domenica 3 gennaio 2016

I MIGLIORI LIBRI DEL 2015 – LE SCELTE DEL KILLER







3) JAVIER CERCAS – L’IMPOSTORE
Chi è Enric Marco? Un novantenne di Barcellona, militante antifranchista, che negli anni Settanta è stato segretario del sindacato anarchico – la CNT – e in seguito ha presieduto l’associazione spagnola dei sopravvissuti ai campi di sterminio nazisti, ricevendo numerosi riconoscimenti per il coraggio dimostrato negli anni e la testimonianza degli orrori del lager. Enric Marco, un impostore. Perché nel 2005 la sua menzogna è stata pubblicamente smascherata. Enric Marco, come ha rivelato uno storico, non è mai stato internato a Flossenbürg, e anche la sua partecipazione alla guerra civile spagnola non è affatto dimostrata. Dieci anni dopo, la magistrale scrittura di Javier Cercas traduce in un romanzo audace che sfida le convenzioni narrative, l’enigma del personaggio, le sue verità e le sue bugie. In queste pagine intense si dipana un intero secolo di Storia, raccontato con la passione di un sovversivo della letteratura e un’ammirevole onestà dissacratoria.



2) BRET ANTHONY JOHNSTON – RICORDAMI COSI’
La domanda corretta non è come fare a sopravvivere al giorno più brutto della propria vita, ma come semmai riuscire a superare indenni il giorno più felice. La famiglia Campbell (Eric, Laura e il piccolo Griffin) vive da quattro anni il dolore per la sparizione del figlio e fratello maggiore, Justin, consumando il proprio tempo in vane ricerche, speranze mal riposte, sprofondi abissali. Poi, quando Justin viene ritrovato e si scopre essere stato vittima di un rapimento, quell’equilibrio famigliare che si sorreggeva su una rassegnata disperazione inizia a crollare. Johnston costruisce un sapiente intreccio psicologico fra le mura domestiche: l’America, nello specifico il Texas, le strade, la gente, la vita di tutti i giorni restano in attesa fuori dalla porta, o emergono, a tratti e minacciose, per sottolineare la solitudine interiore dei protagonisti. In casa Campbell, invece, si consuma il dramma del non detto, della verità taciuta. Cosa sia davvero successo a Justin non si può dire, cosa abbia passato nei quattro anni d’assenza è un tabù che non può essere infranto. La felicità per il ricongiungimento, il traboccante bisogno d’amore, il desiderio di un ritorno alla normalità vengono così frustrati dal dubbio, dalla recriminazione reciproca, da paure inconfessabili, da sensi di colpa che divorano la stabilità emotiva dei personaggi. Quando, poi, il rapitore di Justin viene rilasciato in attesa del processo, la situazione precipita tanto da portare Eric e il di lui padre, Cecil, a una decisione estrema. Se da un lato Johnston scava nella psiche dei protagonisti con grande efficacia e mantiene un alto livello di scrittura per tutta la durata del libro, il romanzo manca della sintesi necessaria a rendere indimenticabile la storia raccontata (cento pagine in meno avrebbero garantito al racconto una maggiore efficacia).  Appare, inoltre, abbastanza evidente che Johnston si sia ispirato alla prosa di Franzen, e pur avendo creato la contradittoria figura femminile di Laura, che ben si sarebbe adattata alle pagine di Libertà, non riesce a raggiungere la raffinatezza espositiva e i vertici di ragionamento a cui ci ha abituati il suo collega chicagoano. Detto questo, Ricordami Così è comunque un’ottima lettura e Johnston è davvero abile a disegnare un interno americano, all’apparenza ordinario, ma infestato nel profondo da rimorsi e fantasmi. Quei fantasmi che anche un finale di speranza non riuscirà a fugare del tutto. Resta un dubbio e ancora una volta il vero vincitore è il silenzio.

1)  SERENA VITALE – IL DEFUNTO ODIAVA I PETTEGOLEZZI
Cosa succede davvero la mattina del 14 aprile 1930 nell’appartamento numero 12 di una kommunalka sita in passaggio Lubjanskij? Quale mistero si cela dietro la morte del più amato poeta russo, Vladimir Majakovskij? Il cadavere si presenta riverso a terra, le braccia aperte, la testa rivolta verso la porta e un foro di proiettile tre centimetri sopra il capezzolo sinistro. E’ stato un suicidio, come la versione ufficiale dei fatti indurrebbe a credere? Oppure una tragica fatalità, un gioco assurdo, una roulette russa finita tragicamente? O ancora: è plausibile l’ipotesi di un omicidio, come alcuni studiosi sono portati a credere? E chi allora può aver ucciso Majakovskij? La sua amante, la bella attrice Veronika Polonskaja? Oppure il regime, stanco delle bizze del poeta, che sembra sempre più in preda ai suoi deliri amorosi, che pare aver esaurito la spinta rivoluzionaria che l’ha fatto amare dal popolo e che, come molti sostengono, vive un periodo di afasia artistica, testimoniato dall’insuccesso della sua ultima commedia, Banja? Serena Vitale, professore ordinario di letteratura russa dell’Università Cattolica di Milano e già autrice del bellissimo Il Bottone Di Puskin, grazie a un meticoloso lavoro di ricostruzione storica, accorpa testimonianze e carte processuali, facendo luce sugli aspetti più controversi di una vicenda ancora oggi dibattuta da molti. Il Defunto Odiava I Pettegolezzi è un saggio potente, evocativo, di ampio respiro storico (la Mosca dei tempi, le trame di regime), che riesce però a tenersi ben lontano da ogni intento agiografico sulla vita di Majakovskij. Non solo, infatti, la Vitale indaga con estremo rigore (e altrettanta passione) sugli ultimi giorni di vita dell’autore de La Cimice, ma, soprattutto, dipinge il quadro di un uomo contraddittorio, istrionico, carismatico, capace di inarrivabili intuizioni artistiche e di travolgente passione politica, e al contempo anche fragile, ipocondriaco, attratto da una visione romantica della morte e vittima di relazioni sentimentali sfortunate. Un saggio che si legge come un thriller, palpitante come i versi di Majakovskij.


Blackswan, domenica 03/01/2015

2 commenti:

George ha detto...

Me li segno. A-uguri!

Blackswan ha detto...

@ George: tanti cari auguri anche a te, George :)