domenica 6 marzo 2016

THE RECORD COMPANY – GIVE IT BACK TO YOU



E poi dicono che l’alcol fa male. Probabilmente a qualcuno si, ma non certo ai The Record Company, band californiana di stanza a Los Angeles, che deve tutto proprio a una nota marca di birra. In circolazione dal 2011, un pugno di Ep all’attivo, il terzetto capitanato da Chris Vos (voce e chitarra) raggiunge la notorietà solo nel marzo del 2015, quando Off The Ground, brano con cui si apre il disco di cui stiamo scrivendo, viene utilizzata per uno spot della birra Miller Lite. Da quel momento le speranze di successo dei The Record Company diventano realtà, la Concord li mette sotto contratto,  pubblica il loro esordio, Give It Back To You e  li manda in tour ad aprire i concerti dei Blackberry Smoke. Accostamento alquanto bizzarro, visto che con la band di Atlanta (uno dei gruppi emergenti dell’odierno panorama southern rock) i Record Company hanno poco da spartire, se non una grande anima blues. Prima che la critica cominciasse il gioco degli accostamenti, i tre ragazzi californiani hanno spiattellato subito e senza troppi giri di parole le loro influenze: John Lee Hooker, Rolling Stones e Stooges. Effettivamente, nelle dieci canzoni che compongono Give It Back To You, qualche reminiscenza dai tre mostri sacri appena citati si trova. Tuttavia, bastano pochi ascolti per comprendere che la band, a parte qualche inevitabile citazionismo, ha stoffa da vendere e uno stile che, fin da subito, si presenta se non originale quanto meno personalissimo. Intanto, si autoproducono, la qual cosa significa realizzare le proprie idee attraverso la propria visione: il disco in tal senso ha una coerenza espressiva che si mantiene intatta in tutte le dieci canzoni che lo compongono. La musica dei Record Company pesca dal passato, di questo non ci sono dubbi; ma blues e rock’n’roll delle origini vengono rielaborati con inaspettata modernità. Il terzetto, infatti, sviluppa un sound in cui la sezione ritmica (timbro secco e pulitissimo della batteria, basso arrembante e talvolta distorto) è quasi sempre in primo piano, costruendo l’architettura su cui le chitarre (acustica ed elettrica, talvolta suonate slide) e la bella voce di Chris Vos tracciano le linee melodiche. Off The Ground, con cui il disco inizia, spiega meglio di tante parole quanto appena detto: apre un giro di basso distorto (e suonato slide), che sembra rubato ai Black Keys, e poi la canzone si sviluppa su un mood notturno che, al netto del sax, mi ha fatto tornare alla mente i grandi Morphine. Le sciabolate lap steel di Vos sono la spezia piccante che insaporisce ulteriormente una della più belle canzoni ascoltate quest’anno. Il disco, peraltro, mantiene altissimo il tiro dalla prima all’ultima canzone, non perdendo un grammo dell’eccitazione che si respira fin dalle prime note. Don’t Le Me Get Lonely, versione 2.0 del rockabilly anni ’50, è divertimento puro, il passo sinuoso di On the Move trasuda urgenza sessuale, il boogie di Feels So Good deraglia dalle parti dei Canned Heat, su Turn Me Loose aleggia il fantasma di John Lee Hooker, e a chiudere In The Mood For You suona come una bonus track di qualche vecchio disco degli Stooges. Se a distanza di qualche settimana dall’uscita, in tanti stanno parlando di Give It Back To You, un motivo c’è: questo disco spacca e i The Record Company sono una delle band più gagliarde in circolazione.

VOTO: 8





Blackswan, 06/03/2016

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