sabato 12 novembre 2016

OLAFUR ARNALDS – ISLAND SONGS (Universal, 2016)



Islanda. Terra impervia e aspra, dove il cielo si tinge di colori estremi, e candide nevi e prati abbacinanti di verde segnano l’ultimo avamposto degli uomini al cospetto di Dio. Un luogo (o un non luogo) fortemente evocativo, in cui i sensi si spingono oltre, amplificati da una violenta bellezza, le cui forme selvagge e seducenti sembrano fatte apposta per essere raccontate in musica. Come avevano fatto qualche anno fa i Sigur Ros con Heima (2007), splendido documentario che disegnava una mappa musicale dell’Islanda, i cui suggestivi paesaggi trovavano nelle note una dimensione quasi spirituale, e come fa oggi Olafur Arnalds, con questo suo nuovo lavoro intitolato, appunto, Island Songs. Nato il 3 novembre del 1986 a Mosfellbaer, Arnalds è conosciuto da noi prevalentemente per la sua collaborazione con Nanni Moretti alla colonna sonora di Mia Madre, uno dei film più belli dello scorso anno. In un percorso artistico segnato da classica moderna, cantautorato, post rock ed elettronica, il musicista islandese ha improntato la propria carriera a una continua ricerca sonora, rileggendo con originalità pagine di Classica (The Chopin Project, disco uscito lo scorso anno in condominio con la pianista, Alice Sara Ott), descrivendo la bellezza della natura in inverno (For Now I Am Winter del 2013) o delineando, attraverso orchestrazioni e minimalismo pianistico, lo scorrere dei giorni e l’alternarsi della cupa notte alla luce solare che scalda il giorno (…And They Have Escaped The Weight Of Darkness). 





Oggi, Arnarlds torna a casa sua, nei luoghi in cui è cresciuto e in cui si è formato come artista, trasformandosi da batterista di un’oscura band heavy metal a musicista raffinato e prolifico. Con Island Songs, infatti, il compositore islandese, per sette settimane, ha raggiunto sette diverse location della sua terra natia, dove insieme ad alcuni artisti locali ha eseguito sette “canzoni”, registrate in presa diretta e documentate in tempo reale attraverso dei video girati dal regista Baldvin Z. L’intero progetto lo trovate sul sito www.islandsongs.is, dove potrete esplorare la mappa delle località visitate e guardare i filmati delle esecuzioni. Island Songs è, dunque, un’opera multimediale, nata da un viaggio che è contemporaneamente memoria e scoperta, in cui la forza evocativa della terra dei ghiacci, visivamente potente per la sua vicinanza all’imperscrutabile grandezza di Dio, trova qui una dimensione più intima e malinconica, raccontata attraverso il minimalismo di piccole chiese, abitazioni modeste, interni caldi e famigliari e visi segnati da un’esistenza ordinaria. Pianoforte, archi e ottoni sono gli strumenti che Arnalds usa per evocare un road movie interiore fra le terre d’Islanda, la voce eterea di Nanna Bryndis (cantante degli Of Monsters And Men, che compare in Particles), l’apice emotivo per sbriciolare il cuore dell’ascoltatore. Mettete, dunque, sul piatto Island Songs, chiudete gli occhi e provate a immaginare il maestoso respiro della piccola Islanda: anche se non l’avete mai visitata, vi ritroverete persi nell’evocativa bellezza di paesaggi senza tempo. Un brivido di freddo a intirizzirvi la pelle, un tepore malinconico a riscaldarvi il cuore.

VOTO: 8





Blackswan, 12/11/2016

3 commenti:

Lucien ha detto...

Che bello! Chi è stato in Islanda può capire completamente la meraviglia di quei luoghi primordiali: il più bel viaggio che abbiamo mai fatto.

Blackswan ha detto...

@ Lucien: e questo disco, caro Lucien, sarebbe stata una colonna sonora ideale.

Unknown ha detto...

MERAVIGLIA!!!