venerdì 17 giugno 2016

ELI “PAPERBOY” REED - MY WAY HOME (Yep Roc, 2016)



Quinto capitolo nella discografia dello “strillone” del Massachusetts, My Way Home segna l’esordio per l’indipendente Yep Roc dopo le esperienze non esaltanti con le major Capitol (Come And Get It! del 2010) e Warner Bros (Nights Like This del 2014). Ottime prove pensate oltremodo per agganciare nuove fette di pubblico e cavalcare la nuova ondata Soul e R’n’B capitanata da personaggi oramai affermati come Gary Clark Jr., Curtis Harding e Leon Bridges. Non è andata come previsto, il n. 36 nelle classifiche Billboard di genere e la buona accoglienza da parte della critica non sono bastate ad evitare la rescissione del contratto. Reed, tuttavia, non sembra oggi curarsene più di tanto e l’attuale sodalizio con l’etichetta della Carolina del nord (in catalogo tra gli altri Steve Wynn, Grant Lee-Philips e Chuck Prophet) gli porta in dono una dimensione più adeguata, senza l’assillo degli esiti commerciali, per scavare ancora più in profondità nella tradizione musicale americana e, nello specifico, alle origini del suono delle comunità religiose di colore: Gospel, Funk, Soul e R’n’B.
Reed lo fa mettendosi in gioco in prima persona, registrando in presa diretta e in analogico negli studi newyorkesi dell’amico Loren Humphrey (uno specialista nel riprodurre suoni ultra-vintage) e, riproponendo formule musicali essenziali (grezzo Soul Garage) che caratterizzavano i suoi primi album (Sings "Walkin' and Talkin' for My Baby" and Other Smash Hits! del 2005 e Roll with You del 2008) e tematiche religiose mandate a memoria all’inizio del suo percorso artistico, quando a Chicago suonava l’organo nella chiesa cristiana di Mitty Collier (l’indimenticabile interprete di I Had A Talk With My Man Last Night, uno dei successi del 1965 per la Chess Records). Se infine aggiungiamo che Reed da qualche anno svolge un lavoro di tutoraggio con ragazzi “a rischio” di un coro Gospel a Brooklyn nell’ambito di un programma chiamato “Vangeli per adolescenti” il quadro è completo: Eli “Paperboy” Reed è l’ultimo tra gli eroi romantici in missione per conto di Dio!




Si inizia con la spettacolare Hold Out: Reed e compagni (JB Flatt organo, Michael Isvara Montgomery al basso, e Noah James Rubin alla batteria) sono in uno stato di forma eccezionale, vogliono attirare l’attenzione fin da subito e si fanno sentire forte e chiaro con un pezzo strillato e trascinante dal volume sostenuto. L’uditorio è già con loro e “la funzione” può proseguire con Your Sins Will Find You Out struggente Gospel Blues di straordinaria intensità emotiva e soprattutto con Cut Ya Down (cover di God's Gonna Cut You Down, traditional riportato in auge da Odetta nel 1960 e ripreso in seguito anche da Johnny Cash nel quinto volume delle sue American Recordings), che nella versione di Reed diventa uno scintillante inno Soul al Signore urlato a squarciagola: "Si può lanciare la pietra e nascondere la mano,  lavorare nel buio contro il tuo prossimo. Ma come è vero che Dio ha fatto il bianco e il nero, quel che è fatto al buio sarà portato alla luce". Amen! Basterebbero questi primi tre brani per promuovere a pieni voti My Way Home, un album testardamente e orgogliosamente fuori dal tempo e dalle mode per un omaggio (onestissimo) alla sacralità del Gospel e alla mitologia musicale afroamericana del secondo dopoguerra. Tra le altre chicche, la title track, sontuosa e ribollente ballata R’n’B, Eyes On You in bilico tra Delta Blues e Country song, The Strangest Thing in puro stile Jackie Wilson e il Funk incalzante di A Few More Days. Consigliato vivamente anche ai mangiapreti più incalliti!

VOTO: 7.5





Porter Stout, venerdì 17/06/2016

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