mercoledì 11 gennaio 2017

THE INFAMOUS STRINGDUSTERS – LAWS OF GRAVITY (Compass, 2017)



I The Infamous Stringdusters si stanno guadagnando, anno dopo anno, una posizione di rilievo nell’ambito della musica roots, e per la precisione in quel movimento innovativo (ma avversato dagli ortodossi di genere) definito progressive bluegrass. Fondatisi nel 2005 grazie all’incontro fra Chris Pandolfi (banjo), Andy Hall (chitarra resofonica) e Chris Eldridge (chitarra – Eldridge lascerà la band nel 2007 per raggiungere Chris Thile nei Punch Brothers), tre studenti della Berklee College of Music, gli Infamous Stringdusters si trasferiscono ben presto a Nashville dove, dopo svariati cambi di line up, iniziano a incidere come quintetto per la Sugar Hill Records. Cinque album in studio, con ottimi riscontri, sia a livello di critica che di vendite, e poi il definitivo salto di qualità avvenuto lo scorso anno con la pubblicazione di Ladies & Gentlemen, disco che ha scalato le classifiche stautnitensi, non solo di genere. Prodotto dal grammy-winner Chris Goldsmith, Ladies & Gentlemen nasceva dall’idea del quintetto di misurarsi con dodici delle figure femminili più interessanti del panorama roots americano (Nicki Bluhm, Mary Chapin Carpenter, Jen Hartswick, Sarah Jarosz, Claire Lynch, Aofie O’Donovan, Joan Osborne, Joss Stone, Sara Watkins, Abigail Washburn, Lee Ann Womack and Celia Woodsmith), ciascuna delle quali è stata chiamata a misurarsi con una canzone originale, scritta per l’occasione dalla band. A prescindere dagli ottimi riscontri di vendita, quel progetto fece parlare molto la stampa statunitense, tanto che i The Infamous Stringdusters si sono ritrovati al centro dell’attenzione e oggetto di paragoni con più insigni colleghi, quali gli Avett Brothers, i citati Punch Brothers o gli Old Crow Medicine Show. Forse per cavalcare l’onda lunga del successo o forse perché il momento creativo è davvero denso di idee, la band pubblica, a distanza di nemmeno un anno, Laws Of Gravity, un nuovo disco di materiale interamente originale. Chi pensa, però, che l’album sia composto da scarti del precedente full lenght, si sbaglia di grosso. Laws Of Gravity è un disco fresco, pimpante, divertente, molto più intriso di rootsy sound del precedente. Interamente unplugged, con solo rari inserti di percussioni e pianoforte, le tredici canzoni in scaletta rispettano la tradizione bluegrass, pur screziandosi di riflessi blues e soul. Se da un lato, la band mette al servizio dell’esecuzione dei brani una tecnica cristallina (ascoltare la pulizia di tocco nello strumentale adrenalinico di Sirens o la complessità armonica nel manifesto prog di Black Elk), dall’altro, la ricerca della melodia è costante, finendo per lambire il pop in brani dal straordinario appeal, come Vertigo e, soprattutto, Gravity, candidata fin da ora al podio della canzone bluegrass più bella dell’anno. In definitiva, si può dire che Laws Of Gravity rappresenti una sorta di approdo per la carriera dei The Infamous Stringdusters, che dopo dieci anni di attività possono essere considerati, a buon diritto, dei veterani del genere. Non siamo però di fronte a un gruppo che, nonostante tutti i riconoscimenti ricevuti, si sente già arrivato: in questo disco, infatti, non ci sono solo belle canzoni e talento musicale, ma anche quella voglia di innovazione e cambiamento che mantiene viva la tradizione bluegrass e che è il marchio di fabbrica di una band coi fiocchi.

VOTO: 7,5





Blackswan, mercoledì 11/01/2017

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