domenica 5 febbraio 2017

SUNDAY MORNING MUSIC






Kings Of Leon – Molly’s Chambers
Leggendo la biografia dei Kings Of Leon è impossibile non pensare ad altre family band della storia del Rock, dai Beach Boys ai Gentle Giant, anche in questo caso abbiamo a che fare con una nidiata di fratelli, i Fallowill: Caleb (vc, ch), Nathan (bt), Jared (bs) e un cugino, Matthew (ch). Prime esperienze musicali nelle chiese pentacostali bazzicate dal papà, il predicatore itinerante Ivan “Leon”. Immediato il debutto discografico, prima l’Ep Holy Roller Novocaine, poi Young and Youth Manhood che nel 2003 li farà conoscere oltre i confini del Tennessee. Giovanissimi, nessuno dei 4 supera i 20 anni, tostissima la resa sonora: Southern Rock della tradizione e coinvolgente Garage/Punk. Impiegheranno ben tre anni per pubblicare il seguito, il più debole, seppure dignitosissimo, Aha Shake Heartbreak. Da qui in avanti i Kings Of Leon avranno vita facile approfittando di tutti comfort che lo star system regala ai suoi assistiti più popolari e coscienziosi. Sound messo a bagnomaria, contratti discografici a sette cifre, copertine su Rolling Stone come sui settimanali di gossip. I fan della prima ora non li perdoneranno: dai Creedence ai Foreigner nello spazio di qualche stagione è davvero troppo. Young and Youth Manhood rimane comunque un gran bel disco e Molly’s Chambers è il suo brano più trascinante.




The Jon Spencer Blues Explosion – Black Mold
Blues e Punk: generi apparentemente inconciliabili. La musica dell’orgoglio nero e quella con le spille da balia conficcate nella carne. La classicità dei cantori del Delta del Mississippi e gli sputi sotto al palco del CBGB’s. Come mettere insieme le trame de Il Colore Viola e Trainspotting e riuscire a realizzare un buon film. Tra i pochi a provarci fin dagli anni 80 i Birthday Party di Nick Cave, Cramps e Gun Club. Grandi band che prepararono il terreno per le prime prove discografiche del cantante/chitarrista Jon Spencer (Pussy Galore il progetto più importante). Qualche anno dopo nasce a New York la Jon Spencer Blues Explosion con Judah Bauer alla seconda chitarra e Russell Simins alla batteria. Fortissima l’influenza che il trio avrà su decine di nuove band che vorranno misurarsi in seguito con il Punk/Blues. Nella loro discografia molti i titoli essenziali tra cui: Orange del 1994, Now I Got Worry del 1996 e A Ass Pocket Of Whiskey uscito nello stesso anno in collaborazione con il bluesman R.L. Burnside. Nel 2015 l’album, Freedom Tower - No Wave Dance Party, ce li ha restituiti in grandissima forma dopo oltre 10 anni di assenza dalle scene. 




The Damned - New Rose
Seconda puntata della retrospettiva dedicata ai dischi usciti nel 1977 che subito trasgrediamo. Il singolo New Rose dei Damned uscì infatti nell’ottobre del ’76 anticipando Sex Pistols, Clash e le altre decine di band che misero a ferro e fuoco il Regno Unito qualche mese dopo. Il pezzo è una dichiarazione di guerra all’establishment musicale di quegli anni, 140 secondi di infuocato R’n’R e violenza esecutiva. Memorabile il look della band. Anticipano l’estetica Dark trovando tutto l’occorrente nel bidone della spazzatura sotto gli studi della Stiff Records. Disubbidienze assortite, nessun retaggio culturale, zero compromessi, irritanti, adolescenziali, tecnica strumentale inesistente. Rimarranno per sempre quelli che hanno inciso il primo 45 giri del Punk inglese. Dopo di loro altri sapranno meglio e più a lungo intercettare la rabbia giovanile e fare proprie le urgenze politiche e sociali dell’epoca. Quindi, per motivi storici e perché ci piace da morire, riascoltiamo uno degli inni più istantanei, contagiosi e “ignoranti” della Punk Revolution. 





Porter Stout, domenica 05/02/2017

4 commenti:

Absurdo ha detto...

Heavy rock forever.
Halestorm my favourite band.

Blackswan ha detto...

nomen omen

Ezzelino da Romano ha detto...

I Damned!Grandissimi.
Dave Vanian, Captain Sensible e Rat Scabies.
Bella citazione.

Granduca di Moletania ha detto...

In gioventù (anno 1979/1980, credo, in piena Romagna) ho avuto la ventura di vederli in un concerto pomeridiano, sul palco di un importante locale che era avvezzo a essere calpestato da gruppi folk piuttosto che da cantanti melodici.

La scena è stata alquanto grottesca : Vanian che sputava a tutta randa, cercando di appiccicarli al soffitto; i "birri" locali con in mano il uischino (e il gomito appoggiato al bancone) che bestemmiavano in romagnolo; il Capitano che litigava con la sei corde e probabilmente si domandava come ci fosse finito in quel posto (ma si divertiva come un matto).

E io, giovane ragazzo, che ero allibito: "Credevo che il punk fosse un'altra cosa". Non la ricordo come una bella esperienza.
Ma "New Rose" ancora oggi è un buon pezzo.

Un abbraccio.