venerdì 1 aprile 2016

ROB CROW'S GLOOMY PLACE - YOU'RE DOOMED. BE NICE. (Temporary Residence, 2016)



La prima volta che ascoltai i Pinback rimasi letteralmente ammaliato dall’inconfondibile stile chitarristico di Rob Crow: una mirabile crasi tra Post Rock intellettualistico e sensatezza Indie. Musica educatissima e insieme popolare, la forma canzone sempre rispettata, pochi fronzoli virtuosistici e attenzione spasmodica all’aspetto melodico. Una compiuta versione di quello che potrebbe essere il Pop contemporaneo. Crow è, dunque, uno di quei rari musicisti che riescono ad affinare il gusto dell’ascoltatore più premuroso coccolandolo nel contempo. Direi di più: è una sorta di demiurgo del lessico Indie più evoluto e credibile. Puntuali i rimandi al passato attraverso i quali riesce a racchiudere, in un'unica esperienza, tutto un universo sonoro che va dall’Art-Rock dei King Crimson (periodo Discipline) al Math di Slint e Don Caballero. Un continuo nutrimento: contaminazioni tra i generi e decine di band e artisti che hanno fatto la storia recente del Rock, tirati in ballo con un accordo o un accenno ritmico.
L’uscita del nuovo album arriva dopo un periodo parecchio travagliato per il ragazzone di San Diego (dipendenza dall’alcol, difficoltà economiche e propositi di abbandonare le scene), con inevitabili ricadute sulla routine cui ci aveva abituato. Cinque dischi in solitario a partire dal 1995 (Lesser & Rob Crow) intervallati da altrettanti con la band che avevamo lasciato nel 2012 in gran forma con il bellissimo Information Retrieved. Ora s’annuncia anche se non ancora ufficialmente la fine dei Pinback e, con la nuova ragione sociale Rob Crow’s Gloomy Place, l’opportunità di ripartire emendando pubblicamente e artisticamente tutti i guai che lo hanno angustiato negli ultimi quattro anni. Produzione affidata a Ben Moore degli Hot Snakes e vecchi amici a supportarlo tra i quali Travis Nelson, già con lui negli Heavy Vegetable (1994-2000), la primissima band di Rob Crow.




L’opening track Oh, the Sadmakers mette subito le cose in chiaro e nonostante le premesse preoccupanti cui abbiamo accennato nulla è cambiato. Anzi, ce n’è d’avanzo e Crow ci regala uno dei pezzi più belli della sua intera produzione. Frenesia chitarristica che progressivamente accelera fino ad incattivirsi sfiorando i confini del Doom più minaccioso. Subito dopo This Distance ci offre un assortimento di delicatezze col sottofondo di un’orchestra d’archi! E’ un disco sorprendente You're Doomed. Be Nice., i cambi di registro improvvisi non inficiano l’uniformità stilistica del progetto ed è oltremodo gratificante ascoltarlo mentre ci fa ricordare vecchi amori che credevamo appassiti o perlomeno lontani. Feelies, Joan Of Arc, Wheat, Karate e June Of 44 le similar band che inevitabilmente tornano alla memoria. Tuttavia, nel caso di Crow, l’operazione nostalgia è puramente funzionale per esprimere al meglio le sue nevrosi, un presupposto che impreziosisce una restituzione musicale di assoluta modernità. Esistesse un contraltare di modernità, anche nei mezzi di diffusione, brani come Business Interruptus, Quit Being Dicks oppure la tagliente, distorta, travolgente Rest Your Soul, diventerebbero dei veri tormentoni. Ma tant’è! Limitiamoci quindi ad aprire la porta a Rob Crow, commesso viaggiatore che tiene in valigetta il miglior campionario di Rock indipendente americano. Una sola avvertenza: offriamogli dell’acqua o un caffè, con l’alcol ha dichiarato di averla fatta finita!

Voto: 8.5





Porter Stout, venerdì 01/04/2016

2 commenti:

giuseppe ha detto...

sto tipo mai sentito i nirvana in vita sua?

Blackswan ha detto...

@ Giuseppe: ma che ci azzecca Rob Crow con i Nirvana? E' come accostare le cozze alla Nutella.