martedì 3 maggio 2016

L’ULTIMO DEI ROMANTICI




Leicester, cittadina di 288.000 abitanti nel cuore dell’Inghilterra. Qui, è sepolto Re Riccardo III, Duca di Gloucester, uomo deforme e bulimico di potere, usurpatore, traditore, assassino. Qui, 530 anni dopo, si incorona un altro sovrano:  è Claudio I, appartenente alla nobile casata dei Ranieri, al secolo conosciuto anche come The Normal One. Fu Shakespeare a rendere immortale la figura drammatica e controversa  di Riccardo III, monarca inviso al suo popolo e alla storia; e Shakespeare, se fosse ancora vivo, saprebbe raccontare meravigliosamente anche le gesta del Re straniero che porta la sua gente a compiere un’impresa che supera i confini della leggenda. Già, perché ciò che ha fatto il Leicester City Football Club è degno non solo della cronaca e degli osanna internazionali che intasano i social e i giornali sportivi, ma meriterebbe anche una penna suntuosa, che fosse in grado di accompagnare l’attimo del tripudio in un meritato viaggio verso l’eternità.
Da allenatore vituperato e sottovalutato, spesso indicato come un perdente di nobile stirpe, oggi Claudio Ranieri è diventato un mito. Non ha avuto bisogno di compiere gesti eclatanti né ha dovuto spremere i cordoni della borsa di qualche prodigo mecenate: semplicemente ha lavorato, con scrupolo, metodo e passione, facendo rendere al meglio un collettivo di giocatori dotato più di attributi che di piedi buoni. A volte la vita, nella sua tortuosa bizzarria, sa rendere eroi anche dei magnifici perdenti, sa premiare con la vittoria la sofferenza e la fatica, aggiungendo, poi, all’intreccio narrativo, quel pizzico di fortuna, in tante altre occasioni negata. 
Sono parecchi, quindi, i motivi  per cui il Leicester ha fatto battere il cuore agli sportivi di mezzo mondo, accendendoli di un nuovo, inatteso, romanticismo: la trama inaspettata e il susseguirsi rocambolesco degli eventi; un gioco organizzato e tignoso, ma mai sparagnino, in cui tutti hanno fatto quello che dovevano, senza cercare le luci della ribalta a scapito del collettivo (come la Grecia di Otto Rehhagel agli Europei del 2004, ricordate?); l’innata simpatia di personaggi come Ranieri, Vardy e Mahrez; l’eterna suggestione della lotta tra Davide e Golia, tra il ricco e il povero, tra il potente e l’oppresso. Eppure, a prescindere da tutte queste considerazioni, una suggestione ha contato più delle altre, e cioè che se una squadra di pippe può vincere il campionato più competitivo del mondo, allora, ciascuno di noi, in egual misura, può scalare i giorni della propria vita e raggiungere gli obbiettivi che si è prefissato. La vittoria del Leicester, in tal senso, è una livella che riporta tutti allo stesso punto di partenza e riconsegna a tutti le stesse possibilità: si chiama speranza, ed è quel carburante di cui ognuno di noi ha dannatamente bisogno, in questi tempi di prospettive negate.
Un grande intellettuale e poeta argentino, Jorge Luis Borges, diceva che nessuna vittoria potrà mai avere la dignità di una sconfitta. Ebbene, si sbagliava: non aveva mai visto giocare il Leicester, non aveva mai visto Claudio I, sovrano vittorioso in terra straniera, l’ultimo dei romantici, in quel mondo di milionari, tweet e tatuaggi che chiamano calcio. 






Blackswan, martedì 03/05/2016

7 commenti:

Unknown ha detto...

Bella storia, di quelle di cui ogni tanto si sente davvero il bisogno..contenta per Ranieri, garbato signore..

Unknown ha detto...

Una favola, con relativo lieto fine, che ha appassionato anche me!
Lo stesso Ranieri fu protagonista di un'impresa anche con la mia squadra del cuore, perciò da queste parti abbiamo sempre avuto fiducia in lui.

James Ford ha detto...

Avevo pensato di scriverne anch'io.
Queste sono le storie di cui il calcio e lo sport hanno bisogno come l'aria.

Granduca di Moletania ha detto...

Odio abbondantemente i calciatori e gli allenatori (prostitute), i loro agenti (magnaccia) e i presidenti delle squadre di serie A (tenutari del bordello).

Problema da svolgere a casa: si racconta che il sig. Moratti (giusto per fare un esempio) durante la sua presidenza ha speso qualcosa come 1.200.000.000 euro ; se per la realizzazione in Africa di un "ospedale di primo soccorso" funzionante ne servono circa 400.000, quanti ospedalucci avrebbe potuto realizzare il suddetto magnate?
Considerando che il continente africano è composto da 54 stati, quanti ospedalini avrebbe oggi ogni stato? Quante volte alla settimana il sig. Bono Vox andrebbe in sede a lavare i piedi al suddetto presidente in segno di etena gratitudine?
Se non siete in grado di risolverlo, fatevi aiutare dai genitori.

Detto ciò, sono felicissimo per il Leicster, per la favola a basso costo che ha realizzato, per il compatriota Ranieri e anche per il semprepienodisè Mourino (che in questo preciso istante è di la che si sta sgranocchiando i propri medesimi zebedei).

Perdonami Black per il mio commento particolare, ma ritengo che ormai nel calcio girano solo soldi, spacciatori di tatuaggi, parrucchieri schizzatissimi e zero passione (a parte 'sti inglesotti quà che effettivamente sono gli ultimi dei romantici).
Un abbraccio.

Offhegoes ha detto...

Bellissima storia di calcio, che restituisce speranza in um mondo calcistico fatto di petrodollari, .bambini viziati ed ignoranti.
Che insegna pure come con la passione, il compagnerismo, gambe e polmoni si puo' battere il Golia dai piedi buoni......il calcio e corsa e sacrificio....solo dopo il resto, anche la tecnica.

Ezzelino da Romano ha detto...

Si ragazzi, tutto vero ma guardate che i soldi del calcio sono sempre e comunque troppi rispetto alle esigenze ed ai drammi del mondo reale.
Intendo dire che sono troppi anche quelli del Leicester, se il parametro sono gli ospedali che si possono costruire in Africa.
Con il costo dell'ultimo tagliando della mia moto si pagano 100 kit di sopravvivenza per bambini denutriti, ma non è che se io non vado in moto muoiono 100 bambini in meno.
Purtroppo non funziona così.
Detto questo, grande Leicester e ieri sera grande Atletico Madrid guidato dal Comandante El Cholo Simeone, che su scala diversa propone gli stessi valori di Ranieri.
Cito due commenti non miei, a mio avviso molto carini.
Uno sul Leicester: "Per avere un'idea delle Foxes campioni d'Inghilterra provate ad immaginare Civati presidente del consiglio".
Uno applicabile anche all'Atletico: "Sono due allenatori e due squadre che in un'epoca di maghi e profeti della panchina riportano le cose all'essenza dello sport: fare il culo a chi sarebbe più forte di te".
Che poi, a mio sommesso parere, è anche un po' l'essenza della vita.
Baci a tutti.

Ernest ha detto...

mi fa innervosire sentir dire che è anche una vittoria italiana.... no non c'entriamo nulla, anzi il sig Ranieri lo abbiamo cacciato con tanto di timbro di perdente.
Quella del Leicester è una lezione che dovremmo tenere a mente spesso non servono solamente soldi e sponsor...