domenica 26 febbraio 2017

SUNDAY MORNING MUSIC




FLEETWOOD MAC – DON’T STOP


Il vertice a livello di vendite i Fleetwood Mac lo raggiungono nel 1977, quando, in piena epoca punk, nuotano controcorrente e pubblicano un delizioso album pop, intitolato Rumours. Undici canzoni facili facili, raffinate, molto zuccherine, ma non banali, che sgretolarono tutti i record dell’epoca: 20 milioni di copie vendute, 31 settimane consecutive in testa a Billboard 200, dischi di platino come se piovesse. Eppure, nonostante una seconda vita artistica assai fortunata, all’interno del gruppo i rapporti vanno rapidamente a deteriorarsi. Christine e John Mc Vie si sono appena separati, così come Stevie Nicks e Lindsay Buckingham, mentre Mike Fleetwood, dopo aver scoperto la relazione di sua moglie con un amico, ha chiesto il divorzio. La professionalità dei musicisti prende tuttavia il sopravvento sui problemi sentimentali: poteva venirne fuori un pasticcio e invece il risultato finale è un album che Rolling Stones inserisce al 25° posto dei dischi più importanti della storia. La formula vincente è quella di convogliare le proprie delusioni amorose nella musica: perché scannarsi e litigare se è possibile indirizzarsi canzoni come Go Your Own Way (Buckingham alla Nicks) e Dreams (la Nicks a Buckingham), che poi entreranno nella leggenda? Manifesto di questo trend positivo è Don’t Stop, canzone in qualche modo assolutoria e venata da un solare ottimismo, con cui Christine Perfect chiude la sua relazione con John McVie. “Don't stop, thinking about tomorrow, Don't stop, it'll soon be here, It'll be, better than before, Yesterday's gone, yesterday's gone. Don't you look back, Don't you look back “. Non pensare più a quello che è stato, bisogna guardare al futuro, perché arriveranno giorni migliori.




JACKIE WILSON – LONELY TEARDROPS



Era sexy, terribilmente sexy. Jackie Wilson saliva sul palco e le donne perdevano letteralmente la testa per lui. E’ per questo che veniva chiamato Mr.Excitement: le sue movenze feline e i suoi ammiccamenti sensuali procuravano fra il folto pubblico femminile uno stato di eccitazione febbrile. Jackie aveva imparato a muoversi sul ring, quando fin dall’età di sedici anni iniziò a incrociare i guantoni e a schivare i pugni degli avversari. Plastico, reattivo, rapidissimo, Wilson fece di quell’esperienza pugilistica la palestra per i suoi successi canori, un allenamento per il grande palco del rhythm & blues, che lo portò a essere in pochi anni (prima con i The Dominoes e poi da solo) una stella di prima grandezza e un esempio artistico per le generazioni future (al suo modo di ballare si ispirò un giovane Michael Jackson). Nonostante il successo e gli agi economici, Mr Excitement non fu mai un uomo accomodante: il carattere fumantino e una predisposizione naturale a cacciarsi nei guai, lo portarono spesso ad avere problemi con la giustizia. Storie di droga, di alcol e depressione, ma soprattutto reati. Il vizietto dell’evasione fiscale, un poliziotto malmenato durante un concerto, e una sparatoria, il 15 febbraio del 1961, di cui l’unica cosa certa è che Wilson si beccò una pallottola nello stomaco, sono le macchie più consistenti di un’esistenza vissuta sempre sopra le righe. Quando la sera del 25 settembre del 1975, Jackie sale sul palco del Latin Casino di Cherry Hill per un concerto di beneficenza, la sua parabola artistica è già da tempo in declino. L’ultima canzone portata al primo posto della US R&B Chart è Higher And Higher e risale al 1967. Eppure, nonostante Mr.Exicetment non sia più quello di un tempo, la gente lo ama ancora e non vede l’ora di sentirlo cantare. Wilson attacca uno dei suoi cavalli di battaglia, Lonely Teardrops, ma si capisce subito che qualcosa non va. Mentre sta pronunciando il verso “My heart is crying” viene colpito da infarto, cade a terra e batte violentemente la testa. Ricoverato d’urgenza in ospedale, entra in coma. Ci vogliono quattro mesi perchè i medici riescano a fargli riprendere conoscenza. Ma ormai è tardi: Jackie è in stato vegetativo, ha perso la vista, l’udito e la facoltà della parola. Quei colpi che era sempre riuscito a schivare con l’eleganza sensuale di un felino, alla fine lo hanno messo ko. Morirà nove anni più tardi, il 21 gennaio 1984, per complicazioni polmonari.




GENESIS – THE MUSICAL BOX


Quando nel 1971 esce Nursery Crime, la carriera dei Genesis imbocca la svolta decisiva. Soprattutto in Italia, in Francia e in Belgio, prima che in Inghilterra, diventano i protagonisti assoluti del nuovo suono a cui da qualche anno si stanno convertendo migliaia di appassionati. Merito dell’estro di Gabriel, eclettico front-man, capace di leggendari trasformismi, istrioniche performance vocali e di una poetica che miscela, in seducenti, e talvolta, criptici versi, mitologia, storia, tradizione anglosassone, impressionismo pittorico e un certo gusto per il macabro. Non è un caso che il successo arrivi soprattutto con The Musical Box, canzone che apre Nursery Crime ed è paradigmatica di quanto variegata e multiforme fosse la scrittura dell’Arcangelo Gabriele. The Musical Box è una storia per bambini e di bambini (d’altra parte, Nursery Crime parafrasa le nursery rhymes, le filastrocche della tradizione inglese), ma è soprattutto una storia macabra, che nasconde un crimine, un orribile delitto. Cynthia e Henry sono amici e giocano insieme a croquet (la copertina del disco è ispirata proprio a questo brano). Succede qualcosa, però, qualcosa di imprevedibile, qualcosa che ha a che fare con la follia, con il soprannaturale, forse col demonio. “Cynthia dal dolce sorriso sollevò in alto la sua mazza e graziosamente decapitò Henry“canta Gabriel. Qualche giorno dopo, Cynthia scopre nella camera del defunto Henry un carillion (The Musical Box) e lo fa suonare. All’improvviso nella stanza si materializza lo spirito di Henry, le cui sembianze non sono quelle di un bambino ma di un uomo che invecchia a vista d’occhio e che implora Cynthia di toccarlo per un’ultima volta prima, prima che il suo corpo si disfaccia definitivamente.  E mentre Cynthia si avvicina al compagno di giochi con la mano protesa, nella stanza entra la tata di Henry che prende il carillion, lo distrugge, facendo così svanire anche lo spirito del bambino. I dieci minuti abbondanti del brano si sviluppano magistralmente, alternando agli arpeggi trasognati della dodici corde e all’interplay perfetto fra la voce calda del cantastorie Gabriel, il flauto e il controcanto vellutato di Collins, improvvise esplosioni di violenza quasi hard rock, che preparano al crescendo del concitato finale, in cui la voce implorante dello spirito Henry invoca Cynthia di toccarlo. La tensione musicale del brano sposa alla perfezione un testo che evoca contemporaneamente esoterismo, immagini orrorifiche e colti cenni mitologici, come nella supplica finale “Touch me, Touch me, Now! “, che richiama alla memoria il mito greco di Orfeo e Euridice.








Blackswan, domenica 26/02/2017

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