domenica 22 maggio 2016

NICCOLO’ FABI – UNA SOMMA DI PICCOLE COSE



Come i nostri lettori ben sanno, ci occupiamo solo marginalmente di musica italiana; tuttavia, quando ci passa per le mani un buon disco, siamo ben felici di non lasciarcelo sfuggire. E’ il caso, questo, di Una Somma Di Piccole Cose, ottavo album in studio (nono, se si conta anche la collaborazione con Silvestri e Gazzè di un paio d’anni fa) di Niccolò Fabi, cantautore romano in circolazione ormai da un ventennio e con già alle spalle piccole gemme come Novo Mesto (2006) e Solo Un Uomo (2009). Questo nuovo full lenght è l’ennesima conferma per un artista che, a differenza di tanti illustri colleghi, ha mantenuto nel tempo un alto livello di ispirazione, tenendosi, peraltro, lontano da mode e compromessi commerciali. In tal senso, Una somma Di Piccole Cose, è la prova lampante di come anche in Italia si possa produrre musica di qualità, quando si ha la forza morale di evitare stereotipi consunti o di non voler apparire alternativi a tutti i costi. Con Fabi e questo suo bellissimo disco, vincono, invece, la semplicità e la poesia; vincono, soprattutto, le canzoni, frutto di un buen retiro in mezzo alla natura di Campagnano di Roma, alla ricerca di solitudine, ispirazione e melodie. Un po’ come aveva fatto Bon Iver con il bellissimo For Emma, Forever Ago (2007), registrato interamente nella pace bucolica della campagna del Winsconsin. E non è un caso (ma lo dice lo stesso Fabi) che Una Somma di Piccole Cose abbia tra le sue fonti di ispirazione proprio l’esordio di Justin Vernon. Ne deriva che queste nove piccole grandi canzoni trovino il loro respiro creativo, più che nella tradizione del cantautorato italiano, in quel suono americano plasmato meravigliosamente dalle mani del citato Bon Iver, o da quelle di Sufjian Stevens (Carrie & Lowell dello scorso anno), di Sam Amidon o di Iron & Wine. Pochi strumenti e tante idee, dunque, per un disco concepito lontano dalla ribalta, in cui Fabi si mette a nudo, con schiettezza, raccontando sé stesso (Facciamo Finta) ma non perdendo mai di vista il contesto sociale delle nostre vite (Ha Perso La Città).  I brani in scaletta sono animati, in tal senso, da una spirito di condivisione, dalla necessità di universalizzare i moti dell’anima e di raccontare il proprio interiore, raccontando così la storia di ognuno di noi. C’è una profonda malinconia in queste note, ma nulla che suoni, però, depresso o disperato: la sensazione è semmai quella di una presa di coscienza, di una consapevolezza (la splendida chiosa di Vince Chi Molla) alla luce della quale sia possibile dare un senso ai nostri giorni, di “una somma di piccole cose” che ci spinga a superare i nostri limiti e il nostro dolore, per continuare a vivere, finalmente pacificati. Da ascoltare in cuffia, a occhi chiusi, godendo di melodie perfette (la title track, Filosofia Agricola, Vince Chi Molla) e di testi che, rarità delle rarità, evitano l'ovvio e sanno arrivarci dritti al cuore.

VOTO: 7,5





Blackswan, domenica 22/05/2016

2 commenti:

giuseppe ha detto...

lei ha la particolare disposizione di scegliere sempre il video della canzone più brutta degli album che presenta - una somma di piccole cose e una mano sugli occhi sono infinitamente più belle

Blackswan ha detto...

@ Giuseppe: grazie della dritta :)