sabato 30 maggio 2015

GALLOWS – DESOLATION SOUNDS



A essere sinceri, non avrei scommesso granché sul futuro dei Gallows per due ordini di motivi. In primo luogo, perché la band originaria di Watford ha già raggiunto una vetta creativa davvero notevole con il concept album, Grey Britain (2009), talmente bello e convincente, da essere difficilmente replicabile; in secondo luogo, e questa probabilmente è la ragione principale di tanta perplessità, per la diaspora che ha visto allontanarsi dal gruppo, prima il carismatico leader e cantante, Frank Carter, e successivamente il fratello di lui e chitarrista, Steph Carter. Invece, dopo aver arruolato l’ex vocalist dei canadesi Alexisonfire, Wade Mac Neil, l’altro chitarrista, Laurent Barnard, si è sobbarcato oneri e onori del progetto, traghettando i Gallows fuori dalla palude, con un prescindibile album (Gallows del 2012), e ora con un disco davvero buono, come questo Desolation Sounds. Disco che, nei progetti della band, doveva essere pubblicato a novembre del 2014 (le registrazioni erano state terminate durante l’estate dello stesso anno), poi, in realtà, slittato ad aprile del 2015, per consentire l’uscita di un Ep promozionale, Bonfire Season, contenente due diverse versioni della title track e due cover. Desolation Sounds ci restituisce una band che, al netto delle due gravi perdite di cui abbiamo scritto poco sopra, è riuscita a mantenere saldo il timone e a proseguire, nonostante tutto, sulla rotta artisticamente coerente tracciata fin dagli esordi di Orchestra Of The Wolves (2006). Le nuove canzoni, non suonano abrasive come quelle contenute nel disco d’esordio, né possiedono il fascino di un’opera complessa come Grey Britain; eppure, il livello di scrittura si è mantenuto su un ottimo livello, e le bordate metal hard core, ammorbidite un poco da qualche pennellata melodica, riescono ancora a farci sanguinare le orecchie. L’ottimo interplay fra le due chitarre, la voce assassina di Mac Neil e un pizzico di psichedelia a insaporire la pietanza, fanno di Desolation Sounds un disco che di sicuro non cambierà la storia, ma che rappresenta per i Gallows e per i loro fans una convincente pietra miliare da cui ripartire per il futuro.

VOTO: 7





Blackswan, sabato 30/05/2015

venerdì 29 maggio 2015

IL GUFO SULLA ZEBRA






Hai tanti amici juventini che ti stanno simpatici (????) ma vorresti vederli perdere la finale del 6 giugno? 
Tifi tutte le squadre italiane ma proprio non ti va giù che i bianconeri possano portare a casa la tanto agognata Champions League?
Allora gufa insieme a Radiopanesalame!

Sabato 6 giugno avrai la possibilità di portare sfiga in modalità goliardica contro la Juve insieme a RPS.
Manda il numero di telefono o un contatto skype di un tuo caro amico juventino con una dedica appassionata e i diggeis di Radiopanesalame contatteranno il tuo amico in diretta. Oppure mandaci il titolo di una canzone corredato da una dedica scritta e verrà passata durante la partita. L'indirizzo è info@radiopanesalame.it. Oppure, se vuoi scrivere direttamente al sottoscritto, fallo pure a : foreveryoung@fastwebnet.it

Dediche con gufata, radiocronaca in diretta, ospiti e collegamenti a sorpresa ti aspettano sabato dalle 20:30 su www.radiopanesalame.it!

E se vuoi intervenire in diretta per gufare più da vicino, scrivici agli indirizzi mail sopra indicati.

PS: gufiamo con intensità ma sensa scadere nel becero. Così, viene meglio.





Blackswan, venerdì 29/05/2015

AMERICANA

mercoledì 27 maggio 2015

ANNE HOLT - QUOTA 1222



Sotto una violenta bufera di neve, un treno deraglia tra le Alpi norvegesi. I passeggeri vengono tratti in salvo e condotti in un albergo della zona. Ma, mentre sono ancora tutti isolati a causa del maltempo, un assassino comincia a fare vittime. Hanne Wilhelmsen, bloccata anche lei a quota 1222 metri, ha il compito di sfidare il tempo - anche atmosferico - e fermare il killer. Senza una squadra investigativa, però, senza i rilievi della Scientifica, senza nulla che non sia la pura forza della sua intelligenza. Una delle piú belle inchieste per l'ex detective della polizia di Oslo.

Chi si aspetta un thriller dai ritmi esasperati e dai colpi di scena incessanti, probabilmente resterà deluso da questo nuovo (ma solo per il nostro paese, visto che la prima edizione del libro risale al 2008) romanzo di Anne Holt, una delle più note e apprezzate gialliste scandinave (norvegese, per la precisione). Quota 1222 è, infatti, un giallo "classico ", che trova la sua ispirazione, sempre per restare in ambito femminile, nei romanzi di Agathe Crhistie o Patricia Highsmith. Nulla a che vedere, dunque, con l'adrenalina pura del connazionale Jo Nesbo, ma un'indagine semmai dall'andamento lento (ancorché circoscritta nello spazio e nel tempo), ove prevale il ragionamento investigativo, peraltro abbastanza criptico almeno fino alle ultime pagine, e la connotazione psicologica dei personaggi. A fronte di una tensione di piccolo cabotaggio, la Holt però sa esattamente dove andare ad approdare, creando un'ambientazione claustrofobica e non priva di un certo fascino noir, e discettando, spesso e volentieri, su argomenti che nulla hanno a che vedere con la trama gialla, ma che hanno il merito tuttavia di rendere la lettura varia e appetibile anche a chi non ama particolarmente il genere. Ecco allora il tema della disabilità (di cui è affetta la protagonista, Hanne Wilhelmsen, protagonista di numerosi romanzi della Holt), la critica, nemmeno troppo velata, alla società norvegese, le dissertazioni in tema di religione, omosessualità e politica. Buona scrittura, impianto narrativo compatto e senza fronzoli, un discreto approfondimento delle dinamiche di gruppo e un finale che ci regala comunque un discreto colpo di scena, sono gli aspetti migliori di un romanzo che, alla resa dei conti, non dispiace ma nemmeno, a dirla tutta, incanta.


Blackswan, mercoledì 27/05/2015

martedì 26 maggio 2015

BILL FAY – WHO IS THE SENDER?



A volte, quando raggiungiamo un certo convincimento con onestà intellettuale (giudicando cioè un’opera per quello che è e non solo perchè ci piace), verrebbe voglia, di fronte a tanta bellezza, di utilizzare la parola “capolavoro”. Tuttavia, spesso e volentieri (forse più spesso del dovuto), manteniamo un profilo ben più basso, spaventati probabilmente dall’eccesso di responsabilità che ci assumeremmo e dal timore di una pisciata fuori dal vaso che qualcuno, prima o poi, ci farà pagare a caro prezzo. Pertanto, per quanto in cuor mio ritenga che Who Is The Sender? sia il disco più prossimo alla vetta che abbia ascoltato da tempo, eviterò accuratamente di parlare di capolavoro, utilizzando invece sostantivi, aggettivi e giri di parole necessari a mantenere quello che gli inglesi chiamano understatement. Diciamo allora che l’ultimo full lenght di Bill Fay è un grande disco, al pari di tutti gli altri dischi pubblicati dal songwriter britannico nell’arco di quarantacinque anni. Non stropicciatevi gli occhi, avete letto benissimo: Fay ha rilasciato solo quattro dischi in quasi mezzo secolo e, tra l’altro, con una cadenza quanto mai anomala. Due pubblicazioni a inizio anni ’70 (Bill Fay e Time Of The Last Persecution, rispettivamente del 1970 e del 1971), seguiti dalla cacciata dalla Decca, l’allora casa discografica, per conclamato e irreversibile flop commerciale, uno iato lungo una vita, la bellezza di quarantun anni, il ritorno sulle scene nel 2012 con lo splendido Life Is People (altro capolavoro, ma come abbiamo scritto, non si può dire). Poi, ancora (o solo) tre anni, ed ecco il nuovo Who Is The Sender?, apice di una carriera molto diluita nel tempo ma (e forse proprio per questo) di qualità eccelsa. Eccelso è il primo di una lunga serie di aggettivi che mi sono venuti in mente per descrivere le canzoni di Who Is The Sender?, il cui livello compositivo è così alto (e altro) da lasciarmi imbarazzato per (quasi) tutti quei dischi di cui ho parlato bene in questa prima parte del 2015. Perché le tredici canzoni in scaletta, anche in questo caso uso il basso profilo, non sono solo di una bellezza straniante, ma in quattro o cinque casi sembrano aver ricevuto l’imprimatur divino. Se Life Is People si muoveva ancora entro territori musicali più contigui (ma senza esagerare) a una formula canzone prossima al folk – blues di ispirazione americana (la presenza di Jeff Tweedy non era un caso), questo nuovo lavoro si fa decisamente più straniante, dribbla ogni possibile coordinata di riferimento, pone al centro del modulo espressivo il pianoforte e gli archi, sbriciola la consuetudine in un impasto sonoro che lo stesso Fay definisce alternative gospel, tende all’assoluto accostando epica delle emozioni e spiritualità (laica). In tal senso, l’iniziale The Geese Are Flying Westward può essere utilizzata come chiave di lettura di tutto il disco: un ascolto a testa in su, compresi nel raccoglimento della nostra malinconica finitezza, a cercare nel cielo il volo di un uccello che ci doni un pensiero di eternità e ci liberi dalle catene del nostro destino. La prima di un filotto di canzoni che si muovono sul confine fra estasi e tormento, su quel fragile equilibrio tra speranza e disillusione che anima le nostre vite, inducendoci a lacrime di consapevolezza e a brevi istanti in cui ci sentiamo leggeri e parte del tutto, natura nella natura, sole nel sole (Underneath The Sun). Fra le note di Who Is The Sender? emergono echi della miglior musica ascoltata in questi quarant’anni in cui Fay ci ha lasciati in attesa: c’è il Peter Gabriel tormentato di Here Comes The Flood e Family Snapshot (la già citata Underneath The Sun), ci sono quei soundscapes scorbutici che identificavano il songwriting di Vic Chesnutt (il sottofondo noise nella coda della visionaria How Little?) e percepiamo una tendenza al crescendo minimalista (solo apparentemente una contraddizione in termini) che evoca gli scozzesi Blue Nile. Trattasi tuttavia di mere speculazioni, un tentativo di spiegare una musica che ha ben poco a vedere con le parole (già fin troppe, le mie) e con le nostre abitudini sonore, ma vive semmai dentro di noi come un sentimento, in quel preciso punto fra cuore e cervello, ove nasce la brama di bellezza. Fragile e potente, colta e popolare al contempo, la scrittura di Bill Fay, centellinata nei decenni, finisce per svuotarci (come già fece in passato) di tante fallaci convinzioni, imponendoci un livello d’ascolto che è un armonioso e totalizzante insieme di struggimento, libertà, partecipazione, aspirazione, misticismo e poesia. Tanto che verrebbe voglia di parlare di capolavoro, se non fossimo affetti da congenito undestatement. Ma che sia un grande, anzi un grandissimo disco, possiamo dirlo senza remore.

