mercoledì 1 giugno 2016

KING GIZZARD & THE LIZARD WIZARD - NONAGON INFINITY (Heavenly, 2016)




Che irriducibili giocherelloni gli australiani King Gizzard & the Wizard Lizard! Si percepisce già dal nome impossibile che hanno scelto nel 2010 all’esordio in quel di Melbourne intorno alla figura del frontman e autore della maggior parte dei brani Stu Mackenzie. Collettivo d’altri tempi con sette componenti e una variegata gamma strumentale, chitarre, basso, synth, organo, sitar, armonica, due batterie e percussioni d’ogni tipo, si contraddistinguono anche per la bulimia produttiva con otto album già all’attivo quattro dei quali solo negli ultimi 18 mesi (una roba da far schiattare d’invidia Ty Segall, Thee Oh Sees o Robert Pollard!). Inoltre è da un po’ che si divertono a dare i numeri: in Quarters!, album del 2015, ognuna delle quattro tracce durava esattamente 10 minuti e 10 secondi e ora con questo, programmatico, Nanagon Infinity proseguono sulla stessa falsa riga come dei nerd in fissa per le geometrie esistenziali. Musicalmente non ne parliamo, ad una marcatissima impronta psichedelica sovrappongono Space, Folk, Free-Jazz, Metal, Krautrock e tanto Garage Rock dei sixties. Una mescola di generi all’apparenza inconciliabili (se non sei Frank Zappa) che dispensa invece contenuto e schizofrenia creativa ai nove brani (nove come i lati della figura evocata dal titolo dell’album) e ad un’esperienza sonora, sì eccentrica, ma anche divertentissima e potenzialmente “infinita”. Nanagon Infinity è senza dubbio il progetto più bizzarro di una band che ha già fatto della stravaganza compositiva la propria cifra espressiva: un disco senza soluzione di continuità. 





Inizio e fine coincidono creando il loop perfetto, un nastro di Möbius sonico, nel mezzo un frullatore impazzito con dentro riff inarrestabili e melodie memorabili che entrano ed escono in continuazione caratterizzando ora un brano e, contemporaneamente, suggerendo il groove o il mood di quello successivo. Un unico lungo e estenuante brano verrebbe quindi da annotare, così non’è, ogni traccia vive di vita propria e si nutre di uno o più dei generi che abbiamo elencato introducendo l’album. Alcuni nel recensire questo disco hanno riesumato i sepolcri imbiancati del Progressive, niente di più lontano, qui c’è un riff, un’idea, per ognuno dei 42 minuti della durata del disco e non il contrario. Tra le cose migliori l’opening track Robot Stop, vortice chitarristico, tamburi ossessivi e armonica Bluesy, Mr. Beat, Psych-Folk incantevole con l’hammond di Mackenzie in grande spolvero e Gamma Knife, il bignamino di Nanagon Infinity, da mandare facilmente a memoria per rammentarci che follia e creatività vanno spesso nella stessa direzione. Il video che accompagna il brano, scelto anche come primo singolo, illustra meglio di qualsiasi parola l’intera e appassionante vicenda. Che irriducibili giocherelloni gli australiani King Gizzard & the Wizard Lizard! Si percepisce già dal nome impossibile che hanno scelto nel 2010 all’esordio in quel di Melbourne intorno alla figura del …

VOTO: 8





Porter Stout, mercoledì 01/06/2016

1 commento:

Andrea La Rovere ha detto...

Molto interessante! Corro ad ascoltare tutto l'album...