sabato 20 agosto 2016

ANA POPOVIC – TRILOGY



Mia nonna mi diceva sempre che la bellezza aiuta, ma se non hai talento, prima o poi lo scoprono. Ed è quello che si potrebbe pensare di Ana Popovic, chitarrista e cantante serba, di stanza a Memphis, e stupenda quarantenne con un fisico da urlo, ostentato, spesso e volentieri, senza troppi pudori (una rapida occhiata alle foto di copertina e a quelle contenute nel booklet chiarirà il concetto). Se non che, Ana, non è solo una gran bella donna, ma è soprattutto un’artista a tutto tondo, una che ha fatto parecchia gavetta e che si è prodigata in uno studio matto e disperatissimo, riuscendo a sfondare ai massimi livelli (ha suonato con Salomon Burke, per citarne uno, e ha rastrellato svariati premi e nomination). Così, arrivata al suo ottavo album e acquisita un’autorevolezza compositiva di prima grandezza, la Popovic realizza il suo progetto più ambizioso, rilasciando un triplo cd (un retaggio degli anni ’70, ma un’anomalia, ai giorni d’oggi) contenente la summa del suo sapere musicale. Una sorta di zibaldone artistico, dunque, diviso in tre parti, ciascuna delle quali creata ad hoc per suonare magnificamente in un diverso momento della giornata. Il primo capitolo, intitolato Morning, è composto da nove canzoni vestite principalmente di funky, che ci danno la carica per affrontare il resto del giorno. Un cd, questo, che salvo brevi rallenti, suona energico e tirato, con i fiati in bella evidenza (l’iniziale Love You Tonight) e la scintillante chitarra di Ana a tracciare il percorso. Due le ospitate da capogiro: l’immancabile Joe Bonamassa in Train, una ballata tutta anima e cuore, e Robert Randolph nell’elegante Hook Me Up. Il secondo cd, Mid- Day, si distacca dal precedente per atmosfere più varie: c’è il rock blues dagli afrori hendrixiani di You Got The Love, c’è il chitarrismo adrenalinico di Who’s Yo’ Mama?, ci sono gli accenti hip hop di Let’s Do It Again (che vede ospiti Cody Dickinson e il rapper Al Kapone) e la punteggiatura reggae di Wasted. Ma è il cd chiamato Midnight a sorprendere e a chiamare la standing ovation. Il terzo disco, infatti, è una raccolta, fatta e finita, di canzoni jazz, tra cui spiccano una suntuosa cover di In A Sentimental Mood di Duke Ellington, i fiati lussureggianti di New Coat Of Pain (omaggio al grande Tom Waits) e il brillante swing di Old Country. Sono complessivamente ventitre le canzoni che compongono Trilogy e non ce n’è una che suoni come riempitivo. Anzi, la somma di addendi, tra loro così diversi, testimonia del talento poliedrico della chitarrista serba, meravigliosamente a proprio agio sia nelle parti vocali sia quando mette mano alla sei corde, capace di ricami artigianali ma anche di sferzanti riff in chiave rock blues. Un’opera ambiziosa, monumentale, versatile, bellissima.

VOTO: 8





Blackswan, sabato 20/08/2016

2 commenti:

Offhegoes ha detto...

grande....mi piace assai.....e viene a Madrid proprio il giorno del mio compleanno!!! andro´a vederla

Blackswan ha detto...

@ Offhegoes: direi che è imperdibile! :) un abbraccio!