VOTO: 10





Blackswan, martedì 26/05/2015

lunedì 25 maggio 2015

IL MEGLIO DEL PEGGIO




Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo.

"Per risolvere il problema degli sbarchi, che sono una malattia, ho la mia cura: rendere non navigabili queste barche. Basta togliere il motore e praticamente la barca rimane lì, ferma. E' un bene che non perde di valore e un domani magari la si rimette in grado di navigare..."  (Silvio Berlusconi).

Una fucina di fenomeni politici, l'Italia. Primo, fra tutti, Silvietto. La soluzione a volte ce l'abbiamo davanti e non la vediamo, mentre l'ex Cavaliere è sempre sul pezzo. Altro che Mare Nostrum, Triton, pallosi vertici a Bruxelles e altre diavolerie assortite. Basta staccare il motore alla barca ed è fatta: l'immigrato non c'è più. Sparito. E chissà che magari non ci sforna una ricetta pure per gli "scafisti di terra", gli autisti che, dietro un lautissimo compenso, trasportano fino al Brennero o a Ventimiglia i profughi che vogliono raggiungere il Nord Europa. Si potrebbe forare le ruote delle autovetture e il gioco è fatto. Una soluzione che risolve definitivamente la piaga dell'immigrazione, alla faccia dei tromboni. "Grande Silvio", avranno detto a Bruxelles. Roba da ridere a crepapelle, se non ci fossero in gioco migliaia di vite umane. Un problema di portata mondiale come l'immigrazione viene banalizzato con soluzioni sgangherate e bislacche, come se gli esseri umani fossero dei vuoti a perdere. E nel mentre, gli opportunisti alla Salvini, altro genio della politica, sulla pelle dell'immigrato ci costruiscono pure fruttuose campagne elettorali. La Lega che risorge dalle ceneri, grazie al fiuto di questo ruspante ragazzotto lumbard, cresciuto a pane e televisione, tutto casa e comparsate ai talk show. Dare addosso all'immigrato è la parola d'ordine e chissenefrega delle sofferenze umane. Salvini, un fenomeno soprattutto mediatico. Basti pensare che non c'è giornale o trasmissione televisiva che non se lo contenda. In tempi di dittatura dell'immagine, come è quella in cui stiamo vivendo, più sei visibile meglio è. Non importa come, basta esserci e spararla ogni volta più grossa. Ne sa qualcosa il fenomeno "per eccellenza", Matteo Il Riformatore, il twittatore compulsivo che ha rottamato tutto, persino il passato. Alle regionali della Campania, dopo traccheggiamenti vari, ora sostiene, senza condizioni, quel tanto discusso Vincenzo De Luca, su cui pende la scure della legge Severino. Sbaglio o il Premier aveva detto che alcune liste che sostengono l'ex sindaco di Salerno (condannato in primo grado a un anno di reclusione, per abuso d'ufficio) hanno candidati che non avrebbe votato, nemmeno se costretto? Infatti lo aveva detto, ma purtroppo, in questa classe politica di fenomeni paranormali e star televisive, coerenza e serietà non sono più di moda.  

Silvio Berlusconi, racconta un episodio avvenuto durante i servizi sociali a Cesano Boscone: "Ho imboccato una signora con la tecnica che si usa per i bambini. Ho cominciato a dire: ' è in arrivo un cucchiaio carico di un buonissimo purè' " .

Maria Elena Boschi, intervistata da un settimanale: "Il ruolo in politica non ha cambiato le mie abitudini: stiro, lavo e vado al supermercato da sola..."

Umberto Bossi, in un'intervista: "Silvio mi ha rotto, non lo incontro più. E' un pirla".

Renato Brunetta, dopo la disfatta di Forza Italia in Trentino Alto Adige: "Negli importanti comuni di Avio, Pinzolo, e Cimone, abbiamo vinto al primo turno. Lo avete trovato da qualche parte? No".

Cleopatra, lunedì 25/05/2015