martedì 11 aprile 2017

JON BODEN – PAINTED LADY Special 10th Anniversary Re-Issue (Navigator Records, 2016)



La breve, ma intensa parabola dei Bellowhead durò sei anni a partire dalla seconda metà del decennio scorso, e nonostante solo quattro album all’attivo, irrorò il movimento folk britannico di nuova linfa vitale. Corposa ensemble di undici elementi, caravanserraglio di suoni, umori e colori, i Bellowhead travolgevano il pubblico pagante con funambolici live, proponendo un folk lussureggiante di intuizioni, ortodosso ma comunque aperto a contaminazioni, che si riappropriava di una tradizione centenaria, modernizzandola ma evitando certi ammiccamenti pop da classifica, come fecero i più o meno coevi e connazionali, Mumford & Sons. A capitanare la big band, scioltasi ufficialmente il primo maggio del 2016 con un concerto commemorativo alla Oxford Town Hall, era il cantante, violinista, nonché polistrumentista, Jon Boden, figura carismatica del movimento, già sulla scena fin dal lontano 1999. Boden, che evidentemente aveva in testa più idee di quelle che riusciva a realizzare all’interno della casa madre, fece partire la propria carriera solista proprio in concomitanza dell’uscita del primo album dei Bellowhead (Burlesque del 2006), pubblicando un disco d’esordio dal titolo di Painted Lady. L’album, proprio a cagione della sovrapposizione mediatica delle due uscite discografiche e dello scarso battage pubblicitario che seguì la pubblicazione, ebbe un esiguo riscontro di vendite, rimanendo oggetto di culto per una sparuta nicchia di intenditori. Nel 2016, per celebrare i dieci anni di vita del disco, la Navigator Records lo ha ripubblicato, aggiungendo alla scaletta originale tre interessanti inediti. Una sorta di ciliegina sulla torta di un opera che avrebbe meritato diversa fortuna e un maggior riscontro commerciale. Painted Lady è un disco che spinge sulle altre passioni di Boden: non solo roots, dunque, ma anche sonorità più contigue al rock e al blues, spruzzate di quando in quando di combustile elettronico (drum machine, Moog, etc.). A differenza del lavoro fatto coi Bellowhead, in Painted Lady Boden cerca la solitudine assoluta, suona tutti gli strumenti e inserisce in scaletta, oltre ai soliti traditional, anche brani autografi che denotano un’inaspettata versatilità compositiva. Un disco vario ed eclettico, dunque, che mostra il violinista a suo agio sia quando innerva di elettricità disturbante il folk dell’iniziale Get A Little Something, sia quando si diletta con una ballata pop virile che rimanda a Elvis Costello (Josephine) sia quando insuffla di vapori acidi il blues sghembo di Pocketful Of Mud. Tra le bonus track, va menzionata la cover personale e ben riuscita di I Want To Dance With Somebody di Whitney Houston, a testimonianza di quanto cangiante sia lo spettro di colori a disposizione di Boden. Un disco, all’epoca, inaspettato (ma ne seguiranno altri), che permetterà a molti di (ri)scoprire un artista capace di fare ottime cose anche al di fuori del rutilante carrozzone Bellowhead. Cult.

VOTO: 7





Blackswan, martedì 11/04/2017

Nessun commento: