mercoledì 2 marzo 2016

NIGHT BEATS - WHO SOLD MY GENERATION (2016, Heavenly)



Già dalla foto di copertina si intuisce parecchio del menù. I Ramones nel 1976 che salgono sulla macchina più sgangherata del Lower East Side subito dopo il famoso scatto di Roberta Bayley. La suggestione che ho scelto porta guai, mi rendo conto. I brutti ceffi sono solo tre, Danny Lee “Blackwell” (vc, ch), Jacob Bowden (bs) e James Traeger (dr), provengono dal Texas, risiedono a Seattle e non fanno Punk! Ma l’attitudine è quella. Outsiders duri e puri e, a dar retta a chi s’alimenta solo ed esclusivamente di hype, fuori dal tempo come nessun altro. Incidono, non a caso, per la Heavenly, la stessa etichetta di alcuni dei più interessanti gruppi neo psichedelici degli ultimi anni TOY, Temples e i meravigliosi King Gizzard and The Lizard Wizard.

Who Sold My Generation è il terzo album dei Night Beats e segue di qualche anno Sonic Bloom, esplicita dichiarazione d’amore, già dal titolo, per il Garage Psych degli anni ’60. Ulteriori prove che certificavano la loro cifra stilistica in gioiellini Beat come Outta Mind e As You Want che non avrebbero sfigurato dentro i testi sacri Nuggets e Pebbles. In questo ultimo lavoro invece, Soul e Surf Music, entrano più decisamente nelle loro composizioni. Il suono diventa oltremodo maturo senza per questo snaturare l’essenza puramente psichedelica che sottintende tutto il loro progetto. Si sente comunque che lo zainetto s’è appesantito e che i Night Beats hanno studiato. E con gran profitto verrebbe da dire ascoltandoli oggi. Tra le materie approfondite sicuramente la Storia: 13th Floor Elevators, Quicksilver Messenger Service, I'll Wind, Link Wray e l’Attualità: Parquet Courts, Black Mountain, Dead Meadow. Vacanze estive in tour con Black Angels, Roky Erickson e Zombies. Tutte le mamme attente ai risultati scolastici dei loro figlioli sarebbero orgogliosissime, niente da dire.




Celebration #1 apre la scaletta, un mantra psichedelico tra riverberi e voce salmodiante, quasi una versione riveduta e corretta della The Wasp (Texas Radio And The Big Beat) di doorsiana memoria. In Power Child, Right,Wrong e Sunday Mourning (a mio parere il brano più bello del lotto) l’impronta dei Black Angels è evidentissima, flusso melodico dilatato e cantato evocativo. Canzoni come queste sono da ascoltare in uno stato di rilassamento totale. Veri e propri inni alle discipline, troppo spesso e ingiustamente vituperate, che caldeggiano la pigrizia fisica e mentale. A ridestarci dal gradevolissimo torpore intervengono pezzi più trascinanti e immediati come No Cops, Shangri Lah e Last Train To Jordan caratterizzati dalle spigolature elettriche di Danny Lee e il drumming svagatamente ossessivo di James Traeger. Bad Love è un divertito e calligrafico omaggio alla gloriosa stagione Surf. Ray-Ban Clubmaster sul naso, cocktail estivo supercolorato in mano e tramonto mozzafiato che, anche sapendo come va a finire, la sua porca figura la fa sempre. Il tutto contrappuntato da languori chitarristici alla Dick Dale. Chiude il disco Egypt Berry cavalcata C&W d’ambientazione mediorientale!

Questa dei Night Beats è grande musica destinata a durare nel tempo perché è del tempo che si nutre. La peculiarità, in aggiunta alla consapevolezza di chi conosce a menadito i limiti delle proposte musicali attuali, è quella di volgere lo sguardo al passato e frequentarlo senza riserve per andare oltre. 

VOTO: 8





Porter Stout, mercoledì 02/03/2016

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