venerdì 7 ottobre 2016

PIXIES - HEAD CARRIER (PIAS, 2016)



L’uscita in rapida sequenza di tre Ep confluiti nell’aprile del 2014 in Indie Cindy, quinto album in studio dei Pixies, fu un evento importante. Per chi ha a cuore le sorti del R’n’R ancora di più. Si trattò del ritorno ufficiale, dopo 22 anni di silenzio discografico, di quelli che unanimemente sono riconosciuti tra i padri storici del Rock alternativo americano. I riflettori si riaccesero evidenziando però una band invecchiata e priva di smalto e, come già successo in casi analoghi (vengono in mente i pessimi comebacks dei Jane’s Addiction oppure quelli a varie riprese degli Smashing Pumpkins), andarono incontro alle feroci stroncature della critica e soprattutto dei vecchi fan affezionatissimi ai capolavori del periodo d’oro, nello specifico, ai quattro dischi usciti tra il 1988 e il 1991: Surfer Rosa, Doolittle, Bossanova e Trompe le Monde. Milioni di copie vendute e centinaia di concerti sempre e solo sold out. Head Carrier, in uscita questi giorni per via Play It Again Sam, è quindi l’album del possibile riscatto. Dodici nuove canzoni per far pace con gli inviperiti fan e trovare un appiglio più solido di Indie Cindy da cui organizzare le mosse future. La novità più eclatante riguarda la definitiva fuoriuscita di Kim Deal che lascia il posto a Paz Lenchantin, già touring bassist della band con all’attivo esperienze con molti protagonisti del nuovo Rock americano tra cui A Perfect Circle, Zwan, Silver Jews e QOTSA.
L’inizio del disco lascia abbastanza attoniti e, se la title track è discreta manovalanza Indie/Rock (di brani del genere Black Francis, o Frank Black dir si voglia, ne ha scritto a dozzine nei suoi innumerevoli album solistici), il disastro arriva con Classic Masher e Baal's Back. La prima è un concentrato di Pop melenso oltre i limiti di guardia, la seconda è pure peggio: Black aggredisce il microfono terrorizzandoci con due minuti di urla belluine e insensate. Una follia, in piena regola per una band Trash/Metal di esordienti, impensabile in un album dei Pixies. Ora, non fate come me, non buttate via il disco per scartabellare subito tra gli scaffali in cerca di Doolittle maledicendo nel frattempo quel ciccione egocentrico di Black Francis e la sua nuova e antipatica musa argentina.




Concedete loro qualche minuto in più (la sigaretta da far fumare al condannato prima della fucilazione), così da accorgervi che Head Carrier è meritevole della grazia perché dalla quarta traccia in poi subentra il miracolo, la vecchia alchimia e ritroverete tutti i Pixies che avete amato visceralmente. Dalla meravigliosa ballata, storta e spigolosa come ai bei tempi, Might As Well Be Gone al Punk veemente di Um Chagga Lagga, le supercontagiose Oona, Talent e Plaster Of Paris, l’emozionante amalgama vocale e chitarristico di Bel Esprit e l’inarrivabile Tenement Song, la perla del disco, da annoverare tra le più belle canzoni che la band di Boston abbia mai composto. La malinconica All The Saints interviene a chiudere Head Carrier come meglio non si potrebbe. Una sequenza di brani belli e bellissimi davvero impressionante e del tutto inaspettata che ci fa chiudere un occhio sull’unica canzone, non all’altezza di questa seconda parte della scaletta, rappresentata da All I Think About Now (scritta da Pat Lenchantin in forma di lettera per ringraziare pubblicamente Kim Deal) e, non perché sia brutta, ma perché cover non dichiarata di Where Is My Mind?.
Alla fine sono gli applausi a prevalere sui fischi, Black Francis non è poi così sovrappeso e Paz Lenchantin è più che credibile nel ruolo che fu della indimenticabile Kim Deal, Joey Santiago si conferma uno dei migliori chitarristi della sua generazione e David Lovering non perde un colpo alle percussioni. I Pixies (quando vogliono) sanno essere ancora una grande band. Peccato per quella manciata di brani davvero fuori controllo altrimenti questo disco farebbe pari e patta coi capolavori di un tempo.

VOTO: 7





Porter Stout, venerdì 07/10/2016

1 commento:

MaryA ha detto...

Molto interessante. Non ne seguivo più le sorti da un po'. Gli darò un'altra chance

*MaryA*