mercoledì 14 settembre 2016

JUDY COLLINS & ARI HEST - SILVER SKIES BLUE



Bisognerebbe spiegare a rottamatori e modaioli che l'età non conta mai, perché le uniche cose che hanno valore nella vita sono il talento, la passione, la sensibilità. Ne deriva che la musica non necessita di certificazioni anagrafiche e che, dunque, si può fare un gran disco a vent'anni così come a settanta. Basta avere le idee giuste e la voglia di mettersi in gioco. Judy Collins, oggi, è una bella signora di settantasette anni, con alle spalle più di mezzo secolo di storia (e di leggenda). Ventotto dischi in studio, un discreto numero di live, una mezza dozzina di singoli finiti nella Billboard Hot 100, due dischi di platino e quattro d'oro, sono il pedigree di chi potrebbe tirare i remi in barca e godersi la pensione in grazia di Dio. Niente di tutto questo, però. Judy Blue Eyes non molla una nota, si tiene stretto al cuore il pentagramma e continua a rilasciare dischi con inaspettata vitalità (tra album in studio, live e raccolte, dall'inizio del nuovo millennio, ha pubblicato un disco all'anno). Ma il punto non è il numero delle pubblicazioni, quanto semmai il livello qualitativo della proposta. Se Strangers Again, il disco di duetti uscito l'anno scorso, era eccellente, Silver Skies Blue è, alla resa dei conti, anche meglio. Andiamo, però, con ordine. La Collins da qualche anno ha intrecciato una relazione professionale e di amicizia con Ari Hest, un trentasettenne songwriter originario del Bronx, con una carriera solista consolidata da più di dieci album. Collins e Hest hanno duettato insieme in Strangers Again e poi sono partiti per un lungo tour. Il pigmalione artistico, nonostante la differenza di quarant'anni fra i due, è funzionato così bene da sfociare in qualcosa di ancora più importante. Nasce così Silver Skies Blue, che è in assoluto il primo disco della Collins realizzato interamente in condominio con un altro artista e con molte delle canzoni in scaletta scritte a quattro mani. Non tutto il materiale è nuovo: le bellissime The Weigh e Aberdeen provengono dal repertorio di Hest, Strangers Again, presente nell'edizione deluxe, è la title track del disco precedente, mentre la malinconica Home Before Dark è la rilettura di un vecchio brano della Collins preso da Fires In Eden, full lenght del 1990. Poco importa, perchè questi brani si amalgamano perfettamente con le nuove canzoni, formando una scaletta omogenea, in cui il fille rouge è l'interplay fra le due voci, il soprano cristallino della Collins (a cui il tempo ha tolto poco o niente) e il timbro da crooner di Hest. Disco di ballate, suonate con eleganza da un ottimo gruppo di sessionisti (Russel Walden al pianoforte, Zev Katz al basso, Doug Yowell alla batteria e Gerry Leonard alla chitarra elettrica), Silver Skies Blues si muove attraverso quei territori folk pop nei quali la Collins si destreggia alla perfezione, evocando nostalgici echi californiani (I Choose Love), sfiorando mood ombrosi (la citata The Weight) e schiudendosi in ariosi e solari soundscapes (Drifting Away). A vestire i panni dell'avvocato del diavolo, si potrebbe forse obiettare che arrangiamenti appena più asciutti avrebbero giovato maggiormente alla resa finale del disco. Ma, in fin dei conti, si tratta di inezie. Quel che conta davvero sono le canzoni, e in Silver Skies Blue sono tutte bellissime.

VOTO: 8 





Blackswan, mercoledì 14/09/2016