mercoledì 7 ottobre 2015

EDITORS - IN DREAM



Fan della band fin dall'inizio, ricordo di aver assistito al primo concerto degli Editors in Italia, tenutosi in un locale di Milano, il 10 novembre del 2005, di fronte a un pubblico non superiore alle duecento unità. Il tour era quello del disco d'esordio, The Back Room, album che fece drizzare le orecchie alla stampa specializzata e a tutti coloro che avevano lasciato il cuore a certa dark wave targata anni '80. Il successo del primo disco fece uscire il combo capitanato da Tom Smith dalla nicchia alternative, proiettando gli Editors verso un progressivo successo internazionale, decretato dall'uscita dell'ottimo An End Has A Start (2007). Poi, come spesso accade quando la pecunia prende il sopravvento sulla coerenza artistica, escirono altri due dischi, il discreto, ma non certo memorabile, In This Light And On This Evening (2009) e il pessimo The Weight Of Your Love (2013), che hanno spinto la band di Stafford nel novero dei gruppi prescindibili, quelli che magari vendono bene (in Italia, ad esempio, The Weight Of Your Love è entrato nella top ten nostrana di vendite) ma si fanno dimenticare il giorno dopo. Nel momento di mettermi all'ascolto di In Dream, quindi, riservavo ben poche speranze di trovarmi di fronte al disco dell'anno. Il quale, ci tengo a chiarirlo subito, è sicuramente meglio del suo predecessore (non è che ci volesse molto), ma resta comunque ben al di sotto del fascino malinconico da cui erano adombrati i primi due capitoli della saga. Quanto meno, gli Editors hanno fatto uno sforzo per uscire da quella direzione stoltamente presa, che li avrebbe potuti condurre verso lo status di (rock) band da stadio, al pari, per fare un tristissimo esempio, dei conterranei Coldplay. In In Dream c'è quantomeno un tentativo di mantenere un tiro meno mainstream, di riportare la musica, ormai abbondantemente virata verso l'elettronica, ai cupi fasti di The Back Room. Il tentativo, tuttavia è riuscito solo a metà. Il suono, che guarda un pò ai Depeche Mode, un pò ai Cure e un pò ai Joy Division, con uno spiccato retrogusto eighteis, trova nella splendida voce di Tom Smith (bravo a spaziare con misura dal registro baritonale al falsetto) il suo marchio di fabbrica. Tuttavia, quello che manca per una sufficienza abbondante sono le canzoni: solo alcune, infatti, sono davvero all'altezza della fama del gruppo (No Harm, Life Is Fear, The Law), mentre la maggior parte della scaletta lascia nelle orecchie un'insipida sensazione di deja vu dal mood post adolescenziale. In definitiva, In Dream è un album che attraversa le casse dello stereo senza sussulti, non inascoltabile, certo, ma emozionalmente privo di picchi. a ben vedere, possiamo però rallegrarci del fatto che gli Editors, si spera anche per il futuro, abbiano in parte cancellato l'esiziale deriva imboccata con The Weight Of Your Love.

VOTO: 6





Blackswan, mercoledì 07/10/2015

2 commenti:

Lucien ha detto...

Pessimo veramente "The Weight Of Your Love"...
Questo invece lo sto apprezzando parecchio, lo trovo perfetto per l'inizio d'autunno. Splendida la prima traccia (No Harm).
Nel complesso gli darei un un 7.

Blackswan ha detto...

@ Lucien: ascoltato e riascoltato, non riesce a convincermi fino in fondo. Forse sono troppo legalto a un suono più chitarristico.
No Harm è effettivamente la migliore del lotto