lunedì 13 giugno 2016

IL MEGLIO DEL PEGGIO






Riceviamo dalla nostra freelance Cleopatra e integralmente pubblichiamo

Oscar Wilde diceva: "Io continuo a stupirmi. E' la sola cosa che mi renda la vita degna di essere vissuta". Parole sante.
Se gli italiani fossero dotati di un briciolo di attitudine a stupirsi, personaggi come Matteo Renzi sarebbero in tv a fare i conduttori televisivi, magari in un programma di intrattenimento tipo "Affari tuoi". Il gioco dei pacchi, per intenderci, con ascolti da fare invidia a un Carlo Conti qualunque alla finale del Festival di Sanremo. Eppure il nostro Premier, senza essere un anchorman, di pacchi continua a rifilarne a iosa, come la restituzione del bonus di 80 euro e per giunta senza dilazioni. E come se non bastasse, in televisione assistiamo al funerale della par condicio. A furia di vedere e sentire Matteo in ogni dove, si sta persino arrivando a rimpiangere nientepopodimeno che Silvietto. L'epoca del bilancino che scandiva le apparizioni televisive dell'allora Premer mi risveglia quasi un senso di nostalgia come Carosello. Se l'ex Cavaliere imperversava in tv (cosa che, peraltro, accadeva puntualmente), si organizzavano fior di manifestazioni e tavole rotonde. Oggi, invece si avverte un'apatia diffusa, uno straniamento collettivo che suona come un chissenefrega sistemico. In un contesto di totale inazione, disinformazione e di "pecorame", assistiamo a reti unificate ai deliri di onnipotenza di una Maria Elena Boschi che per sostenere il sì al referendum costituzionale, tira in ballo pure i partigiani veri. E mentre la campagna elettorale per i ballottaggi si svolge in un clima di notte dei lunghi coltelli, gli "intellettuali" stanno a guardare, come le stelle di Joseph Cronin. I girotondi di morettiana memoria sono finiti definitivamente in soffitta. Tutto scorre nell'indifferenza generale. Nessuno pare stupirsi se il Governatore della Campania, Vincenzo De Luca, fa nominare superassessore il proprio figlio in quel di Salerno. Neppure la prospettiva di una contrazione della democrazia pare scuotere gli italiani dal torpore. Nonostante Il Pd si sia rivelato un partito più sensibile agli interessi delle élites e delle lobbies che a quelli dei lavoratori e delle classi più deboli, la maggior parte dei media minimizza la portata delle ragioni del "no" al referendum di ottobre. Come se il progressivo scardinamento dell'uguaglianza sociale e di una serie di diritti conquistati dopo anni di lotte, fossero baggianate. E non me ne voglia Roberto Benigni. Nemmeno l'esempio dei cugini francesi in sciopero contro la riforma del lavoro pare scalfire l'indefesso menefreghismo degli italiani. Loro sì che dimostrano uno spiccato senso civico. E non mi si venga a dire che l'erba del vicino è sempre più verde. 

Cleopatra, lunedì 13/06/2016

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