordiale si esaurì già nel successivo Apocryphon (2012), disco discreto, per carità, ma figlio dell'improvvisa notorietà e quindi, depurato dalle asperità doom, trash e stoner, e levigato a dovere per piacere a tutti i costi anche fuori dai circuiti alternative. Se è vero che gli Sword non hanno mai brillato per fantasia e originalità, quell'essere duri e puri era tuttavia il loro fiore all'occhiello, un segno distintivo che li rendeva immediatamente riconoscibili in un circuito saturato da proposte mediocri. Con High Country, gli Sword completano però il processo di snaturamento: da un lato, infatti, ammorbidiscono ulteriormente il suono, riducendo al minimo gli influssi stoner (di doom non vi è più traccia) e puntando maggiormente sulla melodia; dall'altro, tentano di arricchire la proposta, imbastardendo le loro canzoni di derivazione metal con altri generi. Così in scaletta si trova veramente di tutto: dai fiati rhythm and blues di Early Snow, ai languori acustici di Silver Petals, al soundscape pinkfloydiano di Agartha, al british hard rock di Empty Temples, che cita Who e Black Sabbath nella stessa (fiacca) canzone. Pur apprezzando lo sforzo di rinnovamento, l'impressione è però quella di una band che si muove fuori dal proprio habitat naturale, che procede a tentoni, smarrendo spesso e volentieri la strada, e che inizia un discorso con parole nuove, senza però riuscire a portarlo a compimento, probabilmente perchè non sa nemmeno bene cosa intenda dire. In tale confusione, non c'è una sola canzone che resti in testa, mentre noia e disorientamento fanno la parte del leone. Meglio, ma non molto, sono quei rari episodi in cui gli Sword mostrano i muscoli (Ghost Eye) o il messaggio finale non è suscettibile di fraintendimenti (l'hard rock radiofonico di The Dreamthieves). Per il resto High Country è un pasticciaccio brutto che nemmeno in via Merulana.

VOTO: 5





Blackswan, martedì 22/09/2015

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