mercoledì 17 agosto 2016

JUDITH OWEN - SOMEBODY'S CHILD



Dopo vent'anni di onorata carriera (il suo primo album, Emotions On A Postcards vide la luce nel 1996), l'undicesimo disco di Judith Owen ribadisce per l'ennesima volta tutto quello che di buono abbiamo sempre pensato di questa cantautrice gallese, trapiantata però da tempo negli Stati Uniti. Grande versatilità, un approccio umorale all'interpretazione, la capacità di mettere qualità e impegno anche nei testi e una voce che non passa inosservata, perché capace di vestirsi di molteplici sfumature, sono doti che la Owen ha mantenuto intatte nel corso degli anni. Somebody's Child è la conferma, dunque, di un'artista in salute, che continua a ricamare il suo elegante cantautorato, che guarda agli anni '70 e a quella corrente soggettivista, crepuscolare e agrodolce che faceva capo a musicisti quali James Taylor (Mystery) e Carole King (la title track, ad esempio), ma è capace anche di uno sguardo meno classico (il pop smaliziato di Send Me A Line ricorda alcune cose di Regina Spektor) e di interessanti spunti jazz, come nelle ottime We Give In e I Know Why The Sun Shines. Come dicevano, i testi sono di uno standard superiore alla media, e la Owen spazia dalla dimensione personale, come nel blues raffinato di That's Why I Love My Baby, dedicata al marito Harry Shearer, o nel sofferto racconto di una storia d'amore finita (la struggente No More Goodbyes), a temi sociali (la title track, Somebody's Child, narra di una storia di povertà ed emarginazione) o ambientali (Tell All Your Children). La morbida cover di More Than This dei Roxy Music è la ciliegina sulla torta di un disco formalmente ineccepibile (a fianco della cantautrice suonano i leggendari Leland Sklar al basso, Russel Kunkel alla batteria e Waddy Wachtel alla chitarra) ma in grado anche di toccare le corde del cuore, grazie a melodie spesso riuscitissime e alla voce soulfull e suadente di una sempre pimpante Judith Owen.

VOTO: 7





Blackswan, mercoledì 17/08/2016

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