lunedì 12 ottobre 2015

IL MEGLIO DEL PEGGIO





Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo

Cade sul campo il gladiatore Ignazio Marino. L' Imperatore Renzi mostra fiero il pollice verso, decretando la fine del tenace sindaco dell'Urbe. In casa Pd non si aspettava altro. Va in onda l'ennesima puntata dello psicodramma piddino con finale horror: un Premier non votato dal popolo che caccia un sindaco regolarmente eletto. Matteo che fa il censore con Marino, mentre quando era sindaco di Firenze non brillava certo per sobrietà nelle spese. Un bell'esempio di coerenza.
Prima o poi, l'occasione ghiotta per fare lo sgambetto pure all'ingombrante Ignazio si sarebbe presentata. Era solo una questione di tempo. Farsi cacciare, però, per qualche coda alla vaccinara o per un bucatino alla amatriciana di troppo, consumati a sbafo e per di più con tanto di famiglia al seguito, ha il sapore di una scena da cinepanettone vanziniano. Un epilogo inglorioso, a tratti, patetico per l'inquilino del Campidoglio. Dal ridicolo tentativo, in extremis, di salvare la poltrona restituendo a Roma i 20 mila euro, fino all'affondo finale al Pd, condito da minacce nemmeno tanto velate.
"Cacciarmi? Se lo fate, farò tutti i nomi...Vi tiro giù tutti...Ci avevano provato con la Panda rossa, i funerali di Casamonica, la polemica sul viaggio del Papa. Se non fossero arrivati questi scontrini, prima o poi avrebbero detto che avevo i calzini bucati o mi avrebbero messo la cocaina in tasca". Non proprio un'acqua cheta l'Ignazio, che minaccia pure querele e richieste danni in sede civile. "Non ho mai detto 'ora farò i nomi'. Tutto ciò è falso". Se lo dice lui, siamo in una botte di ferro.
Non spetta a me giudicare l'operato dell'ex sindaco, che qualcosa di buono ha pure fatto. Da cittadina, però, mi sento tradita da quei politici che si professano discontinui rispetto al passato e poi si dimostrano uguali agli altri, se non peggio. Che ora si tenti di far passare la meschinità per ingenuità o inadeguatezza è, a dir poco, avvilente. Un politico, chiunque egli sia, scoperto con le mani nella marmellata è indifendibile e indegno a rappresentare le istituzioni. Se questo concetto stenta ancora a radicarsi nelle coscienze di chi amministra la cosa pubblica, allora il declino di questo paese sembra ormai inevitabile.


Don Gino Flaim, collaboratore pastorale della parrocchia di san Pio X, a Trento: "La pedofilia posso capirla, l'omosessualità no. Io ho fatto tanta scuola e i bambini li conosco, e purtroppo ci sono bambini che cercano affetto, perchè non ce l'hanno in casa e qualche prete può anche cedere...".

Alessandra Moretti (Pd) analizza la sconfitta elettorale: "Le ragioni della sconfitta alle regionali venete sono complesse, ma il look più castigato, più maschile ritengo che possa danneggiare le donne, che dovrebbero rimanere sempre se stesse".

Gianluca Pini (Lega) dopo essere stato richiamato dalla presidente Boldrini: "Non capisci un cazzo, vattene, capra!"

Cleopatra, lunedì 12/10/2015

1 commento:

Ezzelino da Romano ha detto...

Marino inadeguato, probabilmente meno onesto di quanto si fosse dichiarato (non per le cene ma per il tono mafiosetto del "adesso faccio i nomi"), però in una città che è stata saccheggiata da Alemanno nel silenzio generale pare evidente che sia stato soprattutto silurato.
Ed ora stiamo a vedere quale drago della politica e della buona amministrazione verrà messo al suo posto da renzolino.
I romani ancora oggi depongono fiori nel tempio di Giulio Cesare.
Forse non è solo folclore.